Lilia uccisa dal compagno, l'avvocato: «Lui ha chiesto di sua madre, non si è reso conto di cosa ha fatto»

Lunedì 26 Settembre 2022 di Monica Andolfatto
Lilia uccisa dal compagno: «Lui ha chiesto di sua madre, non si è reso conto dell'atto commesso». La testimonianza del legale
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SPINEA - «Ha chiesto di parlare con la madre, di avvisarla, ma non si ricorda il numero che è nel suo cellulare ora sotto sequestro. Qui in Italia non ha nessun parente e non sappiamo se i familiari in Romania siano stati informati o meno di quello che è successo». A parlare è l’avvocato Francesco Neri Nardi, legale di Alexandru Ianosu Andreeva Dimitrova, il 35enne che ha ammazzato la compagna Lilia Patranjel, moldava 40enne, nel loro appartamento al civico 4 di via Mantegna a Spinea.
Questa mattina il difensore si recherà in carcere per un colloquio con il suo assistito, dopo che davanti al gip nell’udienza di convalida, sabato scorso, si è avvalso della facoltà di non parlare. «Siamo molto preoccupati perché non è presente a se stesso e, anche se ha confessato, pensiamo che non si sia ancora reso conto in maniera compiuta dell’atto commesso.

In ogni caso la direzione del carcere ha preso tutte le cautele del caso» spiega Nardi.

L'esame

Oggi pomeriggio alle 15 verrà eseguita l’autopsia disposta dalla sostituto procuratrice Alessia Tavarnesi e affidata alla dottoressa Barbara Bonvicini. L’esame consentirà, fra gli altri aspetti medico legali, di stabilire il totale delle coltellate inferte sul corpo della donna con una furia tale da staccarle quasi un braccio e quale fendente sia stato quello letale.  Come già annunciato la difesa dell’indagato non nominerà un perito di parte e sta valutando lo spazio per invocare, quale attenuante, una momentanea seminfermità. Un assassino quindi che non avrebbe agito in maniera intenzionale con premeditazione ma in preda a un raptus, scatenato forse dalla volontà di Lilia di lasciarlo per il suo carattere violento e possessivo, già sfociato in precedenza in percosse e minacce. Allo stato attuale Ianosu è accusato di omicidio volontario aggravato dalla convivenza. Nessun problema con la giustizia fino a quattro giorni fa quando il saldatore alla Piping System di Mirano si è trasformato in uxoricida.

La solidarietà

Intanto prosegue la raccolta fondi per pagare le spese del funerale di Lilia. A lanciarla sul web è stata la sua secondogenita, un 17enne che abita a Mira con il fidanzato: l’obiettivo è di arrivare a 3.500 euro. La sorella maggiore si trova in Moldavia e dovrebbe rientrare a ore insieme ad altri parenti. Sono le due figlie che Lilia ha avuto dalla relazione con il primo marito, un connazionale che avrebbe avuto il vizio di alzare oltre che la voce anche le mani. Quella volta però Lilia ebbe la forza e il modo di sottrarsi, lasciandolo e andando all’estero per rifarsi una vita, infranta in maniera atroce da un altro uomo che diceva di amarla.
E in questo ennesimo femminicidio, al pari di altri, c’è anche un’altra vittima, la più vulnerabile, la più ignara. Si tratta di un bimbo di 4 anni, figlio di Alexandru e Lilia, che nella mezzanotte a cavallo fra giovedì e venerdì, mentre il papà massacrava la mamma, dormiva nel suo lettino. Quando i carabinieri sono entrati nell’abitazione alle cinque del mattino, il bambino con gli occhi ancora assonnati era con il padre. Non si sarebbe reso conto di nulla ed è stato subito portato in pediatria all’ospedale dell’Angelo per essere quindi affidato alle cure dei Servizi sociali. Del tutto innocente è stato condannato a un destino di orfano: la madre uccisa in maniera crudele e assurda, il padre in cella.

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 19:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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