Nuova condanna della Regione Veneto, e di un'azienda sanitaria, per discriminazione degli immigrati. Dopo vari Tribunali del Veneto e la Corte d'Appello di Venezia, il giudice civile di Vicenza ha reputato illegittimo il passaggio della delibera del 2019 che esclude dall'accesso gratuito al Servizio sanitario nazionale gli stranieri, titolari del permesso di soggiorno per motivi familiari, che convivono con cittadini italiani.
LA VICENDA
Protagonista della vicenda, evidenziata dall'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, è una giovane originaria del Gabon, che abita nel Vicentino con il fratellino (italiano dalla nascita) e la mamma (naturalizzata italiana). La ragazza è titolare dal 2013 di un permesso di soggiorno in forza della convivenza con i congiunti e fino al 2021 ha sempre avuto la tessera sanitaria. Alla scadenza del documento, però, l'Ulss 8 Berica ha negato l'iscrizione obbligatoria e gratuita, contestandole il fatto di non risultare a carico della madre, come invece previsto dalla delibera regionale basata sulla circolare ministeriale. Al termine del giudizio, in cui la Regione non si è costituita (mentre l'azienda sanitaria sì), il Tribunale ha fatto valere «la preminente rilevanza degli interessi in gioco, cioè quelli alla tutela della salute e alla protezione degli stranieri dalla discriminazione nel campo dei diritto sociali». Pur riconoscendo che la normativa nazionale è scritta in modo «dubbio», il giudice ha stabilito che la giunta Zaia «ha introdotto un'ingiustificata disparità di trattamento» a svantaggio degli stranieri «rispetto ai cittadini italiani». Di qui la condanna dell'Ulss 8 Berica «all'iscrizione della ricorrente al Servizio sanitario nazionale» e della Regione «al ritiro della delibera discriminatoria».