«Era un esperto di guida rispettoso del codice della strada»

Lunedì 21 Ottobre 2019
CASALE DI SCODOSIA
Un camionista esperto, un bravo papà e anche un abile cuoco. «Massimo, oltre a essere una buona forchetta, sapeva cucinare bene, soprattutto il pesce. Ai pranzi di famiglia a casa della suocera portava sempre qualcosa di buono oppure si metteva ai fornelli». All'indomani dell'incidente nella A21 Torino-Brescia costato la vita a Massimo De Battisti, 57enne di Casale di Scodosia, i familiari vogliono ricordarlo con il sorriso, nonostante il grande dolore.
«Venerdì avevamo pranzato insieme racconta il cognato Stefano Busin non riesco a credere che sia finita così. Massimo era un esperto di guida, sempre attento e rispettoso del codice della strada. Non so cosa sia successo». Lo schianto tra il tir del padovano, che trasportava polli e quello di un 44enne di Castenedolo (Brescia) che trasportava salumi è avvenuto poco prima delle 6 tra i caselli di Cremona e Manerbio, in direzione Brescia. Le cause restano ancora da accertare: tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti ci sono un tentativo di sorpasso oppure un malore o un colpo di sonno di uno dei due camionisti. Ad avere la peggio è stato il padovano, morto praticamente sul colpo: ogni tentativo di rianimazione da parte dei soccorsi è stato vano. L'altro conducente invece ha raggiunto l'ospedale di Brescia in elisoccorso: le ferite sono gravi ma non rischia la vita e la sua testimonianza sarà un tassello importante per fare chiarezza sulla dinamica dell'incidente, che ha paralizzato l'autostrada per più di otto ore: il tratto è stato riaperto soltanto nel primo pomeriggio. Dalla procura di Brescia si attende ancora il nullaosta sulla salma in modo da poter celebrare il funerale.
Il 57enne, sposato con Manuela, padre di due figli ancora giovani e già nonno, abitava in via Boschetto e in passato aveva avuto problemi cardiaci. Il mestiere di camionista l'aveva ereditato dal padre: i De Battisti, infatti, guidano tir da generazioni. In passato si dedicavano al trasporto di ghiaia, poi la crisi del settore delle costruzioni aveva spinto Massimo a cambiare merce, trasportando pollame. Teneva il camion come un gioiello ed era un gran lavoratore, uno di quelli che non si concedono molti svaghi, raccontano gli amici e i compaesani. Il caffè al bar, però, era un appuntamento fisso: tutte le sere faceva una capatina al bar Stella d'Italia, prima di mettersi al volante per poi tornare la mattina dopo. Difficile, per i baristi e gli altri avventori abituarsi all'idea di non vederlo più. «Parlava del più e del meno ma anche di quando sarebbe andato in pensione ricorda Gina Marsotto, una dei titolari ultimamente lo vedevo molto stanco, la vita da camionista lo metteva a dura prova».
Maria Elena Pattaro
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