Dramma di Fossalta, Paolo Crepet: «Il raptus non esiste, è una tragedia nel silenzio»

Domenica 12 Giugno 2022 di Tomaso Borzomì
Paolo Crepet e i coniugi morti di Fossalta

FOSSALTA DI PORTOGRUARO -  Gli italiani sono un popolo di persone sempre più isolate, racchiuse in quello che Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, definisce «onanismo digitale». E di fatto, del prossimo, l'interesse è limitato. L'analisi parte dal dramma di Fossalta: «È una tragedia nel silenzio.

Siamo diventati un popolo di persone sole, totalmente, completamente, disastrosamente e drammaticamente sole. A nessuno interessa più come stai, siamo in comunicazione ventiquattr'ore al giorno, ma poi succede questo», analizza l'esperto. Crepet tiene a sminuire il concetto di raptus, una «monata» dice: «Evitiamolo per favore. Per fortuna non esiste, perché sennò io ora, che sto passeggiando, rischio che qualcuno esca da un negozio e mi ammazzi. Meglio rassicurare da questo punto di vista».


RISERVATI
Lorena e Giuseppe erano una coppia riservata: da questo spunto, Crepet allarga il raggio e analizza la società di oggi: «Flaubert diceva che nessuno conosce nessuno. Pensavo che le cose a trecento anni di distanza migliorassero, invece no. Mancano le occasioni e i luoghi di incontro. Venezia era piena di bacari, quando hanno chiuso i centri sociali la gente è impazzita». Tornando alla coppia, l'esperto annusa puzza di bruciato: «Se pensiamo a persone che si volevano bene da una vita, magari una qualche percezione che qualcosa non andasse la signora l'ha avuta. La manina sul fuocherello la metterei su questo. Tutti discutiamo, ma non tutti arriviamo a sgozzarci». Altro episodio cruciale è la telefonata alla nipote: «Ho sbagliato», ha detto Santarosa. «È un elemento di grande crudeltà. Chiamare in campo una giovane e renderla partecipe di quella scena sottolnea Crepet è un atto che le rovina la vita, un ergastolo dettato da un'aggressività e una violenza che fanno paura».
Per quanto riguarda la ricerca di un movente, senza entrare nello specifico caso, Crepet evidenzia alcune caratteristiche: «La solitudine di una coppia che non riesce a dirsi come va e probabilmente qualche elemento di gravità per un lavoro che non andava sciolgono le identità delle storie. Una volta resistevamo perché c'era la possibilità di parlare, c'era la parrocchia, c'era il partito comunista, realtà che facevano sentire le persone meno sole. Ora questo non c'è più. Siamo tutti inglobati nei telefonini». Impossibile anticipare le mosse: «Difficile fare psicodiagnosi e prevenzione a tutti, è meglio arredare le nostre vite di luoghi e posti dove parlare, discutere, ridere. Ma se si toglie tutto, allora la colpa è nostra. Se elimini una osteria e la sostituisci con un negozio che vende mutande, non è la stessa cosa, è uno scempio urbano. E noi continuiamo a contare i morti». Difficile capire se nello specifico caso il Covid abbia inciso: «Che la pandemia non abbia fatto bene, lo può riferire qualsiasi avvocato matrimonialista. Ora però serve fiducia nel futuro».
 

Ultimo aggiornamento: 14:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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