Candidopoli, in due davanti al giudice danno le prime risposte

Venerdì 1 Ottobre 2021
Candidopoli, in due davanti al giudice danno le prime risposte
IL CASO
ROVIGO In due hanno scelto di rispondere alle domande e offrire una propria versione dei fatti, in modo da ridimensionare la portata delle accuse che sono state loro rivolte nell'ambito dell'indagine battezzata Candidopoli e che ha al centro di tutto le alchimie elettorali del partito di ultradestra L'altra Italia, creato e animato dal pugliese Cosimo Damiano Cartelli, detto Mimmo, le cui liste sarebbero state presentate non solo attraverso firme false, ma anche inserendo nelle liste stesse candidati a loro insaputa.
PRIME RISPOSTE
Proprio il fondatore e segretario del movimento politico, finito agli arresti domiciliari, ha scelto di fornire dei chiarimenti sulle vicende in questione al giudice per le indagini preliminari Raffaele Belvederi. Ieri, infatti, si sono tenuti gli interrogatori di garanzia per i cinque esponenti di L'altra Italia che sono stati gravati da misure cautelari. Per Cartelli gli arresti domiciliari, per il 58enne Francesco Foti, di Rovigo, vigile urbano, nonché presidente del partito e consigliere comunale a Barbona, così come per l'altro consigliere eletto a Roccantica, in provincia di Rieti, il 49enne leccese Gianluca Trisiello, è stata invece disposta l'interdizione dai pubblici uffici per un anno, oltre all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre per Franco Merafina, segretario pugliese di L'altra Italia e in campagna elettorale come candidato al consiglio comunale di Cerignola, nonché per Felicetta Tartaglia, foggiana di San Paolo di Civitate, il solo obbligo di firma. Oltre a Cartelli, anche Trisiello ha accettato di sottoporsi all'interrogatorio, mentre le difese degli altri tre indagati hanno ritenuto opportuno la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere.
L'INDAGINE
In tutto sono al momento 15 gli indagati che a vario titolo avrebbero concorso a vario titolo alla formazione e alla presentazione di liste taroccate di candidati in 23 amministrazioni locali, da Nord a Sud, con aspiranti sindaci che nemmeno avevano idea del paese nel quale si trovavano in lizza, con firme di ultraottantenni che ne hanno disconosciuto la paternità o con firme apposte per liste in realtà diverse da quelle dell'effettiva presentazione, senza contare le candidature di esportazione con liste formate da persone residenti da tutt'altra parte e in alcuni casi nemmeno a conoscenza di essere in corsa per un posto da amministratore. In sostanza, quello che è emerso con le indagini, del resto già segnalato a più riprese anche da Striscia la notizia, è che non solo sarebbero state falsificate le firme necessarie per la presentazione delle liste, ma proprio i componenti delle liste erano inseriti senza che ne sapessero alcunché.
L'indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Padova e coordinata dal sostituto procuratore Ermindo Mammucci, che in considerazione del fatto che i falsi dei quali sono accusati gli indagati rappresentano una minaccia alla regolarità delle intere operazioni di voto, quindi gravemente lesiva dei diritti elettorali dei cittadini, ha chiesto e ottenuto dal gip Belvederi le cinque misure cautelari, in particolare per gli esponenti più attivi del movimento, il segretario nazionale, i due consiglieri eletti che hanno ricoperto il ruolo di autenticatori delle firme, nonché i due alfieri di L'altra Italia in Puglia.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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