Nardi, il padre nobile silurato dai grandi

Giovedì 23 Gennaio 2020
IL RETROSCENA
CONEGLIANO Innocente Nardi attraversa con passo deciso l'aula magna dell'Istituto Cerletti. Sono in molti a fermarlo e a stringergli la mano. Lui, come d'abitudine, misura le parole e sorride prima di prendere posto in prima fila, accanto a Mario Pozza (socio fondatore per la Camera di Commercio) e a Stefano Marcon (Presidente della Provincia). «Mi auguro il meglio per il Consorzio e per la nuova Associazione Unesco», risponde con signorilità. È tutto. Quando sale a firmare come legale rappresentante del Consorzio del Prosecco superiore il documento che sancisce la nascita del nuovo organismo, il Presidente Zaia gli sorride e gli mette una mano sulla spalla. Non servono molte altre parole per ribadire la stima. Poi scende, riprende posto e segue i lavori sbirciando più volte lo smartphone. Anche quando vengono chiamati i membri del nuovo Consiglio di Amministrazione Unesco, esibisce un invidiabile understatement. Attento, però, a non incrociare mai Giustiniani. Avrebbe potuto essere il coronamento di un'operazione storica. È una mattinata in cui mettersi una maschera addosso. La decisione di metterlo in minoranza è frutto di dinamiche interne e giochi di pesi maturati nelle ultime settimane, in cui la linea secessionista ha accelerato.
IL DUELLO
Quanto accaduto all'interno della Docg ha la forma di un regolamento di conti. Da tempo sono due le fazioni che si fronteggiano: i grandi produttori di Confagricoltura da una parte e i piccoli (che poi tanto piccoli non sono) della Coldiretti. Portare Giustiniani all'interno della Fondazione silurando Nardi è stato un segnale preciso: le dinamiche che hanno governato gli ultimi nove anni stanno cambiando e i grandi, ora, reclamano più spazio. Nardi, stando ai sussurri, paga l'eccessiva visibilità oltre al pasticcio dell'accantonamento del direttore Vettorello. La Fondazione avrebbe dovuto essere la sua via d'uscita onorevole dalla Docg per fare spazio a un nuovo presidente. Ma così non è stato. E le elezioni di marzo prometto scintille.
PRUDENZA
«Preferisco non entrare nelle dinamiche del Consorzio», avverte subito il Governatore Zaia nell'androne del Cerletti. Le modalità di questo avvicendamento rendono oggettivamente un po' più opaca però questa cerimonia. Anche se riuscire a dipanare la matassa non è semplice, da più parti nel mondo del Prosecco si parla di indelicatezza se non di ingratitudine nei confronti del Presidente. «Perchè riservargli un'uscita di scena così difficile?», si chiedono alcuni produttori. La verità è che è davvero difficile interpretare il sentiment interno alla Docg. I falchi da tempo chiedono un'inversione di rotta, una scelta di discontinuità. Ma le colombe ribadiscono: «Chi avrebbe potuto governare in maniera così equilibrata tutte le divisioni interne? Siamo di fronte a un voltafaccia che non fa bene al mondo delle colline».
I TRAGUARDI
Innocente Nardi ha guidato per 9 anni la Docg, inserendo un limite di mandato e portando il Consorzio al traguardo Unesco. A luglio esultava a Baku reggendo la bandiera italiana e pochi mesi dopo appone una firma all'atto di nascita che è poco più che una formalità. Tra i big delle colline c'è malessere per uno sgarro che va a punire (ingiustamente si sente ripetere) uno dei padri nobili del riconoscimento Unesco. Ma i falchi ribadiscono che la politica accentratrice ha portato ad una spaccatura. Forse, inoltre, la cacciata dell'ex direttore Vettorello ha prodotto un redde rationem in zona Cesarini. Ma di questo nessuno all'interno della Docg parla apertamente. «Perchè i panni sporchi si lavano in famiglia», confermano tra le colline del Prosecco superiore.
EF
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