Vite e luppolo scommese dell'agricoltura

Venerdì 13 Ottobre 2017
Vite e luppolo scommese dell'agricoltura
L'INTERROGATIVO
BELLUNO La vite e il luppolo. L'allevamento e la cura dei boschi. Il nuovo avanza, il vecchio cerca di stare al passo assecondando i cambiamenti. La risposta alla domanda L'agricoltura di montagna ha di nuovo un futuro? su cui si è ragionato ieri in sala Bianchi nell'ambito della rassegna Oltre le Vette, sta tutto qui. Tante le riflessioni offerte dal sociologo Diego Cason e dal tecnico Andrea Onizzolo, efficaci le testimonianze arrivate dal territorio. In continua diminuzione la superficie agricola nel Bellunese, calata del 40% in otto anni, scarsa la produttività dei seminativi, poco lo spazio per gli allevamenti. In un quadro del genere, sottolineato da Cason, servono strategie efficaci e mirate. Razze autoctone, qualità dei prodotti e valorizzazione della gastronomia locale, certificazioni e biologico sono stati i suggerimenti avanzati da Onizzolo prima di lasciare libero campo alle storie di chi la fatica del resistere montagna la vive tutti i giorni. In una sala quasi piena, Andrea Bona, Oscar Azzalini, Mirco Doriguzzi, Marcello Martini e Oscar Padovani si sono raccontati. Bona, presidente della Fondazione Valli Seren del Grappa ha parlato di viticoltura. Di come anche così si possa aiutare un territorio a non morire. «Le abbiamo piantate a Col dei Bof, una frazione in cui non abita più nessuno stabilmente. Abbiamo avviato un vigneto di ibridi resistenti ottenuti da selezione naturale, tremila piantine di 30 varietà diverse. È la comunità dal basso a doversi riprendere il territorio, altrimenti non c'è alcuna speranza».
GLI ESEMPI
Azzalini è uno degli ultimi boscaioli rimasti in provincia. Ha una ditta con nove operai, è soddisfatto del suo lavoro anche se è duro e invita i giovani a seguire la stessa strada. «È possibile che una provincia possa avere cosi tante foreste e cosi pochi boscaioli? ha chiesto ieri alla platea - C'è qualcosa che non funziona. Qui ne va della gestione sostenibile delle foreste». Doriguzzi produce la Birra del Grillo insieme all'amico Luca de Zolt a San Pietro di Cadore. Il loro punto forte è l'acqua di montagna, l'auspicio è che qualcuno avvii la coltivazione del luppolo per arrivare ad una bionda a chilometro zero. Martinelli, invece, vanta una delle stalle a più alta quota della provincia, in Comelico mentre Padovani in circa dieci anni di attività ha recuperato oltre ottanta antiche varietà di mele che rischiavano di andare perse. Piccoli e grandi realtà del territorio che raccontano storie di resistenza attiva e che, alla domanda titolo del convegno, aprono la prospettiva di una risposta positiva.
Alessia Trentin

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