Baby gang, 60 osservati speciali

Venerdì 2 Agosto 2019
L'AGGRESSIONE
VENEZIA Per qualche tempo i provvedimenti amministrativi del questore Maurizio Masciopinto avevano sortito l'effetto sperato. La spirale di violenza in cui era stata avvolta Venezia dall'inizio dell'anno si era arrestata da qualche mese, anche per effetto degli oltre venti provvedimenti (tra arresti, domiciliari e comunità di recupero) eseguiti dagli agenti della squadra Mobile, che così avevano decapitato tre baby gang. Tutto era tornato tranquillo, almeno fino all'aggressione di martedì sera, alle Guglie. Il pestaggio di un quarantenne veneziano che stava tornando a casa a Cannaregio, ha riportato il tempo indietro di qualche mese. Nel frattempo il cerchio si è allargato: sono 60 i ragazzi tra i 14 e i 20 anni attenzionati e sospettati di far parte dei gruppi violenti. Quaranta di quei nomi sono invece iscritti nei registri degli indagati delle procure - ordinarie e dei minori - che stanno portando avanti le due inchieste parallele.
LE INDAGINI
Così la Mobile di Venezia si trova di nuovo a fare i conti con un'altra aggressione in centro storico. Sul tavolo degli agenti c'è, al momento, soltanto la relazione dei colleghi delle Volanti, intervenuti l'altra notte.
A dar man forte alle indagini ci saranno poi le telecamere di sicurezza installate su Strada Nova, con cui si tenterà di dare un volto agli aggressori. Si tratterebbe di una decina di ragazzi, ma quello che gli inquirenti vogliono capire è se il branco in azione l'altra sera alle Guglie, sia già conosciuto. O se il cerchio sia destinato ad accogliere nuovi profili. È per questo che gli investigatori proveranno a sentire la vittima del pestaggio. Sotto la lente d'ingrandimento è finita anche la modalità del pestaggio di martedì notte, diverso dai precedenti soprattutto per il fatto che in questo caso non c'è stata nessuna rapina ai danni della vittima prescelta: solo calci e pugni. Anche questo è un aspetto che le indagini vogliono accertare.
MANO PESANTE
Intanto stanno arrivando a conclusione le inchieste che hanno portato al blitz del 29 maggio scorso: sette arresti nei confronti di altrettanti tra maggiorenni e minorenni, considerati i responsabili dei furti e delle aggressioni che avevano terrorizzato Venezia e Mestre.
La linea è quella della fermezza, cioè della volontà da parte della procura, di non concedere sconti ai responsabili dei fatti contestati, nonostante la loro giovane età. L'aver fatto parte di un gruppo che ha terrorizzato le notti del centro, avrebbe insomma il suo peso. Una china prevedibile, anche a leggere le varie ordinanze di custodia cautelare firmate dai gip del tribunale di Venezia in cui, riconoscendo la necessità delle misure restrittive, si dettavano le linee guida per l'iter giudiziario: «appare del tutto ragionevole prevedere che, per la gravità del fatto e la personalità (dell'indagato, ndr) l'ammissione al beneficio della sospensione condizionale della pena risulti in sentenza precluso». O anche: «La gravità dei fatti in oggetto rende oltremodo prevedibile una pena superiore ai tre anni di reclusione e può escludersi la concedibilità della sospensione della pena».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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