Migranti, in Friuli Venezia Giulia tornano le tendopoli. Proteste per i bivacchi in città

La mancanza dell'hotspot sta creando situazioni di allarme. Tensione a Trieste, Gorizia e Pordenone

Martedì 22 Agosto 2023 di Loris Del Frate
Migranti, in Friuli Venezia Giulia tornano le tendopoli. Bivacchi (e proteste) in città

PORDENONE - Il numero esatto non lo sapranno neppure le prefetture, ma è evidente che i migranti che arrivano attraverso la rotta balcanica rischiano di creare nuove e forti tensioni in Friuli Venezia Giulia. E il ritardo che ha fatto saltare, almeno per ora, la realizzazione dell'hotspot sul territorio sta creando situazioni di allarme.

Intanto gli arrivi dall'inizio dell'anno. Ebbene, lungo la rotta balcanica sono entrati dalle porte di Trieste, Gorizia e Tarvisio, almeno 8400 migranti. Un buon 50 per cento - dicono fonti accreditate - se ne sono andati via subito. Un'altra parte, quando la situazione degli arrivi via mare era meno caotica, era stata trasferita in regioni diverse. Adesso, con l'emergenza Lampedusa che va avanti da mesi, tutti quelli che arrivano via terra in Friuli Venezia Giulia non si muovono. E ogni giorno è peggio.


TENDOPOLI
Dopo almeno quattro anni che non se ne vedevano più le tendopoli sono tornate anche in Friuli Venezia Giulia. La città che sta peggio è Trieste. Nella zona del silos, un grande rudere industriale poco distante dalla stazione ferroviaria, hanno trovato casa almeno 180 migranti. Vivono in condizioni disperate, a contatto con i residenti e la situazione è tesissima. Ogni giorno si aspetta lo sgombero, ma il problema, visto che non possono essere espulsi perché sono tutti in attesa di consegnare i documenti per lo status di profughi o avere il permesso di soggiorno, è dove andranno dopo una eventuale azione di forza.
Le cose non vanno meglio a Gorizia dove a Casa Rossa, una volta il confine con l'ex Jugoslavia, ora un valico di passaggio, ce ne sono una sessantina. Vivono in un campo e in quella che una volta era la grande piazzola per i camion.


AL CARA DI GRADISCA
Sempre in provincia di Gorizia, a Gradisca dove c'è il Cara, il centro espulsioni, fuori dalla struttura ce ne sono un'altra cinquantina. Aspettano di trovare un posto migliore, ma per adesso non c'è luce all'orizzonte. A Udine l'ex Caserma Cavarzerani è uno dei posti dove sino a qualche settimana fa c'era ancora spazio per i migranti della rotta balcanica. Ora ce ne sono oltre 550, è piena, non ci sta neppure uno spillo, tanto è vero che si stanno creando bivacchi in varie zone della città a cominciare da un sito poco distante dall'università. Se ne contano almeno una sessantina.


FRIULI OCCIDENTALE
Sino ad ora Pordenone, troppo distante dalla rotta balcanica, era rimasto immune dagli arrivi. In una ex caserma c'è un centro di raccolta con 70 posti dove venivano sistemati quelli in sovrannumero di Trieste e Udine prima che esplodessero gli arrivi. Adesso è stracolmo. A fronte del fatto che le altre città sono piene, i migranti hanno allungato il tragitto e adesso a Pordenone ce ne sono almeno 45. Dormono nei parchi, mangiano dove capita, li aiutano la Cri, la Caritas e l'Associazione migranti. Il numero è destinato a salire.

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ACCOGLIENZA DIFFUSA
Prima che venisse cancellata dal Governo in regione c'erano almeno 260 posti di accoglienza diffusa, gran parte nelle zone montane e collinari a bassa residenzialità. Oggi ne saranno rimasti una sessantina, ma sono destinati a chiudere alla scadenza delle convenzioni. In più Comuni e privati non mettono a disposizione nuovi alloggi perché le cifre sono basse e neppure le Cooperative partecipano ai bandi delle Prefetture. La soluzione avrebbe dovuto essere l'hotspot con trecento posti, da costruire prima a Trieste, ma il sindaco si è opposto e poi a Palmanova, altra bocciatura. Tutto fermo e scintille tra Lega e Fdi all'interno della maggioranza regionale di Centrodestra. Intanto i numeri debordano.

Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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