VENEZIA - La stagione da record degli albergatori segna una ripresa del turismo stanziale a Venezia, ma non quella del personale. Quanto accaduto con il covid, con la dispersione di figure professionali legate al turismo, fa registrare un ammanco di 1200 persone su ottomila lavoratori. A fare il quadro su questo spunto è il vicedirettore dell'associazione veneziana albergatori (Ava) Daniele Minotto: «In questo momento abbiamo bisogno di circa 1200 persone, anche se siamo in bassa stagione. E guardando in prospettiva di primavera e della ripartenza con il Carnevale, sicuramente serviranno molte più persone per far funzionare le strutture».
Non è solo questa la nota dolente che sottolineano i lavoratori del comparto alberghiero, sebbene la ripresa sia foriera di ottimi risultati: «È andata bene, meglio anche del 2018-2019 e del pre-covid. Tuttavia persistono grandi difficoltà. Innanzitutto il caro bollette e gli aumenti generalizzati che vanificano una buona parte dei risultati economici positivi acquisiti. Ma purtroppo continua a persistere anche la grave mancanza di personale. Molti collaboratori ci hanno lasciato durante la fase covid e un lungo periodo di cassa integrazione. Ora però non si riesce a trovare il personale necessario per far andare avanti le nostre aziende nel modo migliore».
QUALITA'
La volontà degli albergatori è però quella di non disperdere il saper fare ospitalità lagunare, per questo, c'è disponibilità a metter mano al portafoglio pur di accaparrarsi figure in grado di mettere in campo qualità: «Siamo in grado di garantire ai lavoratori contratti che sono quasi sempre a tempo indeterminato, con 14 mensilità l'anno. Chi applica il contratto di Federalberghi assicura ai lavoratori le massime tutele e degli stipendi dignitosi, ma anche protezioni qualora ci siano situazioni di criticità o di riorganizzazione per poter trovare un nuovo lavoro all'interno della nostra città». Il riferimento è alla facilità con cui, tra i 430 affiliati all'Ava, qualora ci sia necessità, esista la possibilità di ricollocazione immediata all'interno del settore.
IL MEA CULPA
Il tema dell'attrattività del lavoro è una costante, come sottolinea il direttore dell'associazione Claudio Scarpa: «Non tutti i lavoratori sono sostituibili. Da noi alcuni sono insostituibili proprio per la loro capacità, le competenze, la volontà. Anche lì dove è presente il titolare ci sono comunque dipendenti dei quali non si può fare a meno. Negli alberghi, in particolare quelli di 4 e 5 stelle, c'è un rapporto altissimo tra numero di dipendenti assunti e clienti. Proprio adesso siamo in fase di rinnovo del contratto di lavoro e si stanno valutando sistemi di fidelizzazione dei dipendenti, per rendere più attrattiva la nostra professione».
Per questo, Scarpa punta nel ribaltare l'immagine di chi lavora nell'hotel: «Spesso i nostri sono visti come lavoratori di serie B. Dobbiamo lanciare il messaggio corretto, far sapere che invece questo è un mestiere che dà una possibilità di crescita. Chi è in reception ha di fronte a sé una carriera che può portarlo a diventare responsabile di settore della promozione e poi anche direttore. Il cameriere può diventare direttore di ristorante o aprirne uno suo. Bisogna conoscere il mestiere per poi dirigere una struttura».
Da ultimo, il mea culpa: «A volte è una colpa anche nostra, non riuscire a trasmettere quanto sia interessante e bello il nostro mondo e quanto sia comunicativo trovarsi a tu per tu con il cliente al posto di avere di fronte una macchina. E che a certi livelli servono qualità e professionalità non da poco, nella conoscenza delle lingue, nell'educazione, nella conoscenza dei piatti e delle proposte e nel saperli raccontare. Un bravo cameriere è l'ambasciatore della qualità enogastronomica del territorio».
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