Il dopo pandemia è già iniziato, il temuto bivio, crescita o crollo dell'economia,

Giovedì 26 Novembre 2020
Il dopo pandemia è già iniziato, il temuto bivio, crescita o crollo dell'economia, è ormai inesorabilmente arrivato. I ritardi accumulati negli ultimi decenni in modernizzazione, sanciti da una crescita del Pil mediamente inferiore 1,2 punti sulla media europea, rappresentano macigni di dimensioni mastodontiche, il virus killer le ha aggravate in misura superiore a qualunque immaginazione negativa, lo scenario attuale e di prospettiva. Mai come in questo momento impone di mettere al centro dell'agenda Paese l'impresa, che nonostante la dimostrata capacità degli imprenditori di saper fare e fare bene, soffre di molti mali: la dimensione, l'indebitamento, il limitato capitale di rischio e una patrimonializzazione basata su beni strumentali mobiliari e immobiliari, tutte componenti che non facilitano di certo l'accesso al credito bancario e nel caso sia concesso, nonostante il saggio medio applicato più basso che mai, tassi di interesse che in presenza di debolezza della domanda aggravata da una burocrazia pestilenziale, fa fatica ad essere sostenuto. La vulnerabilità finanziaria delle imprese si traduce in meriti creditizi difficilmente in grado di ottenere e a volte mantenere le linee di credito. A sua volta il sistema creditizio, ancora troppo frammentato, soggetto a indici di patrimonializzazione, fissati dagli organi regolatori, che lasciano uno spazio infinitesimale nella discrezionalità della erogazione, sarebbe soggetto la a ricapitalizzare in ragione della percentuale di crescita degli NPL, andando così ad aumentare le difficoltà di una ripresa che ancora prima di essere iniziata trasuda già di complicazioni che possono impedirne il decollo. Un possibile raddoppio degli NPL creerebbe stress patrimoniali ma non tali da imporre alle banche ricapitalizzazioni, ma oltre questa soglia, il rischio per molti degli ancora troppi e troppo piccoli istituti di credito, diventerebbe molto serio. Le ricette per ridurre l'esplosione degli NPL e parimenti reggere un diffuso peggioramento dei meriti creditizi imporrebbe un'azione strong sulla pressione burocratico-fiscale e una forte incentivazione al conferimento di capitale di rischio nelle imprese. Il Governo e più in generale la politica dovrebbero definire un combinato disposto che riduca di almeno 5 punti il costo della pressione burocratica e fiscale e contemporaneamente conceda la deduzione dal reddito dei soci e azionisti che conferiscono liquidità sotto forma di capitale sociale. Una ricetta forte che però, in periodi di spaventosa magra come l'attuale, potrebbe non essere sufficiente a far ripartire l'economia, ad essa dovrebbe essere associata una manleva di responsabilità per i vertici bancari nel caso venga concesso credito anche a chi ha un merito creditizio negativo dovuto ai lockdown che hanno pesato in misura esponenziale su commercio e servizi ma anche, a volte in pari misura, sull'intera filiera dei fornitori, e quindi per centinaia di migliaia di partite Iva. Non azionare le misure precedentemente citate aprirebbe la strada ad una possibile depressione socio-economica.
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