Sissy, il giudice respinge per la terza volta l'archiviazione per il caso dell'agente morta

Giovedì 1 Settembre 2022 di Gianluca Amadori
VENEZIA L'agente di Polizia Penitenziaria Maria Teresa Trovato Mazza detta Sissy
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VENEZIA - Ancora indagini sulla morte di Maria Teresa Trovato Mazza, “Sissy”, l’agente di polizia penitenziaria 28enne calabrese, originaria di Taurianova, morta il 12 gennaio 2019 dopo che il suo corpo era stato rinvenuto in un lago di sangue il primo novembre del 2016 in un ascensore dell’ospedale di Venezia, con un proiettile che le aveva trapassato il cranio.
Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari di Venezia sciogliendo la riserva sull’opposizione presentata dai familiari della vittima contro l’ennesima richiesta di archiviazione, la terza, formulata dalla Procura, secondo la quale non vi è alcun mistero da risolvere in quanto si tratta di un caso di suicidio.

L’OPPOSIZIONE
A comunicare la notizia sono stati i legali dei genitori di Sissy, gli avvocati Eugenio Pini e Girolamo Albanese, i quali hanno fatto sapere che il gip ha indicato alla Procura alcuni accertamenti supplementari da svolgere, dando tempo sei mesi per completare le indagini. Si tratta di due questioni sollevate dagli stessi legali dei familiari della vittima: gli investigatori dovranno cercare di ottenere i dati di geolocalizzazione del telefono di Sissy (potrebbero essere chiesti a Google), dopo che la società telefonica Wind non è stata in grado di fornire l’elenco delle celle agganciate nel caso di chiamate senza risposta. Per la difesa si tratta di informazioni decisive per sapere se l’agente avesse portato il cellulare con sè quel giorno, durante il servizio svolto all’ospedale per controllare una detenuta che aveva partorito: gli investigatori lo hanno trovato nell’armadietto di Maria Teresa, in carcere, e ritengono che non si sia mosso di lì. I genitori, convinti che la figlia sia stata uccisa, sono convinti che qualcuno, dopo l’esplosione del colpo di pistola, lo abbia preso e riportato in carcere per riporlo nell’armadietto della giovane.
L’altra punto di approfondimento disposto dal gip riguarda la dinamica balistica: il generale Luciano Garofano, ex responsabile del Ris dei carabinieri e ora consulente dei familiari della defunta, ha dimostrato empiricamente che il modello teorico utilizzato dagli esperti Procura non poteva considerarsi corretto. Il giudice ha ora disposto che i consulenti del pm si confrontino con i dati forniti da Garofano.
Infine, sempre sulla questione balistica, la Procura dovrà ascoltare alcune persone, tra cui i sanitari che hanno prestato soccorso alla ventottenne. Ritenuti, inutili, invece, altri accertamenti chiesti dagli avvocati Pini e Albanese sulla pistola e su un maglione, in quanto non potrebbero portare ad elementi certi. «Esprimo soddisfazione per il provvedimento dell’Ufficio Gip che ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Confido che questo provvedimento possa incentivare il raggiungimento della verità», ha dichiarato l’avvocato Pini.
IL PADRE
«Noi cerchiamo la verità e spero che questo avvenga grazie a questo giudice che nel giorno in cui abbiamo discusso il caso (lo scorso 7 luglio, ndr) mi è sembrato molto attento - ha commentato il papà di Sissy, Salvatore Trovato Mazza - Sono convinto che troveranno qualcosa. Il generale Garofano ha dimostrato chiaramente che non è stato un suicidio, ricostruendo la scena avvenuta nell’ascensore. Ha effettuato una simulazione con manichino con una testa riempita di liquido contro il quale ha esploso alcuni colpi: nel caso in cui mia figlia si fosse sparata ci sarebbero gli schizzi di retroproiezione, quindi noi siamo convinti che c’era un’altra persona».
 

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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