Così Ivano Beggio inventò l'Aprilia: l'autobiografia di un visionario, dal negozio di bici al tetto del mondo

Sabato 20 Giugno 2020 di Marco Bampa
Ivano Beggio, l'autobiografia postuma curata da Claudio Pavanello
VENEZIA -  Iniziò tutto un giorno di maggio del 1950 a Badoere, dove passava una corsa ciclistica. Tra il pubblico assiepato attorno alla caratteristica piazza rotonda del paese c'era un bambino che rimase folgorato dall'ardore agonistico dei ciclisti. Al punto da decidere già allora quale sarebbe stata la sua strada da grande: il mondo allo sport e della competizione, con il sogno di diventare un giorno campione del mondo. Quel bambino si chiamava Ivano Beggio e non divenne mai campione del mondo. 
In compenso vinse molto altro in una gara forse ancora più ardua: costruire la più grande fabbrica europea di motociclette partendo dall'officina di biciclette del papà a Noale. Un'azienda capace di sfidare (e battere) i colossi giapponesi, contendendone la supremazia sul mercato e conquistando decine di titoli mondiali in pista con un marchio che ha fatto la storia delle corse: Aprilia. È stato uno dei più grandi miracoli imprenditoriali che solo il Nordest sa regalare, fatto degli ingredienti tipici di cui sono ricche queste storie: intuito, sacrificio, lavoro, visione. 
La corsa di Ivano Beggio è finita improvvisamente, nel marzo di due anni fa, messo fuori pista da una malattia inesorabile. Da appena due settimane aveva terminato di scrivere, con l'aiuto di Claudio Pavanello, per lunghi anni suo addetto stampa, un'autobiografia, nata da una pagina Facebook creata in occasione dei 70 anni che raccolse migliaia di commenti e ricordi entusiasti di tifosi e appassionati. E che adesso la moglie Tina, inseparabile compagna da 50 anni, ha voluto dare alla stampe postuma (in vendita da oggi sul sito ivanobeggio.com, 25 euro). 
TRAGUARDO
«Aveva raggiunto una pace interiore ed una consapevolezza che l'hanno portato negli ultimi giorni da accettare con serenità il destino a cui è andato incontro» racconta lei nella splendida villa di Asolo, acquistata negli anni '90 dai padri Armeni. Nelle 248 pagine del libro, corredato da 250 fotografie e dagli interventi di ex piloti e giornalisti che hanno accompagnato l'epopea di Aprilia, Beggio racconta come è diventato il signor Aprilia, come l'aveva ribattezzato nel suo libro Beppe Donazzan, ex caporedattore del Gazzettino, anche lui prematuramente scomparso. Gli esordi negli anni '60 nell'officina del padre a Noale, dove si assemblavano le prime biciclette e le liti in famiglia per convincerlo a gettarsi nel mercato dei motorini, con i pezzi fatti assemblare di nascosto in officina perché non se ne accorgesse. I primi passi da imprenditore e l'amore per Ernestina, ma che per tutti è Tina, dove galeotto non fu il libro, ma una spider rossa con cui un giorno passò a prenderla, dopo che la sorella Daniela, due anni prima gliel'aveva fatta conoscere. 

VISIONARIO
Tutto va follemente di corsa, come i motorini che l'azienda comincia a sfornare e a vendere a ritmi impressionanti, tanto da abbandonare seppure a malincuore la produzione delle amatissime bici. L'approdo al mondo delle corse, prima nel motocross, poi in pista, che diventano un formidabile terreno di prova (e di promozione) per le moto che andranno poi in produzione. Conquistando rapidamente soprattutto i giovani, che negli anni Ottanta trovano nello scooter un grande simbolo di libertà e movimento.

CONVINZIONE
«Avevo maturato la convinzione che il mercato delle due ruote fosse alle soglie di un epocale boom» scrive Beggio, che intuisce come il mondo stia cambiando e spinge sulle leve giuste con intuizioni che renderanno unica Aprilia, che anno dopo anno amplia la sua gamma con modelli divenuti icone (Pegaso, Caponord, Rs 50, Futura, Tuono, Scarabeo 50): le livree colorate, lo sponsor vicino al marchio, le moto replica che regalano l'ebbrezza a chiunque di guidare lo stesso mezzo dei campioni. Ma anche prodotti avveniristici, anche se non capiti dal grande pubblico, come la Motò disegnata dall'archistar Philippe Starck. Sempre all'insegna di cura meticolosa e affidabilità del prodotto, fattori tanto vincenti da spingere la Bmw a chiedere alla casa noalese di ideare e produrre la F650, uno dei modelli più venduti dai bavaresi. Le conquiste sul mercato progrediscono vertiginosamente come le vittorie in pista, che dal primo successo in un Gp nell'87 con Reggiani portano in pochi anni Aprilia ad essere leader del Motomondiale 125 e 250, grazie al talento di campioni come Biaggi, Capirossi, Rossi, Melandri. Sono loro a regalare una straordinaria visibilità mediatica. A inizio Duemila, con il fatturato decuplicato in dieci anni e all'apice di una crescita esponenziale (Aprilia è l'unica con Honda a partecipare ai 4 campionati di velocità: 125, 250, 500 e Superbike) arrivano le prime nubi. A Beggio viene diagnosticata una grave malattia, che lo costringe ad allontanarsi per qualche tempo dall'azienda. È l'epoca in cui va in India e conosce Sai Saba, il cui incontro «gli cambiò la vita» dice la moglie. Al rientro in Aprilia, il destino però gli tende un altro agguato: il mercato degli scooter che crolla (complice l'obbligo del casco per i cinquantini), l'acquisto azzardato della decotta Guzzi, le previsioni troppo ottimistiche dei suoi manager sull'operazione.
IL TRAMONTO
L'unica a votare contro fu la moglie Tina: «Intuito femminile - dice lei adesso - non ci vedevo chiaro». Infine il colpo di grazia, le banche chiudono i rubinetti del credito e azzerano la fiducia. E spingono per la cessione al gruppo Piaggio di Colaninno, mandando in fumo l'accordo di vendita raggiunto con la Ducati da Beggio, che così in pochi mesi, a metà 2004, si ritrova fuori dall'azienda creata da zero. «Rabbia, frustrazione, disonore e sconfitta mi pervadevano spesso il cuore» scrive con amarezza ricordando i giorni più bui. Che torneranno a illuminarsi grazie al cammino di Santiago, un pellegrinaggio di 800 km affrontato in solitudine. Ma che al ritorno, nonostante i 10 chili persi, gli restituirà «due occhi fantastici, un'esperienza che lo ha ricreato spiritualmente e moralmente», racconta Tina con gli occhi lucidi. Come lo avesse ancora accanto.
 
Ultimo aggiornamento: 18:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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