Chioggia. Tredicenne autistico ricoverato in psichiatria, il papà si appella a Zaia: «Aiutaci, è una situazione ingestibile»

La famiglia non può più occuparsi da sola del giovane, diventato grande e aggressivo

Giovedì 3 Agosto 2023 di Diego Degan
L'ingresso dell'ospedale, da 50 giorni un ragazzo autistico ricoverato in psichiatria

CHIOGGIA (VENEZIA) - «Presidente Zaia, aiutaci tu». Non sa più cosa fare il papà di Luca, il tredicenne autistico ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale cittadino e che la famiglia non può riaccogliere in casa.

Nei giorni scorsi una manifestazione, tenuta davanti all’ospedale di Chioggia, insieme ad altre famiglie con problemi di assistenza a ragazzi autistici e disabili, organizzata dal Movimento per la difesa della sanità veneziana, aveva chiesto che le istituzioni (Ulss 3, Regione, Comune, ecc.) si facessero carico di far accogliere il ragazzo in una struttura adatta a lui e lo stesso papà del ragazzo aveva scritto all’azienda sanitaria, all’assessore regionale alla Sanità e al difensore civico della Regione Veneto per chiedere un provvedimento che risolvesse la situazione. Cosa non facile ma, non per questo, meno impellente. 

L'appello

E così, anche se dalla manifestazione sono passati solo quattro giorni e solo due dalla lettera formale, il genitore ha deciso di rivolgersi direttamente al presidente regionale, sperando che questo possa accelerare i tempi, «Spero legga questa lettera di un papà disperato», scrive l’uomo. «Luca, nel giro di tre anni, è stato ricoverato 5 volte, 3 a Chioggia e 2 a Verona, sempre in psichiatria per adulti, dove un minore non dovrebbe mai stare». Il suo ultimo ricovero, a Chioggia, dura da 50 giorni e, ora, la struttura vorrebbe dimetterlo e riconsegnarlo alla famiglia. Ma il problema è che, se la psichiatria non è il reparto “giusto” per i problemi di un ragazzo autistico (servirebbe la neuropsichiatria infantile, per la quale ci sono posti letto solo a Verona e Padova e si parla di novembre a Dolo) neppure la famiglia è in grado di provvedere. 

La situazione

«Mio figlio sta peggiorando – scrive il papà – è un bambino ma ha la struttura fisica di un uomo, un metro e 70 di altezza, 70 chili di peso. E’ diventato ingestibile, a causa della sua forza e della sua aggressività. Vive con la mamma e i nonni (siamo divorziati). In casa ha costretto la mamma e i nonni a vivere con un casco di protezione e ha distrutto due televisori». Il padre, motorista su un peschereccio, lo assiste come può: in questi mesi l’ospedale è diventato quasi una seconda casa per lui ma, in generale, il suo lavoro, con le lunghe uscite in mare, non gli lascia molto tempo libero e quello che guadagna lavorando non gli permette di pagare l’assistenza h 24 di cui avrebbe bisogno Luca. «Ogni mese devo versare 600 euro di mantenimento alla mia ex moglie e pagare altri 400 euro di affitto»: gli resta, quindi, appena di che vivere e, nello stesso tempo, non può rinunciare a lavorare per accudire il figlio quanto ne avrebbe bisogno. Ma la richiesta di una comunità che se ne prenda cura non è lo “sfogo” (peraltro comprensibilissimo) di una famiglia che si trova in estrema difficoltà, è una esplicita indicazione medica. «Dopo l’ultimo ricovero, a dicembre 2022, tra Chioggia e Verona – continua il papà di Luca – il dottor Zoccante (primario di neuropsichiatria infantile a Verona), ci ha prescritto il ricovero in una struttura adatta a lui ma, in tanti mesi, non si è vista alcuna risposta dal Distretto di Chioggia. La medicina fa ciò che può ma il problema è che a Luca manca un ambiente dove poter stare tranquillo e circondato da persone che interagiscano con lui». 
«Vedere mio figlio che peggiora giorno dopo giorno – conclude il papà di Luca – mi procura un dolore immenso: non è giusta una cosa del genere, sentirsi soli e impotenti. Caro presidente, spero mi aiuti a sistemare questo ragazzo. Siamo disperati. Distinti saluti. Il papà di Luca». 

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