MESTRINO
«La sua voglia di lottare e di vivere pienamente è l'eredità

Domenica 13 Gennaio 2019
MESTRINO
«La sua voglia di lottare e di vivere pienamente è l'eredità che Chiara ha lasciato a tutti voi». E' con queste parole che don Sergio Turato si è rivolto ai tantissimi giovani che ieri pomeriggio si sono raccolti in chiesa a Mestrino per l'ultimo saluto a Chiara Cappellaro, l'animatrice ventisettenne sconfitta dalla malattia dopo un anno di lotta. Lei, che è stata la loro guida, e che anche nel pieno della malattia non si è tirata indietro mettendosi al fianco dei ragazzi nel viaggio in Bosnia della scorsa estate, continuerà a germogliare. Ieri pomeriggio l'addio alla ventisettenne ha coinvolto tutta la comunità: non solo all'interno della grande chiesa di San Bartolomeo, dove il feretro è arrivato in mattina per la veglia, non c'era più posto neppure in piedi, ma rapidamente si è riempita anche la vicina sala polivalente dove era stato predisposto uno schermo per seguire i funerali. Accanto al feretro, ricoperto di rose chiare, il papà Silvano, la mamma Annamaria, la sorella minore Angela, e il fidanzato Nicola con il quale Chiara aveva condiviso tanti sogni. «Chiara è stata un dono per la comunità, ha lasciato un seme che non può non germogliare in terre accoglienti e preparate - ha detto don Sergio nell'omelia -. Chiara ha lottato fino all'ultimo, come una combattente, e noi siamo qui oggi a darle l'ultimo saluto terreno. In questi giorni ho pensato al nostro cammino come comunità fatto accanto a Chiara, soprattutto in questo ultimo periodo. Ai momenti intensi di preghiera, alle speranze che ci hanno accompagnato. E ora certo abbiamo tanti perché che ci affollano la testama anche la morte può essere feconda. E mi rifiuto di pensare che quella di Chiara sia stata una morte inutile, perché lei ha seminato tanto, e il seme continuerà a germogliare». Ed è leggendo un messaggio che Chiara aveva scritto a giugno dopo la morte della diciassettenne Anna Mezzalira, anche lei a causa della malattia, che il sacerdote ha invitato i giovani a vivere a pieno le loro vite. «Nessuno può togliere la rabbia e il dolore scriveva la ventisettenne rispondendo a chi le aveva chiesto perché? -, ma bisogna provare a pensare a quanto di bello ci lascia chi se ne va così presto, a quanto importante è stata la sua esperienza fra noi e tutti i momenti speciali condivisi. Prendere tutto questo come esempio di forza, speranza e vita vera. Perché una persona può vivere anche 80, 90 anni, ma se ha una vita vuota è come se questa non ci fosse già più. Un po' alla volta sto provando a capire che avere fede non significa sperare che una preghiera sistemi le cose, ma che aiuti a non arrendersi a questi momenti. A sentirsi accompagnati da Gesù». E ancora Chiara scriveva: «L'ho sempre vista come una vera guerriera nonostante i suoi soli 17 anni, ed è questa l'immagini che bisogna continuare a far vivere, un esempio per ricordarci che bisogna vivere e non sopravvivere».
Barbara Turetta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci