IL CASO
PADOVA Insulti razzisti, minacce di morte, spintoni e pugni in faccia.

Venerdì 20 Settembre 2019
IL CASO
PADOVA Insulti razzisti, minacce di morte, spintoni e pugni in faccia. Il campionario della violenza al completo. Il vergognoso episodio è andato in scena davanti ad una scuola media di Padova sotto gli occhi esterrefatti di decine di studenti e, soprattutto, sotto gli occhi di una giovane mamma che ha incitato e fomentato il proprio figlio invitandolo a «picchiare più forte». Non siamo di fronte ad una semplice lite tra adolescenti, quindi: davanti al cancello dell'istituto si è consumato un episodio ben più grave. La donna, un'italiana di origine sinti di 31 anni, è stata denunciata per un doppio reato: minacce e istigazione a delinquere.
LA CAMPANELLA
Succede tutto martedì mattina in una scuola nella zona nord della città. Alle otto in punto due dodicenni trovano per terra un braccialetto di bigiotteria di colore oro. Se lo mettono in tasca ed entrano a scuola. Due ore dopo, bussa alla porta un'insegnante di un'altra classe: «Un mio alunno non trova più il proprio braccialetto. Qualcuno di voi l'ha trovato, per caso?». I due ragazzini alzano la mano, uno di loro mette le mani in tasca e lo riconsegna. «L'abbiamo trovato davanti al cancello». La porta si chiude, la lezione continua e tutti pensano che sia finita qui. Tutti, tranne il proprietario del braccialetto, un undicenne di un'altra classe.
NEL CORTILE
All'una, quando suona la campanella, indossa nuovamente il braccialetto e attende davanti al cancello i due alunni di un anno più grandi. Per ringraziarli? No, per picchiarli. Appena li vede si scaglia con violenza contro di loro: ne colpisce uno con un pugno su un occhio e l'altro con due pugni all'altezza della nuca. Uno dei due studenti è di colore e l'undicenne gli urla contro anche un pesante insulto di stampo razzista. Volano minacce e parole grosse. «Volevate rubarmi il braccialetto» è il senso dell'accusa, accompagnata dalla raffica di offese.
La mamma dell'undicenne è lì, all'uscita della scuola, e probabilmente è già stata informata dal figlio. Secondo la ricostruzione di diversi testimoni, assiste all'aggressione e lo incita a più non posso. «Picchiali, picchiali. Più forte, più forte». A tutto ciò si aggiungono anche le minacce: «Sappiamo dove abitate, veniamo a casa vostra e vi ammazziamo. Porto anche l'altro mio figlio». Dopo alcuni minuti paurosi e concitati, la lite finisce e tutti tornano a casa.
IL RITORNO A CASA
La sera stessa, però, i due alunni pestati non riescono proprio a far finta di nulla. Sono scioccati e temono un secondo round. Non hanno riportato particolari ferite, ma nella loro mente passano continuamente i pugni e le offese subite. Decidono quindi di raccontare tutto ai genitori. Il giorno seguente, mercoledì, due famiglie si presentano quindi al comando dei carabinieri di via Rismondo per presentare formale denuncia. Gli uomini della stazione di Padova Principale, guidati dal comandante Giovanni Soldano, avviano subito gli accertamenti. Rintracciano quattro genitori testimoni e li ascoltano. Appurano che la ricostruzione delle due giovani vittime è fedele alla realtà e si presentano a casa di madre e figlio violenti. L'obiettivo è proprio quello di evitare il temuto secondo round.
LE CONSEGUENZE
La donna è stata denunciata, il giovane non è perseguibile penalmente (avendo meno di 14 anni) ma il fatto è stato comunque segnalato alla Procura dei Minori. Gli stessi carabinieri hanno parlato dell'episodio con la dirigente scolastica, concordando che verranno organizzate delle lezioni sul tema del bullismo e della cultura della legalità. L'istituto, una volta prese tutte le informazioni necessarie dall'autorità giudiziaria, potrà prendere provvedimenti anche dal punto di vista didattico. «Non conosco i dettagli del fatto in questione, ma a livello generale posso dire che purtroppo gli episodi di violenza sono sempre più frequenti - osserva il provveditore provinciale agli studi Roberto Natale -. La scuola riflette la nostra società, spesso conflittuale e competitiva. Ben vengano gli incontri in classe sul tema del bullismo».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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