Il miracolo dei Centri Don Vecchi «Ecco il settimo. E non ci fermiamo»

Mercoledì 26 Giugno 2019
IL TAGLIO DEL NASTRO
MESTRE Un solo anno di cantiere e gli alloggi sono già arredati, praticamente chiavi in mano. Una spesa di 3,5 milioni di euro per realizzare la bellezza di 56 appartamenti e 12 stanze chiamate Formula uno per chi deve soggiornare per un periodo limitato. E il progetto pronto a partire dell'Ipermercato solidale (e non solo), con la prima pietra che verrà posata già sabato prossimo, alle 11, nel corso dell'inaugurazione del Centro Don Vecchi 7. Se questo non è un miracolo poco ci manca, in anni in cui qui a Mestre i progetti partono, arrancano, si fermano e spesso falliscono. Invece, la Fondazione Carpinetum della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo sembra non fermarsi mai. E, oltre a quell'Ipermercato che sarà pronto tra un anno dove troveranno spazio tutti i servizi destinati ai poveri ora ristretti al Don Vecchi della zona di viale Don Sturzo, pensano già all'ottavo centro, ancora agli Arzeroni.
«TUTTO GRAZIE ALLE OFFERTE»
Don Armando Trevisiol, il sacerdote novantenne che ha ideato tutto questo («ma ora ci sono altri, come don Gianni Antoniazzi e Andrea Groppo, che seguono da vicino le opere», si schermisce), guarda perfino i fili d'erba che per lui non crescono abbastanza in fretta per ricoprire la terra appena sistemata nei giardinetti dei nuovi alloggi. «Tutto questo è costruito grazie alle offerte dei mestrini e dei benefattori - spiega - ed è patrimonio della Chiesa. Non siamo palazzinari, ma mettiamo a disposizione degli appartamenti per la città ed anche per i poveri, perché a chi percepisce fino alla pensione sociale chiediamo solo il pagamento delle utenze e delle spese condominiali. Ogni alloggio ha un giardino o una terrazza, quelli arredati hanno perfino pentole e lenzuola. E non pensiamo più solo agli anziani, ma anche a padri e madri separate, anche con figli, alle giovani coppie».
NULLA LASCIATO AL CASO
In questi casi l'ospitalità può durare fino a tre anni, mentre gli anziani (anche se l'età per entrare è stata abbassata da 65 a 60 anni) possono restare fino a quando è garantita l'autosufficienza. «Qui le cose funzionano perché la nostra è una gestione leggera, e perché ci sono tanti volontari» aggiunge don Armando, mentre Pina Mediati, la referente (volontaria e residente) che ha alle spalle un'esperienza ultratrentennale come ex vicepresidente della cooperativa Velox, mostra gli appartamentini che, per sabato, saranno tirati tutti a lustro in attesa dei primi insediamenti previsti già dalla prossima settimana. «Ci sono molte domande - spiega -, sia per gli alloggi arredati che per gli altri più piccoli, anche quelli che usufruiscono dei servizi in comune come la cucina e la lavanderia». La regola, per tutti i residenti, è il decoro e la collaborazione: «Noi ci occupiamo delle pulizie delle parti comuni, della sala mensa, dei corridoi, ma chi sporca la cucina la deve anche pulire». In passato, specie con alcuni padri separati qualche problema c'è stato, ma ora tutto è stato superato creando un microcosmo quasi perfetto che dovrebbe essere preso come caso di studio da sociologi ed amministratori. Perché nulla è lasciato al caso, nemmeno i corridoi dove sono già appese decine e decine di quadri donati al Don Vecchi: «Abbiamo creato delle gallerie d'arte di Vittorio Felisati, Rita Bellini, Duilio ed Anna Boscolo, Agostino Avoni e Renzo Semenzato» dice don Armando lustrandosi gli occhi. Poi guarda fuori, davanti alla Cittadella solidale degli Arzeroni dove verrà costruito l'Ipermercato solidale, e a fianco del Don Vecchi 7 dove potrebbe in futuro sorgere l'ottavo Centro. E sogna come potranno diventare, visto che finora tutti i suoi sogni sono diventati realtà.
Fulvio Fenzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci