Venezia, da giovedì si paga il contributo d'accesso. L'assessore Zuin: «Se non si facesse nulla sarebbe il caos»

Domenica 21 Aprile 2024 di Michele Fullin
L’assessore ai Tributi di Venezia Michele Zuin

VENEZIA - Meno quattro. Da giovedì per visitare Venezia durante i ponti festivi o nei fine settimana, se non si pernotta in città bisognerà registrarsi e se non si è veneti, pagare il contributo d’accesso fissato quest’anno in 5 euro fissi. Chi prenoterà la visita riceverà un codice Qr (come per il green pass) che dovrà mostrare, se sarà richiesto. Finora le registrazioni sono state quasi 133mila, con oltre 38mila pagamenti per quasi 200mila euro.
L’assessore ai Tributi di Venezia, Michele Zuin, ha seguito l’intera genesi del cosiddetto “ticket”.

Assessore, cosa devono materialmente fare un cittadino veneto e un residente fuori dal Veneto per visitare Venezia il 25 aprile?
«Dato per scontato che nessuno dei due pernotti nelle strutture ricettive veneziane, entrambi devono registrare i loro nominativi con una procedura telematica, per la quale non si perdono più di paio di minuti.

Il veneto deve solo registrarsi e prenotarsi, perché noi Comune di Venezia abbiamo bisogno di sapere che lui proprio quel giorno arriva in città. Tutti gli altri, oltre a registrarsi, pagano i 5 euro con differenti metodi di pagamento, tutti molto comodi. È semplicissimo, sia le procedure a pagamento che a esenzione sono diventate molto snelle. Abbiamo creato sezioni speciali per gli albergatori, che devono certificare le esenzioni, per i tour operator, che vanno facilitati nella gestione dei gruppi. Abbiamo poi stipulato una convenzione con i tabaccai in tutta Italia affinché con il loro sistema telematico si possa pagare anche il Contributo d’accesso».

Par di capire che Venezia si presenta pronta all’appuntamento.

«Chiaro che siamo pronti. Abbiamo fatto una campagna sia sui social che con affissioni. La sperimentazione serve solo a migliorare il sistema e dare il miglior servizio possibile ai visitatori. Non credo che nessuno si straccerà le vesti per non fare la prenotazione. Tra l’altro, se pensiamo che per l’Esta (la registrazione obbligatoria per entrare negli Stati Uniti senza visto, ndr) si impiegano decine di minuti per rispondere a tutte le domande, non mi pare che nessuno mai si sentirebbe di metterlo in discussione. Questa cosa dovrebbe essere presa come normale, come la prenotazione di un treno o di un museo, che ormai sono fatti assodati».

Il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, dice che non è d’accordo con questa soluzione e che bisognerebbe rivedere l’imposta di soggiorno. Cosa ne pensa?

«Con tutto il rispetto che un assessore deve a un ministro, rispondo che noi dobbiamo fare qualcosa perché non possiamo andare avanti in questo modo. Anche se la capisco, le manovre sull'imposta di soggiorno non vanno a incidere sul giornaliero. Non è una critica, ma un dato di fatto e poi una legge dello Stato ci consente di applicare questo tributo. D’altronde, anche i sindaci del G20 Spiagge chiedono una tutela speciale per poter regolare il turismo a favore sia di residenti che di turisti. Quindi, non siamo dei pazzi: se un sindaco arriva ad avere questa esigenza significa che se non si facesse nulla sarebbe il caos. Chiediamoci una cosa: perché le categorie non sono contro? Perché con troppa gente anche loro lavorano male. Dopo la pandemia il mondo è cambiato c'è gente che si muove e l'accoglienza deve adeguarsi. Per fortuna l'abbiamo fatto per tempo perché prima sarebbe stato inutile».

Se non si tassasse il turismo, cosa sarebbe della città?

«Sparirebbero 36 milioni dal bilancio solo da imposta di soggiorno e io non saprei dove guardare. Proprio perché una parte di quei soldi la reinvestiamo a favore dei cittadini abbassando la tassa sui rifiuti, e dovrei far pagare ai cittadini 9 milioni in più. Le entrate da turismo devono andare in questo senso. Anche il contributo d'accesso, quando darà risorse, servirà per abbassare il carico fiscale sui cittadini. Anche da questo punto di vista, Venezia ha aperto un filone: il turismo paga anche per i cittadini».

Il 25 Aprile sono previste manifestazioni di protesta. Come la vede?

«Non ha senso questa protesta, perché quelli che la fanno sono gli stessi che si lamentano quando la città è piena, non riescono a andare al lavoro e restano bloccati quando hanno fretta. È una mera contrapposizione politica e basta. Ho visto che tra chi partecipa a questa cosa ci sono quelli del “no a tutto”. Vogliono mantenere lo status quo, vogliono tutto bloccato. Ci sono anche i No Mose: pensiamo per un momento se loro fossero riusciti a bloccarlo. La città continuerebbe ad essere sommersa. E poi, a parte le critiche, di idee non ne vedo. C’è solo la contrapposizione. Manifestare è sacro, ma il giorno del 25 Aprile invito a farlo con testa perché abbiamo sentito tutti che qualcuno vorrebbe venire a smontare i varchi. Attenzione, non mettete in imbarazzo la città. Forzando non succede nulla».
 

Perché non si fissa una soglia limite di visitatori?
«Il 2024 è un anno di sperimentazione, per tarare le procedure e i controlli. Nel 2025 fisseremo una soglia sulla base dei numeri reali che usciranno dalla sperimentazione di quest’anno. Se sei dentro la soglia paghi poco, se sei oltre soglia paghi 10 euro. Oppure vieni un altro giorno».

E perché non si mette un tetto oltre il quale non si può entrare in città?
«Venezia è sempre stata città aperta, chiuderla avrebbe portato innumerevoli critiche e anche molti ricorsi. Il Comune è di questo avviso. Esistono anche i principi europei di libertà di movimento. Noi preferiamo dire: Venezia è una meraviglia da non perdere, ma venite un po’ per volta».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 12:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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