«Speriamo che gli Usa ripartano oppure molti moriranno»

Giovedì 18 Giugno 2020
L'IMPRENDITORE
PIEVE DI CADORE «Stiamo soffrendo tanto, tutti. Ma temo che in autunno sarà anche peggio, con aziende che rischieranno seriamente la chiusura. Gli ordini sono azzerati e i pagamenti molto rallentati: di conseguenza, in questo momento, i margini per rialzarsi sono veramente risicati. Attendiamo fiduciosi che i mercati internazionali riaprano e che i consumi ricomincino a viaggiare». In quasi 40 anni di attività, l'imprenditore cadorino Armando Baldovin ne ha visti di momenti duri. «Ma mai di questo spessore - sottolinea - c'è veramente da aver paura per le sorti dell'economia.
LA SITUAZIONE
Baldovin è alla guida di due realtà - la Vibi New Tecnocolor e la Stilitaly - che a Tai di Cadore impiegano un centinaio di dipendenti: «Attualmente siamo a scartamento ridotto: un 40% delle maestranze lavora e le restanti sono in cassa integrazione. Dopo aver smaltito tutto il possibile in permessi e ferie, questa è la situazione. Mi spiace per i miei dipendenti ma non ci sono alternative. Una pandemia, sinceramente, proprio non ce l'aspettavamo. E di certo non ci voleva. È stata la causa della chiusura dei mercati, soprattutto quelli statunitense ed europeo che sono i nostri principali interlocutori». Baldovin ricorda come nel corso della sua lunga carriera non abbia mai visto nulla di tutto ciò: «Periodi di crisi non sono mai mancati, ma una tale furia globale non si era mai manifestata. Sinceramente, pensando a ciò che sta succedendo, a volte non trovo nemmeno le parole per esprimere un commento. Non ci resta che attendere che l'emergenza sanitaria passi e che ripartano le esportazioni e i consumi. Ma ad occhio penso serviranno ancora 4-6 mesi prima che si possa registrare qualche piccolo passo in avanti».
IL PASSATO
Baldovin fa parte della gloriosa generazione di titolari di laboratori e aziende dell'occhialerie che tanto lustro hanno dato al Cadore. Le sue aziende si occupano di produzione di occhiali nonché di galvanica e verniciatura: «Fino a una ventina di anni fa eravamo circa 150. Oggi, nei vari paesi del comprensorio, mi sa che siamo rimasti una quindicina. Del resto l'abitudine delle grosse ditte di assegnare a noi terzisti parte delle lavorazioni si è assottigliata a favore di intere forme di delocalizzazione. Per cui a imprenditori come il sottoscritto sono rimasti solo 1-2 clienti. E se questi iniziano a frenare è facilmente comprensibile come, a cascata, si rallenti pure noi. È come se, sotto un terribile incantesimo, tutto si sia fermato. A partire dai consumi. Del resto, a essere obiettivi, come dar torto a una famiglia in piena incertezza economica se a un paio di occhiali nuovi preferisce alimenti o semplicemente una forma di risparmio?». A dimostrazione di ciò la testimonianza di un amico ottico di Baldovin: «Mi racconta come negli ultimi mesi sia tornata la richiesta di aggiustare le montature. Anche con colla o nastro adesivo, purché l'occhiale possa avere una seconda vita. Una prospettiva che solo a inizio anno era distante anni luce dalla realtà». (r.g.)
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