La vita di Tina Anselmi diventa una fiction Rai

Sabato 25 Maggio 2019
IL RICORDO
A chi le chiedeva perchè non si fosse mai sposata rispondeva. Signorina, è vero. Ma non per costrizione. Non fu moglie e neppure madre, ma fu tutto il resto. Sportiva, agonista, maestra, sindacalista, staffetta partigiana, politica di rango, prima donna responsabile di un ministero. Affamata di vita, affamata di democrazia. Tina vagante. Così la definivano gli amici: allergica alle imposizioni. E, volendo, esplosiva. La vita di Tina Anselmi diventa una fiction Rai: la sceneggiatura, tratta dai libri di Anna Vinci, sarà ultimata tra settembre e ottobre. Su queste basi Eleonora Andreatta, presidente di RaiF e la Bibi film di Angelo Barbagallo, puntano a ultimare il film per la prossima stagione tv. Il ruolo della protagonista non è ancora stato assegnato, mentre la sceneggiatura pare sia stata affidata a Monica Zapelli. «Ci vorrebbe un volto tormentato e incline alle trasformazioni. Per noi Tina potrebbe essere Meryl Streep. Ci permettiamo di sognare» confidano i familiari della Anselmi. Quello che già si sa è che le riprese della giovinezza del futuro ministro saranno tutte girate in Veneto, nella campagna castellana, nella casa natale di Tina, tra le vie di Castelfranco Veneto.
UNA STORIA EMOZIONANTE
«Il ritratto che ne dovrebbe uscire secondo noi - riprende Maria Anselmi Guizzon, sorella di Tina - è quello di una ragazza veneta di umile estrazione e grandi ideali, di una persona tutto sommato semplice, che però aveva un sogno. Una donna normale ma non comune, testarda, temperante, coraggiosa». Anna Vinci, biografa ufficiale della Anselmi, non si pronuncia sui tempi della fiction. «Mi piacerebbe che una parte importante fosse dedicata anche alla partigiana. Tina abbraccia la lotta nel 44 dopo l'eccidio di Bassano ma anche dopo i bombardamenti di Treviso e di Castelfranco. Intorno morte, distruzione, abiezione. E lei, a 17 anni, sente una voce che le impone di opporsi a tutto questo». Tra le altre informazioni che trapelano sul soggetto c'è anche che tutta la seconda parte sarà ambientata a Roma dove Tina ha svolto la sua missione politica. Ci sarà Palazzo San Macuto, la stagione dei depistaggi, i giorni drammatici del sequestro Moro.
IL PERIODO ROMANO
Le immagini potranno descrivere più di molte parole la sua solitudine politica. «Solitudine acuita in maniera drammatica dal sequestro e dall'uccisione di Aldo Moro - prosegue Vinci - lì Tina comincerà a dubitare di tutto, non riuscirà più a capire dove stia la giustizia e la menzogna». Anche la regia non è ancora stata resa nota. Ma la volontà della produzione è quella di tratteggiare un affresco corale sul dopoguerra e gli anni di piombo. Un film nero e plumbeo? «Non credo. Tina e la sua famiglia hanno sempre avuto come tratto comune l'umorismo, la leggerezza» commenta la biografa. La cosa è confermata dalla sorella Maria. «A casa avevamo imposto insieme una regola ben precisa: tra le mura domestiche non si parlava più di politica». La cosa era vera fino ad un certo punto. La casa degli Anselmi era aperta per tutti. «Quanti risotti per ministri, sottosegretari e persone comuni» sorridono in famiglia. Tina la calamita, Tina il politico integro, ma anche Tina la donna. «Quando ci fu il giuramento come ministro del Lavoro, nel 1976 sotto il governo Andreotti, faceva specie vedere questa signora con il suo abito a fiori in mezzo alle giacche grigie. Una giornalista di moda le mandò a chiedere se il suo completo fosse di Mila Schön. Lei, in veneto rispose «No! è della Rosina, la mia sarta. Ma non nominatela sennò si monta la testa!».
IL LAVORO
Nella vita di Tina Anselmi ci sono pagine già consegnate alla letteratura e altre che si vorrebbero lasciare nel cassetto. Furono i 4 anni della Commissione sulla Loggia P2, culminati in fascicoli interminabili. Dopo di allora nulla fu più lo stesso. E lei, che aveva inventato il servizio sanitario nazionale, la legge per le pari opportunità, con fermezza e fede nelle istituzioni, ma con pari scoramento e disgusto per alcuni degli uomini che le rappresentavano, piano piano si allontanò dal centro del potere. Nel 1992 il suo nome cominciò a circolare per il Quirinale, ma fu proprio la Commissione a chiuderle per sempre la strada alla Presidenza della Repubblica. Si pensò di metterla in teca, con i francobolli e le doverose celebrazioni anche dopo la scomparsa nel 2016. La fiction però è un altro sguardo, ha la forza di restituire alle giovani generazioni la vera Tina. Seguendo, chissà, le indicazioni di Dacia Maraini. «Non è mai facile uscire dal coro, dal pensiero dominante. Tina Anselmi è stata una donna che lo ha fatto senza esibizioni, con la stessa determinata calma con cui, in bicicletta, faceva la staffetta partigiana. Vorrei che Tina Anselmi fosse raccontata così».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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