Venice, coimputati di Gaiatto a rischio beni per 10 milioni di euro

Mercoledì 7 Agosto 2019
LA MEGA TRUFFA
PORDENONE Vale quasi 10 milioni di euro il sequestro conservativo ottenuto da sette avvocati di parte civile per conto di circa 380 risparmiatori incappati nelle rete tesa dalla Venice Investment Group creata dal trader portogruarese Fabio Gaiatto, già condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Il decreto - come afferma il legale Luca Pavanetto (310 vittime e 8 milioni da recuperare) - rappresenta «una base importante su cui costruire un vero percorso risarcitorio». Pavanetto, nel momento in cui lo scorso marzo aveva presentato l'istanza, aveva allegato una serie di visure catastali in cui si individuano ville, appartamenti, terreni e capannoni. La forbice concessa dal gup Eugenio Pergola è tuttavia più ampia, perchè dà la possibilità di inserire nella lista dei sequestri anche beni mobili, titoli, crediti e conti correnti.
LE IPOTECHE
Anche gli avvocati Gialuca Liut e Ilaria Giraldo (9 vittime che pesano per 160mila euro) all'istanza hanno allegato visure catastali e ipotecarie «da cui risulta - spiegano - che tutti gli immobili di proprietà degli imputati sono gravati da formalità pregiudizievoli. Si tratta di ipoteche, quindi gli immobili inidonei a soddisfare le pretese risarcitorie». Questo significa che il sequestro verrebbe trascritto dopo le ipoteche. L'8 ottobre, davanti al collegio del Tribunale di Pordenone, si aprirà il processo contro i 13 coimputati di Gaiatto. «In caso di condanna - spiega Liut - quando la sentenza diventerà esecutiva, il sequestro conservativo si converte in pignoramento. A carico dei beni pignorati si apre una procedura esecutiva in cui i creditori ipotecari vengono soddisfatti in via anticipata rispetto agli altri creditori. I crediti delle parti civili che hanno ottenuto il sequestro sono privilegiati rispetto a ogni altro credito anteriore non privilegiato». Anche per Liut e Giraldo il decreto firmato dal Gup costituito un «altro importantissimo passo perchè le parti civili siano risarcite. Ora è fondamentale che nel processo che si aprirà a ottobre venga accertata la responsabilità penale degli imputati, accusati di reati molto gravi, in particolare per il concorso nelle truffe aggravate con danni patrimoniali di circa 27 milioni di euro».
LE IMPUGNAZIONI
I difensori dei collaboratori di Gaiatto possono impugnare il decreto. «Possono farlo - conferma Pavanetto - ma è ben motivato, non vedo margini per un annullamento. Questo sequestro è un segnale importante, rappresenta un'apripista in una situazione del genere. Non si può dire che alle vittime sia mancata la vicinanza da parte di Procura e Tribunale di Pordenone». Pavanetto è già al lavoro per dar esecuzione al provvedimento del Gup. Con lui anche gli avvocati Antonio Malattia, Daniela Magaraci, Geni Drigo e Mario Boer. Drigo (18 vittime per un danno di quasi 800mila euro) sta anche cercando di capire se vi sono spazi per contrastare la confisca dei beni di Fabio Gaiatto e della compagna Najima Romani, scattata perchè a entrambi era contestato il reato di autoriciclaggio. I risparmiatori, infatti, sono stati doppiamente beffati. Da Gaiatto, che fingeva di investire i loro soldi nel mercato valutario. E dalla norma che prevede, in caso di confisca, che tutti i beni e il denaro vadano allo Stato. Così sarà per appartamenti, case, ville e terreni acquistati dal trader di Portogruaro con i soldi dei suoi clienti. Gli altri imputati non devono rispondere di autoriclaggio. I loro beni, pertanto, sono aggredibili. E se adesso dovessero venderli, chi li acquista, dopo tutto il clamore suscitato dalla vicenda giudiziaria, non può giustificarsi dicendo che era in buonafede
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci