Venice, parte l'attacco alle banche

Giovedì 18 Aprile 2019
Venice, parte l'attacco alle banche
L'INCHIESTA
PORDENONE Si batte cassa in banca per ottenere un risarcimento, anche parziale, dei soldi persi investendo nel finto mercato valutario della Venice Investment Group del portogruarese Fabio Gaiatto, in misura cautelare dallo scorso settembre e attualmente detenuto nel carcere di Tolmezzo. La partita è aperta su più fronti. A muoversi per primo era stato il legale dell'associazione Afue, l'avvocato Enrico Conti, che in fase processuale aveva depositato un atto di citazione del responsabile civile, nella misura di 1,5 milioni, nei confronti della Zagrebacka Banka, sede di Zagabria, e della Nova Ljubljanska Banka di Lubiana. Sono i due istituti di credito dove sono stati movimentanti, attraverso i conti della Venice Investment Holding Ltd e della Venice Investment Group croata, decine di milioni di euro senza che sia mai stata segnalata alcuna operazione sospetta, come previsto dalle direttive antiriciclaggio, comprese quelle europee a cui a cui devono adeguare anche Croazia e Slovenia. Il legale di Afue si sta muovendo anche nei confronti delle filiali bulgare di Hypobank e Addiko con una richiesta di mediazione che riguarda risparmiatori che attraverso la Venice hanno versato somme tra i 6/10mila euro su conti bulgari.
Ci sono altri 150 risparmiatori, rappresentati dal legale portogruarese Michele Peretto, che tenteranno di essere rimborsati dalle banche. «Ho inviato una lettera di diffida a Unicredit Europa, capogruppo di Zagrebacka e Nova Ljubljuanska - conferma Peretto - Non è possibile che il gruppo non si sia accorto di nulla e non sia scattata alcuna segnalazione sulla base della normativa antiriciclaggio. Le operazioni sospette andavano segnalate. Ci sono stati anche parecchi versamenti in contanti, di somme importanti, a cui non è corrisposta alcuna segnalazione alle autorità preposte». Peretto lascia intendere che la diffida è soltanto il primo passo. Se non ci sarà alcuna reazione da parte di Unicredit, si passerà alla mediazione obbligatoria bancaria.
Il timore è che dal processo - il 29 maggio sarà giudicato Gaiatto con rito abbreviato e l'8 ottobre comincia il dibattimento per coloro che sono stati rinviati a giudizio - i risparmiatori non avranno alcun ristoro. I patteggiamenti hanno escluso le parti civili, che si dovranno accontentare delle donazioni di poche migliaia di euro, e i beni sequestrati alla Studio Holding, grazie al reato di autoriciclaggio, sono stati confiscati con il patteggiamento di Najima Romani, compagna di Gaiatto e amministratore della società a cui erano intestati immobili per circa 4 milioni di euro. Resta in sospeso l'istanza di sequestro conservativo avanzata in udienza preliminare dagli avvocati Luca Pavanetto, Antonio Malattia e Daniela Magaraci sui beni degli imputati. Il gup Eugenio Pergola non si è ancora pronunciato.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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