MESTRE - Quindici piani, 56 metri di altezza su 7 mila metri quadrati di superficie in viale Ancona. La torre a fianco degli uffici comunali dell’ex Carbonifera torna alla ribalta ma questa volta, dopo anni dall’approvazione della Giunta Orsoni del piano di lottizzazione (era il 2013 e seguiva l’approvazione in Consiglio comunale del 2012), non è più per uffici e commerciale ma per residenziale. Un piccolo grattacielo che supera, comunque, di tre volte l’altezza media degli edifici della zona.
LE POLEMICHE
Nel 2013 l’allora Pdl locale, dopo diventato Forza Italia, era contrario e lo era anche parte del centrosinistra perché nuovi uffici rischiavano di portare altro traffico e intasamenti in una zona già piena di macchine; e c’erano addirittura alcuni comitati pronti a scrivere al ministero per i Beni culturali per far valere il vincolo paesaggistico che fu opposto al Palais Lumiere che Pierre Cardin voleva costruire a Marghera con ben altre dimensioni: 65 piani per 255 metri di altezza. Si tratta del vincolo che impone di non costruire nulla, oltre una certa altezza, a meno di 300 metri dalla conterminazione lagunare e, nel caso della torre di viale Ancona, sono 150 metri per sponda dal canal Salso. Proteste a parte, il Piano venne approvato anche perché è parte integrante di uno scambio alla pari tra privati e Comune di Venezia.
LO SCAMBIO
Quale scambio? La società proponente della torre oggi è Citypoint Srl di Giorgio Pelosin con sede in viale Ancona 26, ma nel 2013 era Gefa che, anni prima, aveva ristrutturato vecchie tettoie cadenti di ferro arrugginito e le aveva trasformate nell’edificio dell’ex Carbonifera occupato dal Comune con il polo tecnologico, ovvero gli assessorati alla Mobilità, all’Urbanistica, all’Edilizia privata, al Commercio e a parte dei Lavori pubblici. Il 29 dicembre del 2013 il Comune firmò un atto di compravendita sottocosto (dopo la delibera di Consiglio comunale 92 del 2012 che aveva aperto la strada all’operazione), consentendo di sanare gli abusi edilizi che erano stati perpetrati. L’allora sindaco Giorgio Orsoni disse che avrebbe preferito che le baracchette dell’ex Carbonifera fossero state demolite e che si fossero costruiti edifici nuovi più adeguati all’urbanistica che stava sorgendo in via Torino e in viale Ancona. Ma ormai non c’era più nulla da fare perché le trattative risalivano alla precedente Giunta Cacciari e, una volta firmato l’atto di compravendita, che sancì in buona sostanza uno scambio di diritti edificatori tra proprietà dell’area e Ca’ Farsetti, il Comune in cambio consentì ai privati di realizzare la torre a fianco dell’ex Carbonifera. E i privati, a loro volta, si impegnarono a dare al Comune altri 660 metri quadrati di uffici dentro la Carbonifera (che all’epoca non era ancora tutta occupata), una strada carraia su 150 metri quadrati, un nuovo parcheggio ad uso pubblico per 3100 metri quadrati per servire gli uffici, oltre al park attrezzato già esistente su 535 metri quadrati, una pista ciclabile, cedere uno standard a verde per 1300 metri quadrati e, infine, risistemare tutto il verde attorno agli edifici.