I LOCALI
PADOVA «Non siamo contro le disposizioni e nemmeno contro gli altri

Giovedì 27 Febbraio 2020
I LOCALI PADOVA «Non siamo contro le disposizioni e nemmeno contro gli altri
I LOCALI
PADOVA «Non siamo contro le disposizioni e nemmeno contro gli altri operatori, chiediamo però chiarezza perchè siamo stati i professionisti penalizzati immediatamente dalla diffusione della notizia del Coronavirus». Le parole sono di Andrea Cavinato, presidente della sezione di Padova del Sindacato italiano locali da ballo-Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, titolare a Campodarsego del Paradiso Latino. L'Associazione conta una trentina di iscritti. Si tratta di imprenditori che hanno locali quali discoteche, spazi di grandi dimensioni, circoli molto più piccoli e balere anche in questo caso di varia ampiezza. Nell'ordinanza regionale è stata indicata la chiusura dei locali notturni. Ed è proprio su questo termine che si è creato il qui pro quo accanto poi alla crescente paura che ora dopo ora ha attanagliato moltissime persone. Nella tipologia sono rientrate appunto le discoteche. Già sabato scorso, prima dell'emissione del provvedimento, i locali hanno visto un'affluenza molto scarsa. Domenica, con il provvedimento, serrande abbassate. Rimarranno, per ora, fino a domenica 1 marzo. «Non dico che non si debba aver chiuso o chiudere - specifica Cavinato - ma se la strada che si è voluto intraprendere è quella di evitare l'aggregazione, allora il provvedimento va ampliato a tutti quegli spazi come bar, discopub, ristoranti ed altro, con una capienza elevata anche maggiore di certe discoteche. La nostra categoria invece è stata la prima ad essere stata penalizzata. Un problema terminologico che ha creato la differenza visto che per locali notturni in quanto tali si intendono i lap dance. Occorre - sottolinea il presidente - chiarezza nell'interpretazione delle norme. La psicosi ha fatto il resto considerato che già sabato sera, prima di ogni decisione, alcuni locali hanno scelto di chiudere mentre in quelli rimasti aperti si è registrato in media un calo del 70% delle presenze. Si era già diffusa la notizia che non si doveva andare in luoghi affollati. Erano però pieni altri tipi di locali dove le persone sono una vicinissima all'altra. Certo in parte anche all'aperto». Legittimo per Cavinato e per tutti i colleghi imprenditori, chiedersi con che modalità si è scritta l'ordinanza. Continua il presidente: «Ad esempio in Lombardia è stata disposta la chiusura di tutti i locali dopo le 18. Scelta unanime, chiara, precisa. La mia - ripeto - non vuole essere una polemica, ma una constatazione. E' saltato uno dei fine settimana più importanti della programmazione annuale, quello di carnevale. E' in arrivo un altro appuntamento, quello della festa della donna, domenica 8 marzo, per il quale si attende il da farsi perchè fino a lunedì siamo bloccati. La nostra paura è che sarà anche quello a rischio, non tanto per l'eventuale prolungamento della chiusura, ma per l'onda lunga del panico che ormai la gente ha. C'è paura, psicosi». Quindi, anche se si dovesse aprire, per il potenziale effetto di non andare in luoghi con tante persone ancorchè al chiuso, si teme che il pubblico rimanga lontano con il rischio, a locali anche aperti, che non ci vada nessuno e che il danno economico sia maggiore rispetto a tenere le attività chiuse. «Questa ora è la vera situazione da affrontare. Chiediamo quindi di valutare molto bene quanto sarà indicato nel nuovo provvedimento in arrivo e che si indichi precisamente che cosa si intende per non si può creare aggregazione, elemento questo del provvedimento in essere. Secondo noi si tratta dei grandi eventi, non certo di discoteche e locali. Consideriamo che sono state riaperte le palestre dove ad esempio si tengono corsi di ballo. Siamo in un momento storico dove le discoteche - conclude il presidente Cavinato - vivono un periodo contrario. Adesso con questa situazione molti imprenditori rischiano forte e con loro posti di lavoro ed indotto. Le perdite sono già elevate di decine e decine di migliaia di euro. Ci auguriamo che l'ordinanza termini domenica, che le persone smettano di avere timori ingiustificati e che si ritorni alla vita normale. Io ed i miei associati siamo fiduciosi. Mi auguro che il nostro appello non cada nel vuoto».
Michelangelo Cecchetto
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