Migranti, in Veneto 150 sbarcano a Marghera dopo un viaggio di 14 ore

In gran parte giovani, smistati nelle varie province: a Padova finiscono in palestra

Lunedì 28 Agosto 2023 di Giulia Zennaro
Migranti, in Veneto 150 sbarcano a Marghera dopo un viaggio di 14 ore

VENEZIA - «La situazione è sempre più grave. Siamo stanchissimi, io sono esausto, sono giornate impegnative. Anche loro sono provati, se per noi è un viaggio di 14 ore immaginiamoci loro quanto possono essere stanchi». Jacopo segue i migranti fin da quando toccano terra in Italia, a Lampedusa ed è il più giovane tra i volontari della Croce Rossa che gestiscono lo smistamento dei 150 migranti arrivati ieri nel tardo pomeriggio alla questura di Marghera e provenienti da Reggio Calabria, Ragusa e Agrigento. Cinquanta persone per autobus, quelli grandi per turismo, riadattati al trasporto di disperati che arrivano da più zone dell'Africa. Mentre i funzionari della prefettura li chiamano per farli salire su altri autobus, che li porteranno a Treviso, Verona, Belluno e Padova (in 24 hanno trovato posto nella terza palestra aperta per l'accoglienza), si sentono varie nazionalità: sudanesi, ghanesi, tunisini. Sono soprattutto uomini giovani: le donne e i bambini sono su un pullman diverso, in disparte rispetto ai loro, pieni zeppi di ragazzi che non vedono l'ora di fermarsi dopo giorni di sballottamenti continui, da una parte all'altra dell'Italia.
Alcuni fumano fuori dall'autobus, sorvegliati a vista dalle funzionarie della Prefettura che li rimproverano: "no smoking in here, all on the bus!".

Non vogliono che i passeggeri dei vari autobus si mescolino e che si confondano con quelli che sono già davanti alla questura da ore: un gruppetto di 7/8 persone, sedute sul marciapiede, che aspettano docilmente di sapere cosa fare e che, quando la polizia arriva a dirgli che lì non possono stare, si spostano qualche metro più indietro e continuano a chiacchierare tra loro. Dopo 14 ore di viaggio dal sud al nord Italia, con poche pause, molto traffico e poche possibilità di sgranchirsi le gambe, molti vogliono disperatamente fumare, stendersi, rifocillarsi. Lo stesso gli autisti, alcuni ai loro primi viaggi, altri ormai "veterani": «Ci voleva una sgranchita, dopo questo viaggio», dice sorridendo uno dei due autisti provenienti da Reggio Calabria. «Per fortuna siamo sempre in due, più di nove ore alla guida non possiamo fare. Però dopo tante volte che faccio questo viaggio una cosa la devo dire: non sono organizzate bene queste procedure. Perché far scaricare i pullman tutti insieme, con gli operatori che girano da un autobus all'altro, cercando questo o quel migrante che non si trova? Noi perdiamo solo tempo, che non ci viene neanche pagato, e lo perdono anche queste persone che devono rimettersi subito in viaggio. Per fortuna ripartiamo domani, così stasera possiamo riposare».


LE PROCEDURE
In effetti le procedure vanno per le lunghe: l'appello di ogni singolo migrante viene ripetuto diverse volte, con le funzionarie della Prefettura che rimbalzano da un autobus all'altro e i volontari della Croce Rossa che li accompagnano sui pullman diretti verso la loro destinazione finale. Oppure no: non si sa dove andranno a finire queste persone, dato che gli sbarchi continuano ad aumentare e le strutture ricettive sono al collasso, al punto che si cerca di stiparli ovunque, persino nelle palestre delle scuole a pochi giorni dalla riapertura.
«A Lampedusa solo oggi più di 60 sbarchi», conferma l'altro autista proveniente dalla Calabria. In questo fine settimana il centro di accoglienza è arrivato ad ospitare 4.300 migranti. E il flusso non accenna a diminuire: la nave Ocean Viking della Sos Mediterranée, con centinaia di migranti, è attesa per oggi a Napoli.
«Tra poco manderanno noi in Africa, è un flusso continuo che non accenna a diminuire. Peccato che il governo non dica niente, ma d'altronde ora che non sono più all'opposizione non è che possono parlare male di se stessi», commenta un altro autista, al suo secondo viaggio.
La lentezza delle procedure viene notata anche dai residenti: molti si limitano a osservare, abituati a questa routine, altri reagiscono con insofferenza: «Immigrazione sì, ma con dignità!», dice un anziano uscendo con l'auto. «Basta!», grida più prosaicamente un altro. I migranti non si scompongono, troppo stanchi per reagire: alcuni sorridono, altri cercano di rimediare una sigaretta, uno si lamenta per i piedi gonfi. Il viaggio non è ancora finito.

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