Fondazione risponde no a Pozza la torre dell'Appiani sul mercato

Mercoledì 19 Febbraio 2020
IL BRACCIO DI FERRO
TREVISO Fine della storia. Ieri il consiglio d'indirizzo e d'amministrazione della Fondazione Cassamarca ha ufficialmente rispedito al mittente la proposta avanzata dal presidente della Camera di Commercio Mario Pozza per l'acquisto della torre C dell'Appiani: 23 milioni di euro, più una cifra da concordare, attraverso la conciliazione davanti al giudice, con cui chiudere la causa per danni legata al mancato trasloco dell'ente nella cittadella delle Istituzioni. «No, la valutazione della torre è di 30 milioni di euro», ha risposto il presidente di Ca' Spineda Luigi Garofalo (in foto), appoggiato da Cdi e Cda con un voto all'unanimità. La decisione è stata poi comunicata ufficialmente con una lettera spedita in Camera di Commercio. Quindici anni di litigi, scontri, trattative, tentativi di conciliazione e mediazioni, si chiudono con un nulla di fatto: la Camera di Commercio resta in piazza Borsa, mentre la torre C verrà messa sul mercato. Prosegue invece la causa per danni.
IL COMUNICATO
Un epilogo simile era già nell'aria da tempo. Venerdì scorso a Ca' Spineda era arrivata la lettera con la proposta ufficiale firmata da Pozza. Garofalo e i suoi tecnici l'hanno esaminata, dando un giudizio negativo. Vendere la torre a 23 milioni, come richiesto da Pozza in base a una stima fatta dal Demanio, avrebbe significato deprezzare l'intero Appiani con un perdita secca di 40 milioni di euro: «Inaccettabile», è stato il giudizio. E ieri altra discussione all'interno dei due massimi organismi della Fondazione. Ma la decisione era scontata: «Non possiamo alienare il cespite comunemente denominato Torre C in area Appiani a un prezzo inferiore ai valori di mercato», la spiegazione. Garofalo poi ci tiene a sottolineare un aspetto: «Tutti gli organismi della Fondazione sono stati compatti nell'appoggiare questa linea, dal consiglio d'Indirizzo e dl'Amministrazione, a tutti i sindaci».
DELUSIONE
Pozza, che in mattinata nutriva ancora qualche speranza, a sera era a dir poco amareggiato: «Abbiamo fatto la nostra offerta in base alla valutazione elaborata dall'agenzia del Demanio, cui dobbiamo sottostare per legge - ha chiarito - di più non potevamo offrire. Mi dispiace: ho sempre cercato di mantenere aperto il dialogo, nessuno può dire che in tutti questi anni non mi sia battuto per trovare una soluzione che andasse bene a tutti. Fondazione ha fatto la sua scelta: auguri. Gli auguro veramente di trovare sul mercato qualcuno disposto a pagare 30 milioni di euro per la torre».
IL FUTURO
Adesso i piani cambiano, per tutti. Fondazione è pronta a valutare le offerte per la torre e già qualcuno si è fatto avanti con dei sondaggi. La Camera di Commercio invece rivaluta i propri obiettivi: «Siamo proprietari del palazzo di piazza Borsa. Quella è la nostra casa. Adesso decideremo cosa fare. Se fosse andata a buon fine l'operazione con la Fondazione era già pronto un piano di riqualificazione di tutta l'area di piazza Borsa. Adesso qualcosa la rivedremo, ma la cifra ipotizzata per l'acquisto della torre la potremmo utilizzare per recuperare il nostro palazzo secondo le nostre esigenze. Mi dispiace che stia finendo così. Non è mai positivo quando due istituzioni hanno questo tipo do scontri, non si fa il bene di nessuno. Noi però dobbiamo concentrarci sulle esigenze di un tessuto di imprese tra i più importanti d'Italia che ha bisogno di sostegno e servizi. E su questo lavoreremo». Resta in piedi il duello in tribunale: «La causa va avanti - ammette Pozza - ma ci difenderemo. Sulla questione dei danni abbiamo anche noi molte cose da dire, non saremo di certo immobili e passivi. Anzi: sono in arrivo grosse sorprese».
Paolo Calia
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