Lunedì scorso per il Veneto è stata confermata la classificazione in zona gialla, ma domenica prossima l'intera Italia potrebbe forse diventare tutta rossa? «Non lo trovo improbabile», dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia.
Gli assembramenti dei giorni scorsi, l'aumento dell'indice di contagio Rt, che ora è 1,56, l'intera situazione generale rischiano dunque di declassare il Veneto e di aumentare le restrizioni. «Uno spritz in meno per evitare il lockdown», è lo slogan coniato da Zaia per convincere i veneti ad evitare gli assembramenti. Ma forse è troppo tardi. Nelle ultime ventiquattr'ore in Veneto sono morte 48 persone, i contagiati sono saliti a 85.333 (+2.860), altri 102 pazienti sono stati ricoverati. E a livello nazionale, con 35mila nuovi contagi, ieri si è raggiunto il picco dei decessi: 580 da aprile.
«Un lockdown totale per il 15 novembre? Non ho sentore ma non lo trovo improbabile se continuiamo in questo modo - ha detto Zaia - Non è possibile che l'orchestrina del Titanic continui a suonare. Cerchiamo di portare la nave in un porto sicuro, siamo in condizioni di farlo, non affonderà, ma qualcuno non faccia festa mentre manovriamo. Da qui a domenica potrebbe accadere di tutto, valuteremo i dati quando ci sarà una proposta, al momento lo escludo, a meno che i dati nazionali non peggiorino fino al punto che anche chi è al sicuro possa essere coinvolto».
LA TELEFONATA
Il governatore ha detto di aver ricevuto ieri mattina una telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Mi ha chiamato il Capo dello Stato per chiedere informazioni su come sta andando. Voleva avere un punto della situazione, aveva piacere di sapere come stava andando, era informato sull'area gialla. Anche al primo giro si è sempre tenuto aggiornato personalmente. Io ho ringraziato per l'interesse, ho parlato lungamente della situazione, la preoccupazione che i comportamenti di pochi possano inficiare la situazione di molti».
Il governatore ha detto di non essere preoccupato per la situazione sanitaria, anche se la pressione sta aumentando, tanto da decidere di aprire già uno degli ospedali a suo tempo dismessi, quello di Valdobbiadene. «I malati siamo in grado di prenderli in carico, ma stiamo espandendo la capacità di cura. Treviso in particolare sta valutando l'apertura di uno dei cinque ospedali dismessi, quello di Valdobbiadene, come valvola di sfogo per i pazienti guariti che hanno ancora bisogno di una struttura protetta».
L'APPELLO
Anche ieri il governatore ha rinnovato il suo appello ai veneti. «L'area gialla non è un gioco a premi, non è una classifica dei primi della classe e degli ultimi e non è scritta sul marmo. Dobbiamo meritarci questa area gialla che se non funziona ci potrebbe far precipitare nell'area rossa e nel lockdown. Evitiamo rimpatriate e riunioni con amici e colleghi, occorre un sacrificio collettivo da parte di tutti. Dateci una mano, oppure, oltre un certo limite negli ospedali non possiamo andare». Intervenuto ieri sera a Fuori dal coro, su Rete4, Zaia ha garantito che la sua prossima ordinanza non toccherà il mondo del lavoro e delle imprese: «Adotteremo nuove misure restrittive, che ovviamente non andranno a colpire le aziende, e lo faremo in totale autonomia».
I TEST
Contrariamente a quanto annunciato, il Veneto non ha ancora caricato sul report ufficiale da inviare a Roma il numero dei tamponi rapidi, oltre a quelli molecolari, anche se questo tipo di test è stato ornai validato a livello nazionale. «Vanno computati anche i test antigenici oltre a quelli molecolari, per questo stiamo adattando le modalità di raccolta dati per non falsare il trend», ha confermato il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. C'è però da capire il rapporto tra tamponi e popolazione. Ad esempio: i 2.479.307 tamponi molecolari eseguiti da febbraio ad oggi in Veneto hanno interessato 1 milione di cittadini, dal momento che vengono fatti almeno due test per una positività.