MESTRE - Mentre lavoratori e sindacati torneranno a protestare lunedì 9 maggio, il giorno in cui prenderà avvio la fermata definitiva degli impianti di Cracking e Aromatici di Porto Marghera, emergono maggiori particolari sul piano di Eni per l'area industriale veneziana. Lo scorso 2 maggio il Gruppo energetico italiano ha incontrato le Rsu aziendali di Eni Versalis, Eni Rewind ed Eni BioRaffineria e, oltre ad annunciare la chiusura dei due impianti di chimica di base, ha anche indicato i progetti che intende realizzare e i tempi. Si parte dalla Bio Raffineria che produce le parti bio dei carburanti per autotrazione, diesel e benzina, utilizzando inizialmente olio di palma da sostituire con oli di frittura e rifiuti organici: in questo impianto è prevista la realizzazione di un processo di Steam reforming per la produzione di Idrogeno a partire dal 2024 (è il processo che utilizza il trattamento termico con vapor d'acqua del metano o del metanolo per ricavare idrogeno), e inoltre depositi di stoccaggio del Gpl a partire dal 2023, oltre alla produzione di carburanti bio-jet sempre dal 2023.
Anche EniRewind (la società che opera nel risanamento ambientale di siti petrolchimici e minerari dismessi) è coinvolta dal piano di sviluppo a Porto Marghera: nel suo ambito è prevista l'installazione di un parco fotovoltaico di 14 ettari, da realizzare sulle aree abbandonate e libere del petrolchimico, e la costruzione di un impianto per il trattamento di fanghi civili tramite la loro essiccazione.
I SETTORI
La parte più importante degli investimenti previsti, complessivamente nell'ordine di circa 500 milioni di euro e col taglio di 600 mila tonnellate annue di anidride carbonica (Co2), riguarda Eni Versalis (la società impegnata nei settori della petrolchimica e della chimica da fonti rinnovabili che a Marghera gestisce anche gli impianti di Cracking e Aromatici che producono, ancora per pochi giorni, etilene e propilene, materie prime per realizzare vari tipi di plastiche): Eni prevede la realizzazione di un impianto di idrogeno dal 2023, e uno per la produzione di 30 tonnellate annue di alcol isopropilico da impiegare nei settori farmaceutico, cosmetico, disinfettanti e applicazioni tecniche (come vernici, inchiostri, solventi): anche questo, nel piano, è previsto in marcia dal 2023 e sarà il primo in Italia mentre ad oggi l'alcol isopropilico viene importato dall'estero.
LE INCERTEZZE
Femca Cisl, infine, chiede ad Eni di scegliere, per le prossime assunzioni, tra i lavoratori delle imprese dell'indotto: «Le imprese terze, senza il Cracking e con i ritardi sulla partenza dei nuovi progetti, dovranno infatti ridimensionare fortemente la loro attività». Ieri, intanto, è intervenuto sulla vicenda della chimica veneziana anche il capogruppo alla Camera di Articolo Uno-Leu, Federico Fornaro, che ha depositato un'interrogazione al ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Il segretario regionale Articolo Uno Veneto, Gabriele Scaramuzza, e il segretario metropolitano Gianluca Trabucco si affiancano a Fornaro affermando che «le soluzioni alternative presentate da Eni non sono sostenibili perché ancora una volta ci troviamo di fronte ad una politica dei due tempi (prima le chiusure e, solo dopo, le nuove aperture)», inoltre sottolineano che «l'Azienda interviene su un territorio purtroppo già pesantemente segnato dalla crisi di importanti filiere, come testimonia da ultimo la vicenda della Superjet di Tessera».