L'INTERVISTA
Dalla palestra all'istituto tecnico Kennedy a Pordenone, passando

Venerdì 6 Marzo 2020
L'INTERVISTA
Dalla palestra all'istituto tecnico Kennedy a Pordenone, passando per una gita scolastica eversiva a Parma, fino al palcoscenico e alla televisione, ma senza dimenticare da dove sono venuti. Il duo comico I Papu al secolo Andrea Appi e Ramiro Besa raggiunge nel 2020 il traguardo dei 31 anni, tra virus e un lavoro comico sull'enciclica di Papa Francesco che vedrà la luce nelle prossime settimane.
Intanto perchè vi chiamate Papu?
Andrea: «Era il nomignolo che aveva un nostro professore di liceo. Era chiamato il Pappu. Noi abbiamo solo tolto una P».
E come vivete l'impatto del coronavirus?
Andrea: «Finalmente i nodi vengono al pettine e la natura ci dà segnali di presenza. Abbiamo tanto rotto a sto mondo che finalmente ci mostra il conto. Non è una situazione divertente, ma drammatica».
Ramiro: «È come essere in una nave nel girone degli indecisi: chiudiamo le scuole. Stasera tutti al cinema ma solo tre alla volta! Da domani stadi aperti, ma si gioca a porte chiuse. E i teatri? Con la gente impaurita, che non si muove di casa, quelli chiudono da soli».
Cosa fate nel frattempo?
Ramiro: «Rinunciamo a quello che ci piace fare: stare sul palcoscenico a scatenar pensieri e risate».
Andrea: «Lavoriamo ai prossimi spettacoli, che verranno prossimamente bloccati, per cui stiamo facendo funzionare una macchina che macina aria. Finiremo a fare serie in Tv In questo momento siamo concentrati sull'enciclica Laudato sì di Papa Francesco. Eppure oggi siamo in balia di una robetta piccolissima, che ci mette in ginocchio».
Periodo non facile?
Andrea: «Siamo di fronte a una prima volta. E poi pensate: stiamo per andare su Marte e veniamo fregati da un virus, è una cosa così medievale. Ci riporta un po' alla fragilità e alla piccolezza. Ma torneremo a baciarci e abbracciarci».
Ramiro: «Intanto la cicatrice più grossa si sta formando nel nostro conto corrente...».
Come vi siete conosciuti?
Andrea: «Nel campetto da calcio della scuola, durante le ore di ginnastica. Siamo coetanei e abbiamo fatto l'Itis a Pordenone».
Ramiro: «A scuola al Kennedy ad una gita scolastica abusiva. Il preside le aveva sospese e noi per protesta ce ne siamo organizzata una. Le classi erano la mia e quella di Andrea. A Parma. Bella Parma. Piena di parmigiane».
Da dove siete partiti come I Papu?
Ramiro: «Da Calalzo di Cadore l'1 maggio 1989. Nel giorno della Festa del Lavoro. È un bel dire.
Andrea: «Siamo partiti da un niente, facendo imitazioni di Corrado e Mike Bongiorno. Poi siamo andati in Tv a Colorado Café su Italia1. Siamo tornati a Pordenone con sketch sulle tv locali, i lavori in teatro con Mirko Artuso».
Un momento curioso nella carriera?
Ramiro: «TeleFriuli 1997. Un amico pubblicitario ci chiede di fare una striscia quotidiana prima del Tg. Non avevamo dati di audience. Dopo qualche mese, alla Fiera di Udine scopro che ci conoscevano tutti, ragazzi e adulti. È stato il giorno in cui ho bevuto trecento birre (piccole, eh!)».
Andrea: «Stavamo registrando una puntata di quei capodanni registrati di Colorado Café e dovevo presentare Enzo Jannacci. Son sempre stato un grande fan. Ecco, quel giorno l'ho lanciato, ma lui era in bagno».
Cos'è il teatro comico-brillante?
Entrambi: «La comicità è sempre di serie B, in Italia. Però ci cercano per far passare messaggi seri e importanti su temi con salute e sicurezza,
Come si fa comicità partendo da una enciclica?
Andrea: «Si legge e ci si lascia andare, con tecniche che non riveleremo È una sfida ogni volta. Che poi non avevo mai letto un'enciclica, non son nemmeno di chiesa, ma tocca temi forti come le disuguaglianze e ti fa sentire fortunato ad esser nato a Pordenone anziché in Niger. Come dice uno dei nostri maestri, non si può scherzare su tutto, ma ci si può provare».
Ramiro: «È una lettera che parla della terra, della natura e di come l'uomo ce la stia mettendo tutta per distruggerla. Dentro può starci di tutto: dalla raccolta differenziata alla dieta mediterranea. Ne sentirete delle belle».
In scena ci siete o ci fate?
Ramiro: «A questa domanda rispondo con un secco Sì!».
Andrea: «Questo è il mistero dell'arte dell'attore. Devi far finta di crederci veramente, non ne esci. Tante volte stai meglio in scena che nella vita. Lì non ti devi mai prendere troppo sul serio».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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