Quei viaggi di Freud in Italia (e a Venezia)

Lunedì 17 Febbraio 2020
LA PRESENTAZIONE
In Marsfield Garden, dove Sigmund Freud si rifugiò all'avvento del nazismo e rimase fino alla morte, i tappeti e i divani sono ancora nello stesso posto. La disposizione, i colori, le atmosfere: basta chiudere gli occhi e ritrovarci un po' di Metropole. A Londra, dove il padre della psicanalisi costruì la sua ultima Heimat, si respira Venezia. In quell'aria ottomana e lagunare c'è il ricordo più profondo dei viaggi veneziani. Viaggi in prima classe, in alberghi meravigliosi ed esclusivi che per Freud, ex povero, rappresentavano l'incontro con la dimensione del lusso.
Dalla metà degli anni Ottanta dell'Ottocento, ossia da quando poté permettersi senza difficoltà una pausa estiva piuttosto lunga, Freud visitò l'Italia 20 volte. E una tappa irrinunciabile del suo personale Grand tour fu Venezia. Jörg-Dieter Kogel, scrittore e giornalista di Brema, ha ripercorso le rotte di Freud da Venezia a Roma, attraversando la Toscana e spingendosi fino a Sorrento e Siracusa. Il suo volume I viaggi di Freud in Italia sarà editato in traduzione da Bompiani entro il 2020. «La prospettiva di Kogel fa vedere lati sorprendentemente quotidiani e inaspettati del grande viennese, deceduto 80 anni fa», spiega Marita Liebermann, direttore del Centro tedesco di studi veneziani che ospita lo scrittore per un'anteprima del libro, oggi alle 18 all'Ateneo Veneto.
LA PRIMA VOLTA
Ecco il Freud viaggiatore, turista entusiasta e profondo conoscitore dell'Italia. Il luogo in cui, secondo i desideri, avrebbe voluto chiudere gli occhi. Alla fine di agosto del 1895 Freud con il fratello Alexander arriva per la prima volta a Venezia. «Strana favola, molto confusa. Non c'è immagine né descrizione che possa rendere l'idea», scrive alla moglie Martha. I due fratelli alloggiano a Casa Kirsch, sulla Riva degli Schiavoni, direttamente sul Canale di San Marco, non lontano dall'Arsenale e con «al risveglio un'incantevolissima vista su Santa Maria della Salute e S. Giorgio Maggiore». L'alloggio era stato selezionato personalmente da Freud seguendo la guida Baedeker. Casa Kirsch oggi si chiama hotel Metropole. «Immediatamente Venezia mette Freud in un tale stato di ebbrezza spiega Kogel . Dopo una colazione in piazza San Marco, con vista sulla basilica coronata dalla sua cupola, Freud e Alexander salgono su un vaporetto diretto al Lido dove fanno il bagno con la sabbia più deliziosa che si possa immaginare sotto i nostri piedi, scrivono. In questo luogo, qualche anno dopo, sarà costruito l'hotel des Bains, che ispirerà Thomas Mann per Morte a Venezia».
Tornati dal Lido, salgono sul campanile di San Marco per poi attraversare la città partendo da Rialto senza trascurare nulla: dalla Basilica dei Frari e la Scuola Grande di San Rocco, fino all'isola della Giudecca. Vanno a vedere anche le famose vetrerie di Murano e Chioggia, dove Freud compra alla moglie il primo di una lunga serie di costosi souvenir veneziani, uno specchio che le spedisce subito per posta. «Faticheresti a riconoscerci, mai stanchi, mai seri: ridiamo e ci divertiamo come due scolaretti in vacanza», le scrive in un biglietto. Quando su Venezia cala la notte, lo scrittore prenota un'uscita in gondola sul Canal Grande, che indicherà tra le cose più incredibili che si possano fare a Venezia.
NEGLI ANNI
L'anno successivo Freud e suo fratello arrivano a Venezia sotto la pioggia battente. Ancora una volta si sistemano in Casa Kirsch. «Freud specifica che di questo luogo ama la vista impagabile sul bacino di San Marco ma anche i letti eccellenti continua Kogel . Di ottimo umore, dal Quadri manda una cartolina alla moglie Martha in cui, con poche parole, descrive la sua felicità. Giornata splendida, già rispolverati tutti i piaceri: bagno al Lido, Piazza San Marco, la stessa magia, annota lo psicanalista». Passano sei anni e Freud, ormai professore straordinario per decreto dell'Imperatore, a fine agosto ritorna in laguna concedendosi una sorta di lungo viaggio premio in Italia. Nel primo pomeriggio del 28 agosto con Alexander raggiunge per la terza volta San Marco ma la vista che si offre dal Caffè Quadri è ben diversa: il 14 luglio il campanile di San Marco era crollato. «La notizia aveva fatto il giro dell'Europa sottolinea Kogel ma non sembra che Freud sia rimasto poi molto colpito dalla disgrazia. Alla cognata Minna con un velo di sarcasmo scrive che la chiesa è più bella che mai, come una giovane vedova dopo la morte del signor marito».
Se Venezia per Freud ha il sapore di un'amante mondana e bellissima, il vero amore italiano dello scrittore sarà Roma. Sei lunghi soggiorni, una conoscenza perfetta dei luoghi e della toponomastica e quel sole che gli ridona energia dopo i lunghi inverni nel freddo Nord. L'Italia fa emergere quanto di più carnale e appassionato è in Freud. Ed è proprio a Sud delle Alpi che lo stakanovista e inflessibile studioso scopre i segreti dell'otium: «Mi sento avvincere dal piacere della pigrizia!». Freud avrebbe soggiornato a Venezia per un periodo prolungato soltanto un'altra volta, nel marzo del 1913, con la figlia Anna. Non tornerà più in laguna, ma i suoi viaggi veneziani saranno destinati a nutrire in maniera consistente la collezione di mobili e souvenir d'Italia. «Forse per questo l'ultima di casa di Freud, a Londra, è un po' drammatica, un po' orientale. Sorprende la somiglianza con alcune antiche immagini del Metropole», conferma Gloria Beggiato, general manger dell'hotel, che alla permanenza del padre della psicanalisi in laguna ha dedicato un'istallazione contemporanea di Joseph Kosuth all'Oriental bar.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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