VENEZIA - «Mi sono fatto prendere la mano e non so che cos'ho fatto. Volevo aiutare i miei cugini e la ragazza che veniva aggredita e a cui lui aveva sputato addosso ma poi ho perso la testa e ho agito senza pensare. Lui aveva il taser e lanciava delle bottigliette. Non ho mai alzato le mani in vita mia, spero che la prima volta non sia fatale per una persona: è questa la mia unica preoccupazione adesso, lui e che si salvi».
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CUGINI INDAGATI
Nicolò ha 31 anni, di professione aiuto gondoliere. È nato e vive a Jesolo e nella notte tra mercoledì e giovedì è stato protagonista del pestaggio di un trentottenne tunisino all'esterno di un bar non distante da piazza Milano a Jesolo. Attimi di violenza pura, ripresi da video amatoriali ora in mano ai carabinieri e alla procura, in cui si vede Nicolò assieme ad altre tre persone scagliarsi contro un uomo solo. E accanirsi quando lui è a terra in coma, senza più alcuna possibilità di reagire o solo di difendersi. Nicolò per quel pestaggio è indagato con l'accusa di lesioni personali gravissime in concorso con altre due persone: due trentenni di Jesolo, entrambi cugini di Nicolò. Tutti e tre sono incensurati, mai nemmeno una denuncia alle spalle. Però l'altra notte capaci di una violenza cieca che potrebbe uccidere.
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«L'HO VISTO DAL BAR»
«Quando è iniziata tutta la serata - racconta Nicolò, assistito dall'avvocato veneziano Renato Alberini - io ero all'interno di un bar che stavo cenando. Fuori c'erano alcuni ragazzi che chiacchieravano, c'era anche una ragazza con loro». A un certo punto è arrivato il trentottenne. «L'ho visto che parcheggiava la sua auto (una Mini, ndr), la spostava in maniera continua e, una volta sceso, che importunando il gruppo di ragazzi. C'era paura nell'aria. Il titolare del locale ha deciso di chiudere la porta d'ingresso per proteggere lui e i suoi clienti. Io però ho visto che tra i ragazzi che venivano molestati c'erano i miei cugini, allora ho chiesto che venisse riaperta la porta, che mi fosse permesso uscire per mettere in salvo loro». Una volta fuori però il parapiglia si accende ancora più vigoroso. Spunta anche un taser, più volte tirato in ballo dai testimoni ma al momento non ancora trovato e sequestrato dai carabinieri.
«Aveva il taser, l'ho visto - conferma Nicolò - Appena sono uscito anche gli altri ragazzi mi hanno detto di stare attento. Lui (il tunisino, ndr) era molto aggressivo e le persone avevano paura. Quando ho visto che stava aggredendo i miei amici, tra i quali i miei cugini, dopo aver sputato addosso alla ragazza sono intervenuto. Tutta la situazione era fuori controllo». La vittima del pestaggio viene descritta da tutti i presenti come violenta, non sarebbe bastata una sola persona a fermarlo, così scatta la dinamica dell'aggressione di gruppo. «Provavo un misto di rabbia, paura e ansia. Lui aveva il taser, volavano schegge di bottiglie che hanno ferito in volto uno dei miei cugini. Tutti da dentro il bar hanno visto il comportamento violento che aveva».
«SONO SCONVOLTO»
«Quello che ho fatto - ammette l'aiuto gondoliere - non ha però nessuna giustificazione. Spero che possa superare questo momento e si possa riprendere. Io non so cosa mi sia capitato, perché abbia perso così il controllo. Non fa parte di me, non sono mai stato violento ma la situazione mi è sfuggita di controllo. Ho sbagliato e sono sconvolto per questo». «È forte e vero il rimorso che Nicolò ha per quanto fatto e per aver messo una persona in pericolo di vita - commenta l'avvocato Alberini - Nicolò sta attraversando un momento duro di confronto con la propria coscienza. Non c'entra nulla il razzismo, da com'è stata descritta e da come si stanno svolgendo anche le indagini, è una cosa che poteva accadere con chiunque».
Intanto continuano le indagini dei carabinieri alla ricerca di tutti i responsabili del pestaggio: dalle immagini del video manca all'appello uno degli aggressori.
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