Lega, le dimissioni di Fontana. «Punizione per il Veneto? No, non credo E poi magari Matteo mi dice: vai avanti»

Martedì 17 Novembre 2020 di Alda Vanzan
Liga, le dimissioni di Fontana. «Punizione per il Veneto? No, non credo E poi magari Matteo mi dice: vai avanti»
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Lorenzo Fontana dice che «non si può stare dietro a tutto». A 40 anni, già ministro, è deputato della Repubblica e, per la Lega, vicesegretario federale, componente della segreteria politica di Salvini, segretario della Lega-Liga Veneta nonché, dallo scorso fine settimana, nuovo capo dipartimento Famiglia e valori identitari del partito. Domenica mattina, con un comunicato stampa, ha detto che lascerà l'incarico veneto.

Per la precisione: «Alla luce della nomina a capo dipartimento auspico che ora, visti gli impegni di valenza nazionale e la portata del nuovo incarico, si possa individuare una nuova guida per la Liga Veneta».

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Segretario, quindi si dimette?
«Io non mi sono dimesso, ho solo detto che spero si possa individuare una nuova guida per la Liga Veneta».


Ne ha parlato con qualcuno?
«Ne ho parlato con Zaia. Ma non è successo ancora niente, è ancora un po' prematuro, non so che tempistiche ci saranno. Sulle cose di Matteo (Salvini, ndr) non voglio entrarci».


Appunto, molti pensano che Salvini voglia commissariare il Veneto, come abbia dato fastidio la straripante vittoria di Luca Zaia alle Regionali. E' successo qualcosa?
«Io so che abbiamo lavorato bene, sono contento del lavoro fatto in Veneto. Non è che bramassi per farlo, tant'è che sedici mesi fa avevo proposto per l'incarico di segretario l'allora capogruppo in Regione Nicola Finco. Tengo a precisare che il lavoro che è stato fatto in Veneto non l'ho fatto da solo, c'è stata una squadra, a partire dal direttorio: io, Finco, Zaia, Marcato, Stefani. E spero si capisca che è lavorato bene: la transizione dal vecchio al nuovo partito, le elezioni regionali e amministrative. Adesso, alla luce del nuovo incarico che mi è stato affidato, è bene che vada avanti qualcun altro».


Ha detto che vorrebbe un giovane. Chi?
«Ce ne sono diversi. Penso ai segretari provinciali e ai membri del direttorio, tutte persone in gamba. Ho sempre avuto un occhio di riguardo per i giovani. Ma questo non significa che io scompaia, sempre pronto a dare una mano».


In campagna elettorale, due mesi fa, aveva detto che avreste fatto i congressi.
«E come si fa a fare i congressi con l'emergenza Covid? È complicato prevedere quando potranno essere fatti, io avevo pensato tra fine novembre e i primi di dicembre. Ma bisogna anche ricordare cos'è avvenuto nei miei 16 mesi da segretario: la caduta del Governo, le grandi manifestazioni a Pontida e Roma, la transizione da un partito all'altro, il coronavirus, le elezioni regionali, la seconda fase del Covid. Non è stato semplice. Però, ripeto, i risultati si sono visti».


E allora perché si pensa che, quando sceglierà il suo successore per la guida del partito in Veneto, Salvini vi voglia commissariare?
«Ma no, Matteo Salvini deve ancora decidere, non penso proprio che voglia fare una cosa punitiva. Anzi, sono convinto che si andrà avanti sicuramente nella continuità, altrimenti vorrebbe dire che abbiamo lavorato male. E io manterrei la formula del direttorio».


Con lei dentro?
«Se mi vorranno ci sono sempre».


Lei esclude azioni punitive, ma nel suo partito la sensazione è che in via Bellerio facciano di tutto per soffocare il Veneto.
«Il Veneto è un punto fermo nella Lega, magari tutte le regioni fossero come il Veneto. La Liga Veneta quando è stata forte ha sempre generato timori, magari all'esterno ci percepiscono come un partito forte. Ma non credo che sia questa la preoccupazione di Salvini, con lui ho un buon rapporto. Dopodiché è vero che se il Veneto cresce non tutti sono pronti a stappare le bottiglie di champagne».

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Quindi l'ipotesi del commissariamento c'è?
«Conoscendo Salvini, dico di no, Matteo ha rispetto per il Veneto, lo considera un bastione importante. Dico invece che dobbiamo fare gioco di squadra: l'unico nemico che abbiamo come veneti siamo noi stessi, le divisioni interne che in questo anno e mezzo io credo di avere diminuito. No, io non mi preoccuperei di Salvini. È vero che c'è sempre stato il sospetto dei veneti nei confronti della Lombardia, ma i tempi sono cambiati».


Il segretario nathional, cioè veneto, lo decide sempre il livello federale, cioè Salvini?
«Sì, ma in Veneto, che ha circa 20mila iscritti, arriverà anche il momento del congresso. In programma c'erano i congressi di sezione, poi i provinciali, nell'arco di un anno si poteva fare tutto se non ci fosse stata l'emergenza sanitaria».


Domani cosa succederà?
«Vedremo cosa dirà Matteo. Magari mi dice: vai avanti».

Ultimo aggiornamento: 11:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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