Nei numerosi anni d'attività la Virtus Murano ha sfornato più di un talento,

Lunedì 17 Agosto 2015
Nei numerosi anni d'attività la Virtus Murano ha sfornato più di un talento, a dispetto di una popolazione che, anche al massimo dell'esplosione demografica nel 1960, non ha mai superato le novemila unità.
Il primo a spiccare il volo verso il grande basket fu Vito Toso, approdato nel 1956/57 alla prima squadra della Reyer nel campionato di serie A; Toso (che vestì poi la maglia di Treviso) fu seguito a ruota da Franco Ferro, il quale giunse in granata nel 58/59, vivendo poi da protagonista l'autoretrocessione in serie C per motivi economici e la successiva nuova scalata al massimo campionato. Anni dopo lo stesso percorso da Murano alla Reyer fu compiuto da Fabio Spezzamonte e Francesco Bubacco.
Le giovanili della Virtus erano dunque tra le più apprezzate e per un certo periodo tra i nomi di maggiore prospettiva del vivaio muranese si poteva trovare quello di Carlo D'Alpaos, il quale scoprì poi, con gli anni, di possedere un talento comico (con Giorgio) maggiore di quello cestistico. «Ero un playmaker puro, non come quelli che si vedono adesso - scherza - ma in realtà mio fratello Andrea, di ruolo guardia, era molto più bravo di me; ricordo una sua partita giovanile dove segnò qualcosa come 70 punti. Io, di due anni più piccolo, me la cavavo ma non credo di essere stato ai suoi livelli o a quelli dei maggiori talenti uscita dal vivaio della Virtus».
Il rapporto con la squadra dell'isola del vetro, per lui, muranese doc, appare davvero come qualcosa di profondo, non scalfito dal tempo. «Bei tempi - ricorda Carlo D'Alpaos che può vantare qualche apparizione in maglia Effetre anche in serie B2 - nei quali, come si dice, andavamo avanti a pane e basket. Ho iniziato nel '74, a soli sei anni e ho fatto tutta la trafila sino alla prima squadra; una prima squadra che ovviamente seguii da tifoso l'anno della promozione in B2, scendendo a Castelfranco assieme a mezza Murano: che festa, quella sera! In quegli anni si respirava proprio una grande atmosfera e con le partite in casa la palestra Foscolo si riempiva di 6-700 persone, diventando davvero una bolgia: bellissimo. Purtroppo la società fu costretta a trasferirsi all'Arsenale per affrontare la B2; lì, pur con gli stessi spettatori o anche qualcuno in più, non si è più riusciti a ricreare lo stesso ambiente».
Tommaso Vianello

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