L'UDIENZA
TREVISO «È stata un'udienza in cui ha iniziato a emergere

Martedì 11 Maggio 2021
L'UDIENZA
TREVISO «È stata un'udienza in cui ha iniziato a emergere un po' di verità. Sono stati sentiti due agenti della polizia giudiziaria della guardia di finanza molto preparati, sono stati analizzati alcuni fatti ma abbiamo ancora altre puntate. Vediamo». L'avvocato Ermenegildo Costabile, allontanandosi dal palazzo di giustizia di Treviso assieme al suo assistito, Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato ed ex direttore generale di Veneto Banca sotto accusa per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza bancaria e falso in prospetto, ha pronunciato solo queste poche parole al termine della seconda udienza del processo. Anche se, a conti fatti, sembra proprio che questo round sia stato a favore della difesa. Due i punti fondamentali: il primo riguarda l'ammontare delle operazioni baciate che dai 157 milioni certificati dalla Banca d'Italia sarebbero in realtà poco meno 40 milioni come sostenuto dalla Banca Centrale Europea (e in primis già dalla stessa Veneto Banca, ndr), il secondo invece che nella mole di documenti presentati ai giudici il nome di Vincenzo Consoli non appare mai.
I TESTIMONI
Ieri, sul banco dei testimoni, si sono seduti il maresciallo aiutante del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Venezia, Roberto Fiori, e il luogotenente del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza di Roma, Luciano Andreotti. Entrambi, ognuno per le indagini effettuate sull'ex popolare di Montebelluna, hanno ricostruito gli accertamenti effettuati dopo la segnalazione della Banca d'Italia e la perquisizione nella sede di via Feltrina il 17 febbraio 2015. Dall'analisi dei documenti e dei supporti informatici sequestrati dalle fiamme gialle, è emerso che le indagini sulle baciate, su un parterre di 76.800 azionisti, sono state condotte solo sui casi più evidenti, ovvero 72 società che al momento della compravendita di azioni erano già in liquidazione. Di queste ne sono state prese in esame, a campione, soltanto 19, e ne sono stati spulciati tutti i movimenti collegabili a Veneto Banca. L'impianto accusatorio si basa sul fatto che l'istituto di credito avrebbe concesso fidi o finanziamenti a soggetti che non avevano le dovute garanzie in concomitanza con l'acquisto di azioni della banca. Nascondendo poi l'operazione al patrimonio di vigilanza. Quei 157 milioni di euro che la difesa contesta, con un documento della Bce che gli dà ragione.
L'ACCUSA
Sotto la lente dei pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama è passato anche il famigerato aumento di capitale da 475 milioni di euro. Aumento che sarebbe stato garantito anche con 11 milioni di Veneto Banca stessa. Ad approvarlo, come sottolineato dall'avvocato Costabile, non è stato Vincenzo Consoli, che al tempo non sedeva già più nel cda ricoprendo la carica di direttore generale. E il ruolo del collegio sindacale in questa situazione non è stato chiarito. Così come la sopravvalutazione delle azioni, passate dai 21,25 euro del 2004 ai 40,74 del 2014. La battaglia si annuncia dunque complessa. Lunedì prossimo a testimoniare saranno due ispettori della Banca d'Italia.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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