Migranti, duro sfogo di Dipiazza: «Trieste è piena, non ne possiamo più». Una parte di arrivi verso Udine e Pordenone

"La situazione sta diventando insostenibile: o gestiamo il fenomeno o saremo travolti"

Domenica 27 Agosto 2023 di Loris Del Frate
Migranti fuori dalla stazione ferroviaria a Trieste

Il grido d’allarme arriva direttamente da Trieste, dal sindaco Roberto Dipiazza. «Basta, non ne possiamo più. Siamo pieni di stranieri, non siamo in grado di accoglierli neppure per le strade».

Il resto è di conseguenza: per Dipiazza devono essere portati via in altre città fuori dalla regione o temporaneamente fatti sistemare negloi altri capoluogi di Provincia. «Noi siamo stracolmi, non ne posso più» - ripete. «Anche perchè - va avanti - se la città è piena di migranti della rotta balcanica, non dimentichiamo che abbiamo trovato sistemazione anche a circa 500 minorenni, adesso è impossibile sostenere altre collocazioni da noi. Qualcuno ni han detto: mettili negli alberghi. E io ho risposto: paghi tu? Basta, basta e basta».


LA SITUAZIONE
Lo sfogo di Dipiazza è frutto di una situazione da brivido. Ci sono oltre 500 migranti che pernottano nelle strade del centro e nella zona del Silos. Impossibile farli evacuare perchè altrimenti si piazzerebbero da qualche altra parte, facendo alzare il termometro di una tensione che ribolle. Il problema, però, è anche un altro: se Trieste non li accoglierà più come ha detto il primo cittadino, dove andranno? Facile intuire che essendo pure Gorizia stracolma al punto che ieri il sindaco Rodolfo Ziberna ha spiegato che se non si trovano immediatamente soluzioni “saremo travolti” e che a Udine i probemib sono simili, non è da escludere che il passo successivo sia Pordenone, dove in ogni caso ce ne sono già una settantina che aspettano nei parcho che venga trovata una soluzione.


PASSO SUCCESSIVO
Il passo successivo, a questo punto, oltre a quelli che già arrivano per conto proprio sino in Friuli Occidentale, si sommino anche i migranti che da Trieste “respinge” facendo crescere in pochi giorni il numero delle presenze. Pordenone, non è attrezzato per cifre grosse, lo si è già visto alcuni anni fa quando il Bronx era diventata l’area di ritrovo. Il tutto in attesa che il vertice tra il commissario straordinario Valenti con i prefetti delle quattro province, cerchi di trovare alcune collocazioni in attesa che si realizzi l’hotspot che sarebbe la prima vera diga.


LA RICERCA
Per evitare problemi ai territori e non urtare le suscettibilità della maggioranza che vede come fumo negli occhi l’accoglienza diffusa, non è da escludere però che i prefetti possano chiedere aiuto a sindaci , almeno in questa fase, per la disponibilità di spazi sul territorio sino a quanto l’hotspot non sarà realizzato. Su questo fronte, salvo altre tensioni, si potrebbe pensare che la struttura potrebbe essere operativa per novembre, sempre ammesso che si trovi un sito dove collocarla. La richiesta di aiuto ai sindaco, in ogni caso, consentirebbe di evitare le tendopoli che sono sempre più vicine.


I MINORI 
È un altro bubbone serio da affrontare. I sindaci non riescono più a pagare cifre sempre più alte e la Regione cerca di andare incontro ai primi cittadini. Non a caso la giunta, su proposta dell’assessore Pierpaolo Roberti, ha approvato due regolamenti: il primo disciplina i criteri e le modalità per il rimborso ai Comuni delle spese restanti a carico dell’accoglienza e l’ospitalità di minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni; nel secondo testo l’Esecutivo ha dato il via libera alle nuove disposizioni per i contributi e la realizzazione di azioni in materia di istruzione e formazione di alunni stranieri.


L’ACCOGLIENZA
Per quel che riguarda il regolamento sull’accoglienza e l’ospitalità dei minori stranieri, come ha spiegato l’assessore, le domande possono essere presentate dai Comuni (in forma singola o associata) e dagli enti gestori dei servizi sociali delle amministrazioni municipali per essere rimborsati delle spese a loro carico. La richiesta va inviata, tramite posta elettronica certificata, entro il termine del 31 ottobre di ogni anno al servizio regionale competente. La documentazione deve comprendere: il periodo di riferimento, l’ammontare delle spese sostenute e l’importo del rimborso richiesto; le denominazioni dei gestori e delle strutture di accoglimento, oltre al costo minimo e massimo delle rette applicato.. Rimborsi al 100 per cento, mentre non vengono invece rimborsati i costi indiretti sostenuti dai Comuni.

Ultimo aggiornamento: 08:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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