Pietra d'inciampo per Angiola Mortara, vittima della Shoah

Sabato 13 Aprile 2019
PRATA
Ha ottenuto una risposta positiva, da parte della Giunta, l'interpellanza, presentata dal consigliere comunale Moreno Puiatti, del gruppo consiliare Noi per Prata, per la posa di una pietra di inciampo in memoria di Angiola Mortara, una cittadina di Prata rimasta vittima delle persecuzioni razziali durante l'occupazione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale. «Nelle vicende storiche di Prata vi è stata, con certezza, - ha affermato Puiatti - un'atroce deportazione di una inerme anziana rimasta vittima delle persecuzioni razziali durante l'occupazione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale. Dai resoconti storici il 4 aprile 1944 scompare nel nulla la signora Angiola Mortara, vedova Paiola, di 80 anni, paralizzata, suocera del farmacista di Prata, abitante nella villa del genero, che ancora esiste in via Cesare Battisti. Tale episodio era patrimonio delle memorie di pochi anziani e viene narrato, cambiando i nomi dei personaggi, nel romanzo breve Il luogo dell'anima di Margherita Di Tullio. Il nome della vittima della Shoah risulta anche nell'elenco del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
Le pietre d'inciampo nascono da un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per creare una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L'iniziativa, attuata in diversi Paesi europei, consiste nell'incorporare, nel selciato, davanti alle ultime abitazioni delle vittime, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore.
Giuditta Angiola Mortara era nata in Italia, a Viadana, in provincia di Mantova, nel 1863. Fu arrestata a Prata di Pordenone, nella sua abitazione, il 4 aprile del 1944.
Il dottor Zamparo fu il farmacista di Prata dagli anni Trenta fino ai primi anni Cinquanta. Casa e bottega nell'edificio che ospitò la farmacia fino ai primi anni '80. Tessera fascista, sembra, addirittura, fosse segretario del fascio locale. Ma tanto non fu sufficiente a salvare la suocera, sorda e cieca, che se ne stava tutto il tempo in un salottino adiacente la farmacia.
L'anziana signora ebrea fu prelevata e caricata su un camion, davanti agli occhi increduli di alcuni passanti. Probabilmente non giunse a nessun campo di sterminio: trattata come un sacco, la sua debolezza la salvò dal provare altri dolori e umiliazioni. Voci la danno per morta, nel giro di poche ore, a Maron di Brugnera, in qualche locale attrezzato a caserma. In un suo scritto la storica pordenonese Teresina Degan sostiene fossero italianissime camicie nere.
«Non potevamo ha affermato il sindaco Favot non appoggiare questa iniziativa. La pietra d'inciampo verrà posizionata sul selciato di fronte a Villa Zamparo, lungo via Battisti, luogo in cui l'anziana viveva».
Franco Mazzotta
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