VENEZIA - La foto del bambino che fa la pipì a San Marco ha fatto il giro del mondo dividendo i social veneziani. Da una parte quel senso di denuncia, alleggerito spesso dall’ironia, ma altre volte sconfinante nella delazione, ai margini dell’offesa alle ignare persone immortalate. E così è capitato che quel post pubblicato su Facebook sia stato ritirato dall’autrice e da altre persone che l’hanno condiviso perché nella foga (o furia?) del condividere quell’ “oltraggio” a San Marco non ci si è accorti che di mezzo c’era un bimbo, una mamma apparsa con tanto di volto, proabilmente nemmeno una turista straniera, ma una “nostrana” e probabilmente (ma su questo la rete si divide) pure munita di recipiente per raccogliere la pipì del figioletto.
La foto che divide il web
Ma intanto quella foto era stata ripresa e rilanciata, impossibile fermare la macchina dei social una volta che si mette in moto. L’ha ripostata, ad esempio, la pagina Facebook “Venezia non è Disneyland”.
Coerente è il pensiero di Irene Galifi, di “Voglio Venezia a numero chiuso”: «Quella foto del bimbo forse non l’avrei messa. Però è anche vero che i limiti a Venezia sono stati passati tutti, ormai non manca più nulla, sicuramente da moltissimi anni la percezione è quella che qui si possa fare qualsiasi cosa, la maleducazione in generale nel mondo è dappertutto». Per quanto riguarda il tetto, se c’è, riguarda l’esagerazione: «Noi cerchiamo di non sbilanciarci, ma quando ti trovi davanti ad alcune situazioni, è giusto denunciare. A volte vedi due persone su un gradino e allora pensi che meriti di più che esser messo alla berlina, il vero limite è quando i protagonisti esagerano. Se ti trovi davanti a quindici persone che fanno picnic davanti a una casa o una chiesa ci sta. Mentre se uno si “tocia” i piedi in acqua, beh, problemi suoi. Diciamo che in alcune occasioni il limite è dettato dall’esasperazione a cui siamo sottoposti quotidianamente».
Netto il pensiero di Lorenzo Greco di “Boca de leon, raccolta testimonianze de degrado e porcherie a Venexia”: «Gli argomenti non devono istigare a violenza e razzismo, per il resto, finché si sta nel lecito la denuncia ci sta. Facciamo attenzione a quello che si posta, si evitano i bambini e oscuriamo i borseggiatori. Anche perché è un attimo finire nel paradosso di venir denunciati dai ladri». Greco continua con un esempio: «Se due persone si mettono nude a San Marco, sì, è un’offesa grave alla città, manca di rispetto, al decoro e penso si potrebbe anche pubblicare».
La cartina di tornasole di “Venice Goldon Awards” è invece limpida, cioè l’ironia: «Ci filtriamo abbastanza - esordisce Emanuele Tosatto - riceviamo materiali più pesanti di quelli che pubblichiamo. Usiamo l’ironia per sottolineare un problema, evitiamo di prender in giro situazioni che inneschino reazioni violente, vogliamo scherzare sopra alle assurdità che vediamo. Evitiamo comunque l’esplicito a favore della risata, è un modo di scaricare la rabbia canalizzandola nel modo giusto».