Pestaggio a Jesolo. Tre denunciati per il massacro del tunisino, uno è un gondoliere: «Minacciava tutti» Video

Sabato 4 Luglio 2020
Pestaggio a Jesolo. Tre denunciati per il massacro del tunisino, uno è un gondoliere: «Minacciava tutti»
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JESOLO - Come un film. Due persone, poi diventate tre, che si avvicinano ad un'altra e scatenano su di lei una gragnola di pugni fin quando il malcapitato finisce a terra, senza muoversi. Tutto finito? Non ancora, perché le stesse due persone - sempre come nei film - si accaniscono su di lui e lo prendono a calci, anche se la vittima non può più muoversi. Anche se non si difende più. 

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Jesolo, esterno notte tra mercoledì e giovedì scorso, poco distante da un bar non lontano da piazza Milano. Protagonisti del pestaggio sono tre giovani uomini jesolani: hanno una trentina d'anni, due lavorano a Jesolo e uno è gondoliere. I loro nomi ora sono sulla scrivania dei carabinieri di Jesolo che, assieme ai colleghi del Nucleo operativo della Compagnia di San Donà di Piave, li hanno identificati passando al setaccio ogni fotogramma dei tre video amatoriali ora in mano all'Arma. 
 



Vittima dell'aggressione un trentottenne tunisino che, a torso nudo e ubriaco, li aveva infastiditi. Secondo alcuni testimoni (poi barricatisi in un bar vicino per la paura) il tunisino aveva anche minacciato i ragazzi con un cric e un taser, mentre la compagnia stava chiacchierando all'esterno di un locale: «Minacciava tutti». La miccia che aveva disvelato la violenza del branco? Qualche parola di troppo da parte del nordafricano, forse una bottiglia lanciata da lui verso di loro. È stato comunque un attimo: alcuni ragazzi si sono scagliati contro di lui e lo hanno malmenato fino a fargli perdere i sensi. Arrivato in Pronto soccorso già in coma per i traumi, ora il trentottenne lotta tra la vita e la morte su un letto di Terapia intensiva dell'ospedale di Mestre: ieri è stato operato al volto per tentare di ridurre le fratture multiple che ha in volto ed è ancora tenuto in coma farmacologico. Una prognosi non potrà essere fatta prima di 24 ore. 

LE INDAGINI
Intanto però le indagini sono arrivate ad un primo punto fermo, nel giro di poche ore. «L'accusa contestata ai tre giovani trentenni attualmente identificati, tutti del luogo e incensurati - recita una nota dei carabinieri della Compagnia di San Donà di Piave - è di lesioni personali gravissime in concorso. Questa ipotesi di reato potrà però variare in base alle condizioni cliniche del ferito che viene considerato dai sanitari in pericolo di vita».
Come non è detto che il cerchio disegnato dai militari dell'Arma non si possa allargare fino a comprendere altre persone oltre ai tre denunciati. Ragazzi che, visitati, «presentavano postumi del parapiglia avvenuto di notte: uno di loro ha riportato un trauma contusivo al ginocchio destro e alla mano sinistra, un altro delle escoriazioni al viso ed il terzo una frattura ad un dito della mano destra», scrivono ancora i carabinieri: forse la prova delle minacce raccontate dai testimoni? I tre trentenni verranno sentiti nelle prossime ore per la causa scatenante dell'aggressione al nordafricano, lui sì con precedenti penali alle spalle. 
Quello dell'altra notte è stato il secondo episodio di cronaca nera andato in scena a Jesolo dalla fine del blocco totale per il coronavirus. Nella notte tra il 20 e il 21 giugno, un sabato e una domenica, trenta ragazzi tutti giovanissimi, avevano dato vita a una rissa in pieno centro, in piazza Mazzini. Anche in questo caso saranno fondamentali le telecamere per individuare i responsabili della nottata di violenza che ha portato in dote alla città del litorale una stretta sui controlli e sulla vendita di alcol nei fine settimana.
N.
Mun.

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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