Il Suem trasloca: «28 anni di sos»

Sabato 20 Aprile 2019
Il Suem trasloca: «28 anni di sos»
IL TRASFERIMENTO
TREVISO Nei giorni scorsi si è chiuso un capitolo importante della storia del Suem di Treviso. Dopo 28 anni di attività, è stata dismessa la storica centrale operativa del 118, sul lato Sud del Ca' Foncello. Prima che venisse allestita, tra il 1991 e il 1992, si chiamava servizio ambulanze. Un termine a dir poco riduttivo se si pensa al compito fondamentale svolto negli anni a venire: quello di dare risposta immediata, sempre e comunque, alle richieste d'aiuto dei cittadini. Ne arrivano circa 300 ogni giorno. È per questo che chi negli ultimi sei lustri è sempre stato in prima linea nelle emergenze che hanno coinvolto il territorio, non può che provare una certa nostalgia nel salutare una casa diventata ormai troppo piccola, anche alla luce dei lavori legati all'ampliamento della cittadella sanitaria, per contenere il cuore operativo dei soccorsi trevigiani. «Ventotto anni di chiamate, interventi, emergenze, dolore, emozione. Ciao» ha scritto su Facebook il vicedirettore del Suem Marialuisa Ferramosca poche ore prima della dismissione della centrale, spostata per il momento di pochi metri, in una stanza accanto alla biblioteca dell'ospedale, in attesa del definitivo trasferimento nella nuova sede, super tecnologica e all'avanguardia, che sorgerà nell'area dell'eliporto, operativo già da alcuni mesi. Un post che ha subito raccolto le reazioni di tanti colleghi ma anche di alcuni ex pazienti. «Grazie per il vostro lavoro, per la pazienza e il sangue freddo - ha scritto una ragazza -. Grazie per avermi salvata, ormai 5 anni fa: ero praticamente morta, e ora sono qui».
MIGLIAIA DI INTERVENTI
Quante vite siano state salvate in questi 28 anni dal personale del Suem non è neanche possibile immaginarlo. Sono tantissime. Solo pochi giorni fa un operatore, che verrà proposto per un riconoscimento ufficiale, ha salvato la vita a un bimbo di un anno che aveva ingoiato la punta di un cono gelato e stava soffocando. Sarebbe morto se l'infermiere, resosi conto che le normali procedure non funzionavano, non fosse riuscito a calmare la madre del piccolo e a suggerirgli al telefono di soffiare nella gola del bimbo, spingendo così la cialda nei polmoni, da dov'è stata poi rimossa in ospedale. Ma le emergenze gestite nella storica sede del Suem sono tantissime. «Basti pensare alle grandi alluvioni susseguitesi negli anni, all'incendio alla De Longhi, alla tragedia del Molinetto della Croda o addirittura alla Butangas, quando ci muovevamo ancora in Panda» ricorda il direttore del Suem Paolo Rosi che nel 1991 curò personalmente l'allestimento della sala operativa. E così ha fatto per quella che diventerà operativa da settembre, quando, conclusi i cantieri, dovrà essere ultimato l'allestimento tecnologico.
IL FUTURO
Otto postazioni di cui 4 per gli operatori, una control room dove gestire le grandi emergenze e allestire le unità di crisi, spazi più grandi e un garage per ambulanze. Senza dimenticare il nuovo elicottero, già in servizio, che può volare anche di notte. «Sarà un edificio ad alta automatizzazione - spiega Rosi - e ad altissima affidabilità. Abbiamo pensato a una centrale operativa autonoma e protetta, sganciata dall'ospedale. È importante perchè nel caso succeda qualcosa nei reparti, penso ad esempio a un incendio, la struttura rimarrà sempre operativa. Lo stesso vale per alluvioni e terremoti: l'obiettivo è quello di realizzare una centrale a prova di tutto».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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