Gino, il papà della ragazza: il terrore fin da subito che l'avesse uccisa

Solo un anno fa era morta la moglie di 51 anni, quando la figlia non è rientrata si è rivolto subito ai carabinieri

Domenica 19 Novembre 2023 di Giulia Zennaro
Gino Cecchettin, il papà di Giulia

VIGONOVO - La famiglia Cecchettin ha attraversato in una settimana tutta la gamma di sfumature che può assumere la preoccupazione: l'iniziale sentimento di sconcerto per una figlia, Giulia, che non usciva di casa nemmeno per due ore senza avvisare e che non rientra più a casa dopo quella che doveva essere un pomeriggio di compere in vista della laurea.

La successiva ansia per la mancanza di notizie, il senso di smarrimento, come può provare una famiglia semplice e genuina nel vedersi comparire sotto casa decine di giornalisti in attesa di una notizia o una dichiarazione.

LA GIORNATA
Durante il giorno, l'angoscia si accompagna al conforto nel sapere di avere intorno una rete di persone impegnate con tutte le forze nelle ricerche della figlia; di notte, il senso di vuoto è reso più forte dalla solitudine, che alimenta paure, sospetti, timori inconfessabili, rabbia, senso di impotenza. «Ogni volta che mangio, che bevo, che entro nel mio letto al caldo penso a Giulia, che non ha la mia stessa fortuna», il pensiero fisso di "papino", come lo chiamava Giulia, Gino Cecchettin, nei giorni in cui la speranza aveva ancora un senso.
La famiglia di Giulia si è dimostrata collaborativa e dignitosa nel proprio dolore: fin da quando la notizia della scomparsa della giovane è trapelata non hanno lesinato appelli pubblici che potessero aiutare nelle ricerche né testimonianze, anche personali, per tracciare un quadro della vita e della personalità di questa ragazza dolce e gentile. aGiulia è una ragazza forte, che aveva preso su di sé le responsabilità di una donna adulta dopo la morte della madre», raccontava la zia materna, Elisa Camerotto. «I suoi pianti se li faceva da sola, così come io piango mia sorella (Manuela Camerotto, scomparsa per un cancro un anno fa, ndr) da sola. Davanti a tutti ci mostriamo forti e Giulia lo era davvero: nonostante il dolore e la fatica di conciliare università e impegni familiari era riuscita comunque a completare gli esami in tempo. Anzi, forse si sarebbe anche laureata in anticipo, se non avesse ridato qualche esame perché non era soddisfatta del voto».

IL RITRATTO
Una ragazza tosta, Giulia, con un obiettivo: laurearsi in ingegneria biomedica all'università di Padova. «Io le dicevo "ma tu sei matta, ma ti pare che ridai un esame perché non sei soddisfatta del voto?", ma lei era così, e infatti ne dava anche sei o sette in una volta». I primi giorni, quando Giulia era ancora solo scomparsa e la speranza di trovarla viva non si era smorzata, la famiglia parlava volentieri della sua bambina, nella speranza che anche la più piccola cosa potesse servire ad aiutare. «I giorni passano e le forze cominciano a venir meno», confessava Gino.
I rapporti con la famiglia Turetta, con la quale inizialmente i Cecchettin erano stati solidali e congiunti nella preoccupazione per i propri figli scomparsi, cominciano a guastarsi. Compaiono le prime dichiarazioni sulla reale natura del rapporto tra Giulia e Filippo: una manipolazione emotiva e una coercizione psicologica, più che una relazione finita tramutatasi in amicizia. Elena, sorella maggiore di Giulia, lo dice da subito: «Filippo era possessivo, geloso e violento». I racconti della sorella fanno un inquietante eco con quelli delle amiche, che confermano la natura controllante del ragazzo: «Voleva avere l'ultima parola su tutto, persino sul rinfresco di laurea voleva decidere tutto. Le controllava il telefono, impazziva se gli risultava che Giulia aveva ricevuto dei messaggi dopo che lui le aveva dato la buonanotte. La seguiva: una volta che lei è voluta andare a Padova a fare compere senza di lui, si è presentato in fermata. Era violento a livello verbale, psicologico e mentale: la ricattava emotivamente, dicendole "senza di te non posso vivere, se mi lasci io mi ammazzo, ho solo te"».

LO SCONFORTO
Il giorno della laurea di Giulia il padre, in un momento di sconforto, si rivolge direttamente a Filippo: «Hai ottenuto quello che volevi, mia figlia oggi non si laureerà. Ora riportala a casa». Il pensiero di Gino va a come sarebbe dovuta essere questa giornata speciale: «Oggi il primo pensiero che ho avuto è che non dovrei essere qui con voi, dovremmo festeggiare Giulia tutti insieme. Come può un momento di felicità trasformarsi in un momento di dolore?». Elena addobba il cancello di casa con ghirlande rosse, il bar a Padova dove era previsto il rinfresco rimane vuoto, al Bo gli studenti riservano un pensiero per la loro compagna che sarebbe dovuta essere con loro. Venerdì sera le immagini delle telecamere che riprendono il corpo esanime di Giulia a Fossò arrivano come un pugno nello stomaco: Elena scoppia a piangere, lo zio Andrea Camerotto, in uno straziante appello, spera che la loro bambina sia solo «ammaccata, ma viva». La speranza si spegne ieri mattina, e smorza anche la voce dei familiari: «Cercate di comprendere, non ho niente da dire ora», dice con un filo di voce papà Gino, rientrando in casa dopo il viaggio più difficile, quello a Barcis, a riconoscere il corpo della figlia. La famiglia di Giulia trascorre in casa la giornata più penosa, stretta nel riserbo più assoluto: si intravedono solo le sagome della sorella e del fratello, Davide, alla finestra della camera di Giulia. «Era così contenta di avere una camera tutta per lei, dopo tanti anni passati a condividerla con la sorella», racconta zia Elisa, per poi chiudersi in un silenzio che fa più rumore di qualsiasi parola.
 

Ultimo aggiornamento: 12:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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