​Tragedia del bus a Mestre. L'inferno in 34 secondi: nel video choc i quattro punti irrisolti della strage

Giovedì 5 Ottobre 2023 di Nicola Munaro
L'inferno in 34 secondi: nel video choc i quattro buchi neri della strage

MESTRE - Trentaquattro secondi per raccontare l'inferno. Trentaquattro secondi che sono - al momento - l'unico VIDEO del bus navetta caduto dal cavalcavia Superiore, tra Mestre e Marghera, portando con sé 21 vite e ferendone altre 15. Trentaquattro secondi nei quali adesso la polizia locale di Venezia, i carabinieri e la polizia di Stato stanno cercando una spiegazione che dia - se non proprio un senso, perché quello sembra impossibile - almeno una spiegazione alla quale attaccarsi per dire che è andata così. Ed è su quei trentaquattro secondi che il procuratore capo Bruno Cherchi e la sostituto Laura Cameli provano a far luce puntando ai quattro buchi neri che risucchiano le domande sulla tragedia del bus:

  1. cos'è successo all'autista Alberto Rizzotto, 40 anni, trevigiano di Tezze di Piave, per fargli perdere il controllo del mezzo?
  2. È a norma il guardrail che costeggia il vuoto sulla rampa Rizzardi?
  3. Ci sono stati guasti al mezzo, nuovo e con poca vita, e come si sono comportate le batterie al litio che ne facevano da propulsore?
  4. E poi, qualcuno ha toccato l'autobus sulla fiancata sinistra, spingendolo verso il baratro?

Le prime risposte sono già arrivate e sono così solide che il procuratore capo Cherchi le chiama «punti certi, o quasi certi».

E cioè che non ci siano stati tamponamenti con altri mezzi e che il bus guidato da Rizzotto abbia deviato a destra appoggiandosi per 50 metri sul guardrail e poi cadendo, una volta trovato un buco nella barriera di sicurezza.

IL VIDEO
Più delle parole, le immagini. Quei trentaquattro secondi aperti sulla bocca dell'inferno, altro non sono che la ripresa fissa e immobile della telecamera di sicurezza installata per controllare il traffico in uno degli snodi viari principali dell'ultimo lembo di terraferma veneziana. Sono le 19.38 di martedì 3 ottobre quando il bus di La Linea - una società privata che gestisce alcune tratte in subappalto ad Avm e che l'altra sera stava riportando turisti ucraini, tedeschi, croati e spagnoli nell'Hu Venezia camping in town, a Marghera - imbocca la rampa del cavalcavia. Pochi secondi dopo lo si vede affiancare nella corsa un altro mezzo, superarlo a destra (come prevede la viabilità in quel tratto, in caso di mezzi intenzionati ad andare dritti) e poi cadere nel vuoto. Sono le 19.38 e 38 secondi.

Video


OMICIDIO STRADALE
«È stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio stradale plurimo - ha detto ieri il procuratore capo di Venezia - Ci muoveremo all'interno di questo perimetro per ricostruire quanto successo. Intanto stiamo dando priorità agli accertamenti medico legali sulle 21 vittime, otto delle quali sono state identificate (in realtà nelle ore successive sono state identificate tutte, ndr)». Molti non avevano i documenti e la polizia scientifica, insieme alla Medicina legale di Padova ha dovuto fare accertamenti anche attraverso il prelievo del Dna per poter poi dare un nome a queste salme. «Vedremo se, e per quali delle vittime, procedere con l'autopsia: valuteremo se è necessario. I morti sono tanti e non possiamo trattenere tutte queste salme, se non è necessario», ha detto il procuratore.


Questo mentre sono già iniziati i primi interrogatori dei feriti. A portarli avanti i carabinieri (per le vittime non gravi ricoverate negli ospedali di Padova e Treviso) e la polizia locale, per chi - cosciente - è su un letto delle strutture sanitarie di Mestre, Dolo e Mirano: «I racconti dei superstiti - ha aggiunto Cherchi - collimano con quei punti certi che abbiamo finora raccolto. Ovvero che non hanno sentito alcun colpo sul lato sinistro della fiancata, permettendoci al momento di escludere un incidente, e che si sono accorti di uno spostamento progressivo verso destra. Ma ci hanno detto che non hanno fatto in tempo a rendersi conto di niente». La procura ha disposto gli interrogatori anche degli altri feriti «quando saranno in grado di reggere un esame, ma è certo che verranno sentiti tutti».


I PUNTI FERMI
I primi racconti dei superstiti e i rilievi sul cavalcavia della Vempa hanno dissipato almeno i dubbi sulla dinamica. «Sono emersi alcuni particolari certi: l'impatto del bus con il guardrail è avvenuto 50 metri prima rispetto a dove è avvenuta la rottura della barriera di protezione - ha aggiunto Cherchi -. Sembra che il bus si sia accostato al guardrail, lo abbia seguito per 50 metri, poi abbia avuto un'ulteriore sterzata, o un appoggio, a destra e in quel momento sia caduto. Le fiamme? Non c'è stato un vero e proprio incendio, ma c'è stata una fuoriuscita di gas dalle batterie di litio una volta che il bus è caduto a terra, di guasti precedenti alla caduta non abbiamo avuto riscontri al momento». Sulle batterie al litio del mezzo ibrido e sul loro funzionamento, la procura ha disposto accertamenti una volta che saranno rese inerti, e ci vorranno alcuni giorni. Nel frattempo sono state estratte dal mezzo di La Linea, sequestrate e portate in un capannone per concludere la procedura di raffreddamento.


E sembrano esclusi incidenti in grado di deviare la traiettoria dell'autobus

«Non risultano segni di frenata sull'asfalto - ha precisato Cherchi - In questi primi momenti dell'indagine raccogliamo tutti gli elementi senza poter sapere come sono andati i fatti e senza preconcetti, perché gli errori fatti all'inizio dell'inchiesta non si possono mettere in ordine dopo, per questo serve cautela».


L'AUTISTA
Già oggi potrebbe essere il giorno per il conferimento dell'incarico dell'autopsia sul corpo di Alberto Rizzotto, l'autista del bus, unico italiano vittima della tragedia del cavalcavia Superiore di Marghera. «Non appena avremo individuato i parenti, procederemo con le notifiche dell'autopsia», ha puntualizzato il procuratore capo di Venezia. Che poi ha aggiunto di aver disposto il sequestro del telefonino dell'autista «per gli accertamenti di rito» senza però adombrare sospetti. Anche perché è sempre valida l'ipotesi che Rizzotto abbia avuto un malore.


L'AUTOBUS
Sotto sequestro anche il mezzo de La Linea, rimosso solo all'alba di ieri dal punto di caduta. «Ha la scatola nera ma non siamo ancora intervenuti a estrarla - ha detto ieri mattina Cherchi - perché dobbiamo capire se dal punto di vista procedurale, è un accertamento ripetibile o no e capire se si può fare nell'immediatezza. È certo che verrà fatta una perizia sullo stato del mezzo e sulla manutenzione, ma abbiamo tempo, intanto c'è da pensare agli atti urgenti per le vittime». Entro settimana è attesa in procura anche la relazione sulla velocità tenuta dal bus che comunque «non può essere stata alta da aver avuto un ruolo rilevante nell'incidente».


IL GUARDRAIL
Ciò che potrebbe rappresentare il nucleo dell'inchiesta è il luogo dell'incidente, soprattutto il buco di circa tre metri nel guardrail del cavalcavia. «Abbiamo messo sotto sigilli tutta l'area coinvolta: il guardrail, il parapetto in ferro ulteriore e il terreno - ha concluso Cherchi - dall'inizio in cui si nota i punti di scarrocciamento fino al punto di caduta». E c'è una domanda a cui la procura dovrà rispondere: se quel buco che ha fatto impennare e cadere il bus non ci fosse stato?

Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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