Venezia, centottanta abitanti al mese emigrano in terraferma e lasciano la città

Sabato 13 Agosto 2022 di Marta Gasparon
Venezia, centottanta abitanti al mese lascia la città d'acqua
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VENEZIA - Centottanta emigrati dalla città d’acqua al mese nel primo semestre di quest’anno.

Una media di 90 abitanti al mese – da gennaio a giugno – che hanno deciso di lasciare il centro storico trasferendosi in una località al di fuori del Comune. Mentre altri 90 residenti al mese hanno lasciato la città, optando per una zona alternativa all’interno del territorio comunale. Il tutto a fronte di un numero di immigrati sia dall’interno del territorio comunale che “esterni”, che nel primo caso ha sfiorato una media di 65 unità nei primi sei mesi del 2022, e nel secondo le 99,5.

Per Renzo Scarpa, già consigliere comunale, i numeri dei movimenti demografici riscontrabili sul sito del Comune parlano chiaro. E sarebbero la conferma di quell’emorragia di residenti gridata a gran voce da Venessia.com, arrivata nelle ultime ore al dato più basso finora registrato: 49.989 abitanti, come si evince dall’Ufficio anagrafe. Quel che basta per far sì che Venezia, fisiologicamente parlando, non possa più rientrare nel concetto di città che fino a questo momento ne ha contraddistinto la storia. «Che vi siano più morti che nascite è vero, – continua Scarpa, ricordando come tra gennaio e giugno i nuovi nati siano stati 17 al mese – ma parliamo di 43 decessi mensili. Il problema vero? Una mancanza di politiche in grado di porre un freno alle migrazioni. Le amministrazioni dovrebbero innanzitutto capire perché la gente decide di andarsene, in modo da frenare il fenomeno». 

ANNI ‘50: 175MILA


«Sono ormai quindici anni che diciamo le stesse cose», ha marcato ieri Matteo Secchi, di Venessia.com, con stampato sul petto un numero ben lontano da quel 175mila risalente ormai agli anni ‘50, mostrandosi poco in sintonia con il tema dei domiciliati «con cui l’amministrazione controbatte le nostre cifre». Le stesse che campeggiano in campo San Bortolo, attraverso il conta-residenti esposto nella vetrina della farmacia Morelli, scese inesorabilmente. Se al 31 dicembre del 2016 i residenti del solo centro storico erano poco meno di 55mila, nel 2018 circa 53mila e nel 2021 50.458. «Non ho nulla contro i domiciliati, ma la comunità la fanno i residenti». I sestieri più popolosi infatti risultano come da tradizione Cannaregio (14.438), seguito da Castello (10.163), arrivando a Dorsoduro (5.941), Santa Croce (4.581), San Polo (4.140), Giudecca (4.093), San Marco (3.557), Sant’Elena (1.769) e Sacca Fisola (1.281). E nell’intero Comune la popolazione arriva a poco più di 254mila abitanti. «Al netto della Giudecca, Smart Control Room e altri indicatori ci dimostrano che i residenti veri, nei sestieri, sono 30mila – il commento del consigliere Marco Gasparinetti, di Terra e Acqua, ricordando alcuni passati eventi dedicati proprio al tema della residenzialità come “Ocio ae gambe” e “Mi no vado via” – e bisogna permettere loro di restare. Gli abitanti delle isole (33mila) li superano, senza dimenticare i 30mila pendolari (dato Actv basato sugli abbonamenti) che qui lavorano. Perché, attraverso la Legge speciale, non riconoscere a chi sceglie di vivere dove lavora un’indennità di caro-vita in busta paga com’è stato fatto a Bruxelles? A partire da settembre mi auguro che in Consiglio comunale si parli della necessità di tutelare le isole, affrontando il problema». 

SERVE UNA VARIANTE


«Attraverso una variante basterebbe rimettere le norme che dal ‘90 al 2000 hanno bloccato tutti i cambi d’uso (ad esclusione dei piani terra), evitando che le abitazioni censite come residenza divenissero altro», le parole di Stefano Boato, decano degli ambientalisti lagunari. A toccare il tema degli universitari è stata invece Aline Cendon, del Gruppo 25 Aprile. «Conteggiarli come dei possibili residenti è ipocrita – ha detto, lanciando anche la proposta di una riduzione degli addizionali Irpef e della gratuità degli asili nido comunali –. Dopo averli formati, questi giovani li perdiamo. Bisogna cercare di creare una diversificazione economica, affinché Venezia non sia schiacciata da un lavoro riconducibile solo al turismo». «La cifra raggiunta fa male. Si tratta di un fenomeno dalle radici lontane, – ha affermato il presidente della Municipalità di Venezia, Murano e Burano, Marco Borghi – che non è mai stato preso per le corna». 

Ultimo aggiornamento: 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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