Albergatori, stagione record ma difficile: «Ci mancano 1.200 lavoratori su 8mila»

Minotto (Ava): «Garantiamo contratti a tempo indeterminato e con 14 mensilità». Scarpa: «Colpa anche nostra non far capire le potenzialità di questo mestiere»

Giovedì 3 Novembre 2022 di Tomaso Borzomì
Turismo a Venezia, stagione record ma albergatori con meno personale

VENEZIA - La stagione da record degli albergatori segna una ripresa del turismo stanziale a Venezia, ma non quella del personale. Quanto accaduto con il covid, con la dispersione di figure professionali legate al turismo, fa registrare un ammanco di 1200 persone su ottomila lavoratori. A fare il quadro su questo spunto è il vicedirettore dell'associazione veneziana albergatori (Ava) Daniele Minotto: «In questo momento abbiamo bisogno di circa 1200 persone, anche se siamo in bassa stagione. E guardando in prospettiva di primavera e della ripartenza con il Carnevale, sicuramente serviranno molte più persone per far funzionare le strutture».
Non è solo questa la nota dolente che sottolineano i lavoratori del comparto alberghiero, sebbene la ripresa sia foriera di ottimi risultati: «È andata bene, meglio anche del 2018-2019 e del pre-covid. Tuttavia persistono grandi difficoltà. Innanzitutto il caro bollette e gli aumenti generalizzati che vanificano una buona parte dei risultati economici positivi acquisiti. Ma purtroppo continua a persistere anche la grave mancanza di personale.

Molti collaboratori ci hanno lasciato durante la fase covid e un lungo periodo di cassa integrazione. Ora però non si riesce a trovare il personale necessario per far andare avanti le nostre aziende nel modo migliore».

QUALITA'
Minotto spiega che, nonostante questo, il grado di servizi erogati non ha risentito dal punto di vista della qualità: «Abbiamo riscosso risultati positivi dal punto di vista della qualità dei servizi e sotto questo aspetto ringraziamo i nostri collaboratori che si sono prestati e danno ogni giorno il massimo per garantire l'immagine di grande ospitalità da parte della città di Venezia e delle nostre strutture».
La volontà degli albergatori è però quella di non disperdere il saper fare ospitalità lagunare, per questo, c'è disponibilità a metter mano al portafoglio pur di accaparrarsi figure in grado di mettere in campo qualità: «Siamo in grado di garantire ai lavoratori contratti che sono quasi sempre a tempo indeterminato, con 14 mensilità l'anno. Chi applica il contratto di Federalberghi assicura ai lavoratori le massime tutele e degli stipendi dignitosi, ma anche protezioni qualora ci siano situazioni di criticità o di riorganizzazione per poter trovare un nuovo lavoro all'interno della nostra città». Il riferimento è alla facilità con cui, tra i 430 affiliati all'Ava, qualora ci sia necessità, esista la possibilità di ricollocazione immediata all'interno del settore.

IL MEA CULPA
Il tema dell'attrattività del lavoro è una costante, come sottolinea il direttore dell'associazione Claudio Scarpa: «Non tutti i lavoratori sono sostituibili. Da noi alcuni sono insostituibili proprio per la loro capacità, le competenze, la volontà. Anche lì dove è presente il titolare ci sono comunque dipendenti dei quali non si può fare a meno. Negli alberghi, in particolare quelli di 4 e 5 stelle, c'è un rapporto altissimo tra numero di dipendenti assunti e clienti. Proprio adesso siamo in fase di rinnovo del contratto di lavoro e si stanno valutando sistemi di fidelizzazione dei dipendenti, per rendere più attrattiva la nostra professione».
Per questo, Scarpa punta nel ribaltare l'immagine di chi lavora nell'hotel: «Spesso i nostri sono visti come lavoratori di serie B. Dobbiamo lanciare il messaggio corretto, far sapere che invece questo è un mestiere che dà una possibilità di crescita. Chi è in reception ha di fronte a sé una carriera che può portarlo a diventare responsabile di settore della promozione e poi anche direttore. Il cameriere può diventare direttore di ristorante o aprirne uno suo. Bisogna conoscere il mestiere per poi dirigere una struttura».
Da ultimo, il mea culpa: «A volte è una colpa anche nostra, non riuscire a trasmettere quanto sia interessante e bello il nostro mondo e quanto sia comunicativo trovarsi a tu per tu con il cliente al posto di avere di fronte una macchina. E che a certi livelli servono qualità e professionalità non da poco, nella conoscenza delle lingue, nell'educazione, nella conoscenza dei piatti e delle proposte e nel saperli raccontare. Un bravo cameriere è l'ambasciatore della qualità enogastronomica del territorio».

Ultimo aggiornamento: 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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