Per papa Luciani in processione a San Liberale

Mercoledì 20 Ottobre 2021
Per papa Luciani in processione a San Liberale
SACILE
La beatificazione di papa Giovanni Paolo I, annunciata da papa Francesco, è stata accolta con grande soddisfazione dai sacilesi che, dell'allora vescovo Albino Luciani hanno avuto occasione di conoscere la grande umanità, la semplicità. Ma anche «l'amore che traspariva - ricordano i più anziani - dalla sua flebile voce che entrava nei nostri cuori, assieme al suo sorriso, nelle visite alle famiglie, nelle sue frequenti presenze nella nostra Parrocchia. Maria Balliana ha ricordato, nell'ultimo numero del bollettino Amare, uno dei momenti religiosi e non solo, più cari ai sacilesi: la traslazione della reliquia di San Liberale, copatrono della città, dal Duomo, al Tempio dedicato al santo che finalmente tornava a casa. «Sono passati sessant'anni - ricorda Maria Balliana - da quella processione dell'8 ottobre 1961, di cui ci rimangono tante foto di Bepi Missinato, a documentare una giornata memorabile per Sacile. In testa al corteo aperto da tre chierichetti e dalla banda cittadina, dal capitolo foraniale al completo e da numerosi ex cappellani della parrocchia di San Nicola, subito prima dell'urna del santo adorna di fiori rossi, camminava l'allora, informa, vescovo di Vittorio Veneto,monsignor Albino Luciani, il futuro papa Giovanni Paolo I».
«Dietro di lui camminavano l'allora sindaco Mario Viotto, con le altre autorità civili e militari - prosegue Balliana -, con il gonfalone comunale e il comandante dei vigili urbani Angelo Covre. Lo sventolio di bandiere e infine i fedeli, serrati in file per difendersi dal tempaccio, attraversarono le vie addobbate a festa con fiori, arazzi e luci. Poi il momento cruciale, l'arrivo al Tempio e i discorsi ufficiali tra i quali - sottolinea - quello dell'arciprete monsignor Antonio Pasqual. Il vero e cocciuto artefice della costruzione del Tempio che, come lui stesso ricordò quel giorno, dovette affrontare e superare mille difficoltà, premiate dalla generosità dei cittadini che non esitarono a finanziare, con le loro offerte, il nuovo tempio di cui si parlava in città dal primo dopoguerra, con l'idea di realizzare un ossario per i caduti del 1915/18».
La chiesa, progettata dall'ingegnere Riccardo Bertoia, già preside della scuola media, che si ispirò al famoso dipinto dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, è costata 20 milioni di lire, il doppio del preventivo, non era ancora completata ma «l'urna preziosa, che il giorno prima era stata attentamente ispezionata per verificarne il contenuto, poteva essere deposta nel luogo che da tempo l'aspettava».
«Questa la cronaca di sessant'anni fa. Ma la storia del culto di San Liberale Martire - rammenta Maria Balliana -, il secondo e meno festeggiato patrono di Sacile, è lunga ricca di episodi che varrebbe la pena ricordare anche perché la devozione per san Liberale risale a tempi molto antichi, solo che il Liberale delle origini era il Confessore, patrono di Treviso, venerato in un territorio molto vasto che arrivava fino alle sponde del Livenza. L'antico sacello lungo la strada che mena a Pordenone (come annota Italico Nono nel suo Sacile e le castella del Livenza), è stato sostituito alla fine del Seicento da un tempio più grande dotato di cantoria per coro e organo, con un piccolo porticato sempre titolata a San Liberale Confessore, che si cambiò - aggiunge - in Martire il tutto per via di un dono che un sacerdote sacilese, don Domenico Gaiotto ricevette dal cardinale Gaspare de Carpineo che, in segno di amicizia gli regalò i resti di San Liberale Martire appena esumati dal cimitero Ponziano di Roma. Nel 1693 il sacro dono passò nelle mani di don Faustino Linardello, della collegiata di Sacile ma ci sono voluti - conclude Balliana - altri 40 anni perché l'urna venisse collocata al suo posto e venisse cambiata la intitolazione che da allora è stata dedicata a San Liberale Martire».
Michelangelo Scarabellotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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