Con Alba e Valeria l'Italia è donna

Lunedì 19 Febbraio 2018
IL FESTIVAL DI BERLINO
Nel giorno dell'Italia (prima e unica opera in gara per l'Orso d'oro) e nel festival delle donne, lo sguardo si sposta in Sardegna, un altro altrove dopo l'Albania esplorata in Vergine giurata, il suo film d'esordio, sempre qui alla Berlinale, tre anni fa. Ora Laura Bispuri ci torna con Figlia mia, ancora una storia e una terra aspra, un racconto-scontro tra due madri (una naturale, una acquisita per vendita), che si accende quando la piccola Vittoria, 10 anni, scopre di aver una famiglia non esattamente genetica. Un film debole che sembra seguire un filone ormai consolidato del cinema italiano attuale e che adesso si riproduce quasi meccanicamente; l'altro filone, quello malavitoso, riguarda La terra dell'abbastanza opera prima dei fratelli D'Innocenzo, che sta qui nella sezione Panorama e che sfilerà sugli schermi martedì.
La regista romana crede molto alla sua creatura, partendo proprio dalla scelta dell'isola: «È stata una decisione istintiva. Come feci con l'Albania sono stata molto tempo dove pensavo di girare il film e ho trovato risposte importanti, a cominciare dalla forza del paesaggio, prepotente, disarmante, malinconico, che ricordava il carattere dei personaggi. La Sardegna ha un'identità fortissima ed essendo un'isola».
ROHRWACHER E GOLINO
Regista, attrici principali (Alba Rohrwacher e Valeria Golino), anche la ragazzina, tutte donne in perfetta armonia con le istanze dell'anno di #metoo: Io amo raccontare la femminilità imperfetta, lavoro sui personaggi che mi stanno più a cuore. Sono forti, ma anche consapevoli della propria fragilità. Metto in luce donne complesse e stratificate perché sono stufa di vedere film dove le donne stanno in secondo piano, cercando anche di uscire possibilmente dai soliti cliché. In realtà questo non è vero o almeno nel film non si ritrova, essendo proprio le due madri esattamente confinate in ruoli e comportamenti molto stereotipati: l'una (Rohrwacher, madre naturale, è carnale, aggressiva, un po' pazza e un po' tanto prostituta; Golino, madre acquisita, è tutta casa, chiesa e Madonna sul comodino). Ancora la Bispuri: «La Madonna è ricorrente nel film, anzi in sceneggiatura era anche più forte la presenza. Io e Valeria siamo andati diverse volte alle Messe, per vedere le donne pregare col rosario».
SCENEGGIATURE DEBOLE
Sorretto male da una sceneggiatura zoppicante, in piani-sequenza che però riproducono sostanzialmente uno sviluppo situazionistico, il film propone momenti poco credibili, come la scena in cui la Golino porta la bambina davanti alla madre naturale mentre si dà da fare in un rapporto orale, ma gli snodi del racconto e il trauma infantile sono vissuti spesso con leggerezza, mentre il simbolismo finale della nuova rinascita è banalmente e letteralmente terra-terra. Un peccato.
Va da sé che anche Alba e Valeria sono comunque soddisfatte. Per Alba poi si tratta di un bis con la Bispuri, visto che era la protagonista anche del suo primo film: «Con Laura trovo sempre di lavorare per azzardo, perché mi chiede sempre troppo, ma solo grazie al suo istinto e al suo controllo, credo di riuscire a realizzare il suo pensiero. Interpretare Angelica mi spaventava. Valeria è d'accordo. «La bellezza del cinema è la spregiudicatezza del pensiero e dei sentimenti, collegati sempre alle problematiche sociali dell'oggi, prendendo posizioni nette al di là del bene e del male».
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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