Cent'anni di sfide al tetto del mondo

Domenica 3 Gennaio 2021
L'ANNIVERSARIO
«Scusi perché vuole scalare l'Everest?». «Perché è lì».
Se si fosse ricordato più spesso questo dialogo avvenuto quasi cent'anni fa tra un giornalista del New York Times e George Mallory, 37 anni, uno dei più forti scalatori inglesi, in molti ci saremmo risparmiati quel malmostoso clima che spesso, e a lungo, ha reso opprimenti le discussioni di alpinisti e scalatori di mezzo mondo.
Perché se c'è una montagna da poche parole e da primato questa è l'Everest. La cui storia alpinistica compie esatti cento anni: era la primavera del 1921 quando la prima spedizione britannica partiva dall'altipiano del Darjeeling (terra dei fulmini) coltivato a the, verso gli 8.848 metri del gigante himalayano. La misura era stata presa nel 1856 dai topografi del Survey of India che avevano cominciato, nel 1806, la mappatura integrale della regione. L'Everest misurava 8839,80 metri, un risultato straordinario visto i modesti mezzi e la distanza dalla quale veniva osservato: all'inizio del dicembre 2020 scienziati nepalesi e cinesi si sono accordati per alzarlo di 86 centimetri.
Le scalate a questa montagna - come scrive Stefano Ardito nel bellissimo Everest, una storia lunga 100 anni (Laterza, 275 pagine, 20 euro) cominciano il 10 gennaio del 1921.
Cioè quando la notizia che il Dalai Lama concede il permesso di arrampicare l'Everest viene comunicata alla stampa: è il via alla gara più affascinante, faticosa e mortale alla vetta del mondo. Che avrà per decenni protagonisti solo i britannici; poi da quando il Nepal apre le sue chiusissime frontiere, e il Tibet occupato dai cinesi diventerà impraticabile, sarà il mondo intero a sfidarsi lungo le pareti dove l'aria è fine.
IL NOME
È il direttore del Survey of India, Andrew Waugh, a proporre che la cima più alta del mondo si chiami Everest, il cognome di George, suo predecessore; che, quando sa dell'idea, protesta e non vuole. Ma nel 1865 il Peak XV - nome tecnico segnato dai topografi - diventa Everest. Per la prima volta non si rispettano i nomi delle tradizioni locali: perché la montagna viene chiamata Chomolunga dai tibetani e altri popoli che vivono nelle vallate himalayane. Il nome viene scritto anche come Jolmolangma o Tschoumou Lanckma (dea madre delle nevi). I nepalesi lo chiamano Sagarmatha.
PRIME SALITE
L'Everest diventa un affare britannico: gli inglesi hanno perso le sfide per arrivare primi sia al polo Sud che al polo Nord. A salire sul tetto della terra cominciano nel 1921, un'esplorazione tocca i 7mila metri per studiare i percorsi possibili sul Colle Nord dal Ghiacciaio Orientale di Rongbuk. C'è già George Mallory, l'alpinista che lega il suo nome al colosso himalayano. Nel 1922 (c'è ancora Mallory) si raggiungono 8300 metri. La terza spedizione, nel 1924, è ricordata per il record di quota (8580) toccato da E.F. Norton, senza ossigeno supplementare; e per la morte di George Mallory (38 anni) e Andrew Irvin (22). Non si sa ancora se i due siano arrivati in vetta. Il corpo di Mallory venne ritrovato nel 1999.
IN VETTA
Tutti abbiamo in mente la foto in cima all'Everest nel 1953 dello sherpa Tenzing Norgay, scattata da sir Edmund Hillary, il neozelandese salito con lui. Non esiste una foto di Hillary in vetta. È un momento della storia dell'umanità oltre che dell'alpinismo che aveva avuto un prologo nell'Annapurna, il primo ottomila scalato (1950) dai francesi di Herzog. Prima della spedizione britannica gli svizzeri avevano fallito due volte, e con loro c'era anche Tenzing Norgay.
GLI ITALIANI E MESSNER
Il proprietario della Standa, Guido Monzino nel 1975 comanda la spedizione italiana che porta in cima cinque alpinisti. Criticatissimo perché per il trasporto merci usa elicotteri militari e organizza la salita come un assalto di guerra. Cinque alpinisti-militari in cima. Cinque anni dopo una spedizione italo-nepalese, composta da molti veneti e friulani promuove gli sherpa ad alpinisti e non solo portatori: mai accaduto prima. Ma per il tempo avverso nessuno va in cima. Nel versante nepalese due anni prima era salito Reinhold Messner con Peter Habeler, senza respiratori ad ossigeno (prima volta). Messner si ripete, solo e senza ossigeno nel 1980, dal versante cinese. Arriveranno poi Fausto De Stefani, Sergio Martini, Hans Kammerlander, Simone Moro (tre volte in cima), Gnaro Mondinelli, Nives Meroi, Romano Bonet; e gli altri.
ABBIGLIAMENTO, TECNOLOGIE
Una bombola di ossigeno ai tempi di Mallory pesava 9 chili e durava 9 ore. Ora peso uguale ma durata doppia. Nel 1924 si usavano vestiti di lana e seta. I moderni materiali traspiranti proteggono di più da vento e acqua. Le corde erano di canapa, si inzuppavano, poco elastiche e si rompevano. Le attuali sono di naylon intrecciato con nucleo interno, molto elastiche. In passato gli alpinisti si legavano in vita con una corda; ora le imbragature garantiscono sicurezza in caso di cadute o strappi violenti. Nella foto al campo base del 1921 il capo spedizione veste giacca di tweed con cravatta. Nel dopoguerra abiti e respiratori usati per gli aviatori si trasferiscono in montagna, sempre ad alta quota.
DONNE
È stata la giapponese Junko Tabei (1939-2016) ad arrivare per prima in vetta, il 16 maggio 1975; 11 giorni sale dopo la tibetana Pan Duo. E sarà Elisabeth Hawley, statunitense trapiantata a Kathmandu a raccogliere tutti i dati delle ascensioni all'Everest formando il grande database degli ottomila che ancora adesso funziona.
I RECORD
Impossibile dirli tutti: nel 2019 sono arrivati in cima all'Everest 923 persone. Tra il 1953 e il 1970 sono arrivati in cima 28 alpinisti, poi fino al 1990 saranno 257. In totale oltre diecimila; metà di questi dal 2010 ad oggi. Nel 1980 i polacchi scalano per primi l'Everest in invernale. Lo sherpa Kami Rita è salito 24 volte. Il giapponese Yochito Miura, sceso dal colle Sud con gli sci nel 1970, scala la montagna nel 2013 a 80 anni. Il californiano Jordan Romero è il più giovane ad arrivare in cima a 13 anni, nel 2010. Nel 1986 Jean-Marc Boivin scende per primo dalla cima con un parapendio. Hans Kammerlander, dopo aver salito dal versante nord in 16 ore, scende è il 1996 - per la prima volta con gli sci. E nel 2004 Angelo D'Arrigo sorvola l'Everest con un deltaplano ad ala rigida.
I PERMESSI
Dopo le grande tragedie degli ultimi anni il Nepal ha vietato ascensioni ai minori, a chi ha più di 65 anni, a chi non ha salito almeno una montagna di 6mila metri. Di recente sono morti in un solo giorno sette clienti di spedizioni commerciali, fermi in fila per il traffico a poche decine di metri dalla vetta: l'ossigeno nelle bombole si era esaurito.
LA PIRAMIDE
Nel 1990 grazie alle idee di Agostino Da Polenza e Ardito Desio, capo spedizione al K2 del 1954, in collaborazione col Cnr italiano (Comitato Ev-K2-CNR) viene installata a quota 5mila, vicino al ghiacciaio dell'Everest una piramide di vetro per ricerche scientifiche: ha ospitato 250 missioni scientifiche fisiologia, biologia, fauna, flora - con 220 ricercatori, molti veneti, e 143 istituzioni internazionali.
NUOVI LIMITI
Nella primavera del 2020, il Covid-19 ha bloccato le ascensioni e stroncato il business dell'Everest. Ogni scalatore paga all'organizzatore da 30 a 75 mila dollari, oltre al permesso di salita. Secondo il governo del Nepal - che è uno dei Paesi più poveri del mondo, 926 euro pro capite/anno - lo stop alle spedizioni e ai trekking ha lasciato senza lavoro circa 200.000 nepalesi. Il danno è di circa 7 milioni di euro al mese.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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