Sissy, dall'autopsia risposte al giallo

Martedì 15 Gennaio 2019
Sissy, dall'autopsia risposte al giallo
L'INCHIESTA
VENEZIA Si farà il 19 gennaio, a Reggio Calabria, l'autopsia sul corpo di Maria Teresa, Sissy, Trovato Mazza, la giovane agente di polizia penitenziaria, originaria di Taurianova, il cui corpo fu rinvenuto il 1 novembre del 2016, riverso al suolo, in un ascensore dell'ospedale civile di Venezia, con un proiettile che le ha trapassato il cranio. Dopo oltre due anni di coma, Sissy è morta sabato notte e ora il magistrato che coordina le indagini, Elisabetta Spigarelli, ha affidato l'incarico al medico legale Cristina Mazzarollo, all'anatomopatologo Raffaele De Caro e all'esperto in neuroscienze, Andrea Porzionato, chiedendo loro di accertare le cause della morte, di relazionare sulla traiettoria del proiettile e su altri elementi utili a ricostruire la dinamica, nonché di prelevare e analizzare materiale biologico ed eventuali frammenti organici per l'estrapolare il profilo genetico. I consulenti, affiancati dal dottor Aldo Barbaro, designato dall'avvocato Fabio Anselmo, per i familiari della vittima, avranno tempo 60 giorni.
LA RICOSTRUZIONE DEL PM
Le indagini sono aperte per istigazione al suicidio, ipotesi tecnica, scelta dalla Procura per poter effettuare tutti gli accertamenti del caso, che si sono conclusi lo scorso autunno con una richiesta di archiviazione del fascicolo. Secondo il pm Spigarelli, infatti, le indagini portano ad escludere la sussistenza di qualsivoglia reato: Sissy si sarebbe tolta la vita senza alcuna pressione da parte di altri. Esclusa anche l'ipotesi di un omicidio. Innanzitutto per motivi logici, in quanto viene considerata remota l'eventualità che qualcuno possa aver pensato di uccidere la ragazza in un luogo pubblico e affollato come un ospedale, alle 11 di mattina. Ma sono numerosi anche gli elementi di fatto: da dove può essere fuggito un eventuale assassino, dopo aver sparato all'interno dell'ascensore, quasi certamente pieno di schizzi di sangue?
LA TELECAMERA
La telecamera puntata sul corridoio sul quale si affaccia l'ascensore non ha immortalato alcun sospetto: un uomo inizialmente non individuato, è poi risultato essere il parente di una persona ricoverata, alla quale aveva fatto visita. Il colpo di pistola, secondo gli specialisti, è stato esploso con la mano destra, e ha attraversato la tempia, con leggera traiettoria dal basso verso l'alto, compatibile con un atto autolesionistico. Tracce di polvere da sparo sono state rinvenute su entrambe le mani dell'agente di polizia penitenziaria, che andava spesso a sparare al poligono. Gli stessi esperti ritengono normale che avesse ancora in mano l'arma, dopo essere caduta a terra: secondo la ricostruzione si sarebbe sparata dando le spalle all'uscita dell'ascensore, guardandosi allo specchio. Quanto alle motivazioni del gesto, il pm ritiene che dalle indagini sia emersa una situazione di crisi personale in cui versava la giovane, tali da spiegare l'ipotesi del suicidio.
LE OBIEZIONI DELLA DIFESA
La difesa contesta con decisione queste conclusioni, facendo leva su alcuni coni d'ombra della vicenda. Secondo l'avvocato Anselmo, infatti, Sissy era serena e tranquilla e quel giorno, prima di recarsi in ospedale a trovare una detenuta, aveva perfino ricaricato il cellulare. Il legale ritiene probabile che vi fossero persone che ce l'avevano con lei a seguito delle segnalazioni presentate ai superiori in merito a presunti festini in carcere a base di droga, alcool e sesso, tra detenute e agenti di polizia penitenziaria.
LE IMPRONTE MANCANTI
Poi la stranezza delle impronte digitali della ventisettenne, non rinvenute sulla pistola: secondo l'avvocato questa circostanza potrebbe avvalorare l'ipotesi che ad utilizzare l'arma sia stato qualcun altro, che poi l'ha ripulita mettendola in mano alla vittima. Ciò spiegherebbe anche perché sulla mano destra di Sissy (quella con cui, nell'ipotesi della Procura, la ragazza si sarebbe sparata) non è stato rinvenuta una quantità di polvere da sparo superiore all'altra. E ancora: sulla pistola non sono state rinvenute tracce di sangue: come possibile? L'avvocato Anselmo solleva dubbi anche sulla traiettoria del proiettile, a suo avviso incompatibile con una dinamica suicida.
NUOVI ACCERTAMENTI
Per non lasciare nessun aspetto irrisolto, il gip di Venezia ha accolto l'opposizione all'archiviazione presentata dai familiari della vittima, disponendo alcuni nuovi accertamenti, tra cui l'analisi delle celle telefoniche agganciate dal cellulare di Sissy la mattina del 1 novembre 2016. Il telefonino della giovane fu rinvenuto nel suo armadietto, in carcere ma, se dovesse emergere che non è stato sempre lì e che qualcuno lo ha riportato successivamente, la pista del delitto troverebbe importanti riscontri. In caso contrario potrebbe essere la conferma delle conclusioni della Procura.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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