LA RICERCA
Ma quale medico dei matti. La figura dello psicologo si sta progressivamente

Martedì 12 Dicembre 2017
LA RICERCA
Ma quale medico dei matti. La figura dello psicologo si sta progressivamente spogliando di luoghi comuni e vecchi stereotipi. Paura e vergogna sono emozioni sempre più sbiadite quando si cerca non solo una parola amica o una spalla per sfogarsi, ma soprattutto un aiuto concreto. E i veneti non hanno più timore nell'ammettere che in alcuni momenti della loro vita hanno avuto bisogno di un professionista formato, specializzato, in grado di dare un aiuto vero. E lo dicono senza più la paura di passare, appunto, per matti. Lo psicologo 2.0 è, insomma, una figura nuova, ricercata e non più tenuta nascosta.
PSICOLOGIA 2.0
Questo emerge dalla ricerca voluta dall'Ordine degli Psicologi del Veneto per tratteggiare i confini della professione. L'Ordine ha quindi affidato alla Winpoll Srl di sondare gli umori del veneti. Dal 9 al 20 novembre, l'agenzia ha intervistato 1200 persone, residente in tutte le province della regione, per tracciare il nuovo identikit del paziente e, soprattutto, del medico. Ne è venuto fuori uno spaccato di società per certi versi sorprendente.
Primo elemento: andare dallo psicologo non è così raro. Il 24,6% degli intervistati ha ammesso di esserci stato almeno una volta. Il 25,3% c'è andata in più occasioni, per appuntamenti ravvicinati e focalizzati su uno specifico problema da risolvere. Solo il 12% ha frequentato lo psicologo per più di tre anni. In poche parole: al dottore della mente si ricorre quando l'emergenza tocca i livelli di guardia e le cose da sistemare nella propria vita cominciano a diventare troppo.
UN PUNTO DI RIFERIMENTO
Secondo elemento: dallo psicologo non si va solo se si è depressi o affetti da qualche patologia, ma anche per parlare con qualcuno. Questo è uno dei dati che più hanno sorpreso: il 34,7% del campione lo ritiene utile anche solo per un piccolo consiglio. Le percentuali suddivise per provincia poi dicono che a Padova questa fetta di persone alla ricerca di una figura amica, per così dire, arriva al 39,4%, la più alta in Veneto; mentre a Treviso si abbassa al 26%. Ma il dato che veramente fa riflettere è un altro. I veneti, oltre a ritenere che lo Stato dovrebbe finanziare le ricerche in questo campo (36%), vorrebbero questa figura in pianta stabile nelle scuole (61,3%) e in ogni reparto ospedaliero (51,1%).
PROFESSIONISTA NELLA SCUOLA
Lo psicologo a scuola è ovviamente l'immagine che colpisce di più. Ma anche la più ovvia in tempi dove piaghe come bullismo, discriminazione, prevaricazioni di ogni tipo sono sempre più frequenti e ragazzi purtroppo sempre più fragili devono fare i conti con problemi, invece, sempre più complessi. Lasciare tutto questo solo sulle spalle degli insegnanti o delle famiglie non è più possibile: i mille e mille stimoli proposti di continuo dalla società creano tante opportunità quanto altrettanti pericoli. E per saper guidare un giovane, aiutarlo quando inizia a sbandare, serve un aiuto vero.
«Al giorno d'oggi i ragazzi sono molto più esposti agli influssi dell'ambiente che li circonda di quanto non capitasse in passato. Un professionista in grado di intercettare anche i più piccoli segnali di disagio, quelli che in genere in famiglia non si riescono a cogliere in tempo utile, e men che meno a scuola, è sempre più importante. Avere uno psicologo nella pianta organica delle scuole è una cosa a cui bisognerebbe cominciare a pensare».
L'IMPEGNO SOCIALE
É il pensiero di Alessandro De Carlo, 34 anni, il giovanissimo presidente dell'Ordine Veneto. Ha fortemente voluto questa ricerca e non nasconde la propria soddisfazione nell'apprendere come il cittadino comune veda la sua categoria: con occhi decisamente diversi rispetto al passato. «La richiesta di psicologi nelle scuole e negli ospedali è un messaggio considerevole - ammette - se poi mettiamo assieme il dato degli ospedali con quello di chi vuole lo psicologo anche negli ambulatori medici (e 1,7% degli intervistati li vorrebbe anche nelle sedi sindacali ndr), si va oltre il 70%. E questo è un bene per la completezza dell'offerta sanitaria». Lo psicologo a scuola resta però l'immagine più forte: «insegnanti e famiglie hanno sempre più bisogno di supporto. La realtà è cambiata e certi fenomeni non sono più facilmente individuabili e gestibili senza l'aiuto di persone formate adeguatamente», sottolinea il presidente.
INDAGINE SULLA REALTÀ
E la realtà è cambiata al punto che il normale cittadino non solo vorrebbe che la ricerca nell'ambito della psicologia venisse finanziata dallo Stato, ma si dice - a sorpresa - anche disposto a partecipare alla spesa attraverso il pagamento di un ticket: a Padova il 38% degli intervistati sarebbe disposto a mettere mano al portafoglio; a Vicenza il 35% e nelle altre provincie non si scende sotto il 30%. Questa corsa all'esperto in stati d'animo, emozioni, a questo medico specializzato nell'indagine più profonda dell'animo umano è anche una delle tante facce di una società dove il culto del benessere non è più solo limitato all'aspetto fisico: «La gente vuole stare bene sopratutto con se stessa - osserva De Carlo - a prescindere dalle patologie. E anche il solo bisogno di parlare è una richiesta importante, che va affrontata con il giusto bagaglio di competenze».
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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