«Non ho cantato Bella Ciao solo perchè sono stonato»

Venerdì 26 Aprile 2019
PROTAGONISTA
MONTEBELLUNA Se non ha cantato a voce alta Bella ciao è stato solo perché si sente stonato come una campana e quindi, come per l'Inno di Mameli, ritiene più decoroso, in ogni occasione che conta, affidarsi alla banda comunale e vivere il testo solo dentro di sé, accompagnando la musica con il pensiero.
Ma, esibizione canora a parte, il sindaco di Montebelluna Marzio Favero ha vissuto anche quest'anno il 25 aprile con l'intensità e la partecipazione emotiva di sempre. Tanto da inviare in sua vece l'assessore Maria Bortoletto a Vittorio Veneto pur di non lasciare Montebelluna. Perché sul 25 aprile lui non transige. «Da quando sono sindaco -dice- ho visto aumentare la partecipazione alle manifestazioni per la liberazione di anno in anno e, anche in questa occasione, la ricorrenza è stata caratterizzata da un'unione profonda fra tutte le forze politiche. Del resto noi siamo in controtendenza, mentre invece a livello nazionale c'è una parte politica che sta cercando di monopolizzare la memoria della resistenza e un'altra che ha rinunciato a tale memoria. Entrambi sbagliano, dato che si è trattato di un momento che ha coinvolto democristiani, socialisti, comunisti, liberali, repubblicani, partito d'azione e monarchici. In quei due anni di lotta, del resto, si è capita l'importanza del dialogo e di dar vita a una costituzione che è regionalista e autonomista come fu il movimento resistenziale. Per questo è fondamentale che le forze democratiche ricordino che la resistenza appartiene a tutti». Favero ha poi ricordato anche «i 600mila internati, i 29mila partigiani caduti in due anni di lotta, i rastrellamenti nel settembre del 1944, ma pure le donne che hanno partecipato a resistenza come Tina Anselmi, le migliaia di Ebrei portati ad Aushwitz». Una tragedia, l'olocausto, che ha toccato anche Montebelluna, dato che «pure i genitori della piccola Gerda Pressburger, di cui ha scritto lo storico Lucio De Bortoli, furono deportati». Favero ha poi chiuso con un significativo «Giù le mani dalla resistenza». Mentre, su Bella ciao, aggiunge: «non capisco le polemiche su un canto che esprime una sofferenza popolare di chi ha combattuto per la libertà». Anzi, è «morto per la libertà».
Laura Bon
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