LA CHIUSURA
PADOVA È stato il primo negozio che i coniugi Rovelli hanno

Sabato 5 Dicembre 2020
LA CHIUSURA
PADOVA È stato il primo negozio che i coniugi Rovelli hanno aperto a Padova. Il primo negozio in Italia a vendere bubble tea, una bevanda composta di sfere liquide di sciroppo, e il primo a vendere gelato per cani. E ora, il punto vendita di via del Santo chiuderà. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il Covid. «Abbiamo cominciato da qui il 12 settembre 2013 racconta Ruggero Rovelli E la crisi derivata dalla pandemia ci ha dato il colpo di grazia. Resteranno regolarmente aperti i punti vendita di via Umberto I e piazza dei Signori». C'è amarezza e rabbia, delusione e scontento in questa decisione. «Mia moglie ed io abbiamo deciso di aprire qui per diversi motivi, il primo dei quali è che, da milanesi, credevamo fosse una delle vie più importanti di Padova. C'era un bel progetto di cui si parlava in Ascom per farla diventare un'arteria del circuito dello shopping spiega A queste promesse ci abbiamo creduto. Il Covid ha portato via gli studenti, i giovani, i turisti. Tutto».
Questa settimana la sede storica verrà smantellata. Poi abbasserà la saracinesca. Una situazione, quella pandemica, che ha acuito problemi già presenti. E Rovelli ne ha parecchi di sassolini dalle scarpe da togliersi. «Un anno di crisi lo si può gestire, a meno che non si abbia scialacquato o non si abbia aperto da pochissimi mesi dice Però ci sono tante cose che non sono gestite bene. Quel 30 ottobre, alla manifestazione dei commercianti sul Liston, ho passato io il microfono all'assessore regionale Roberto Marcato. Ha detto che chi chiudeva era un codardo. Però solo pochi giorni dopo il governatore Luca Zaia decide di fare una zona gialla plus, costringendoci a vivere e lavorare come se fossimo in zona rossa». Servono certezze, obiettivi, sicurezze. Durante il primo lockdown Rovelli e la moglie Annalisa Cretella si erano ingegnati anche con le consegne, nonostante il loro modello di business fosse lontano dal mondo del delivery. E ora, dicono, si sono sentiti togliere la terra da sotto i piedi. «A questo punto mettici in zona rossa tutti, chiudiamo e ci dai i contributi. Oppure, se siamo in zona gialla ci si comporta di conseguenza senza mischiare provvedimenti e limitazioni che poi creano solo disagi».
Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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