Venezia, si toglie la vita in carcere a 35 anni: Ianosi aveva ucciso la moglie a coltellate

Mercoledì 21 Giugno 2023 di Redazione Web
Venezia, tragedia nel carcere di Santa Maria Maggiore: detenuto 32enne si toglie la vita

VENEZIAQuesta mattina, un detenuto romeno di 35 anni, imputato entrato in carcere a settembre 2022 ha deciso di porre fine alla propria esistenza impiccandosi nella sua cella a Santa Maria Maggiore.

Lo comunica il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Si chiamava Alexandru Ianosi ed era accusato di aver ucciso a coltellate la moglie Lilia Patranjel. Si tratta del secondo suicidio nel giro di poco tempo nel carcere di Venezia.

La vicenda

Ianosi era accusato di omicidio aggravato dai maltrattamenti. Era geloso, la vessava e la offendeva, la accusava di non essere capace di fare la madre, la limitava nelle sue uscite, la minacciava di morte anche con un coltello dicendole “che l’avrebbe fatta a pezzi e rimandata in patria”. La sera del 22 settembre Lilia aveva preso il coraggio a due mani per dire al suo compagno che l’avrebbe lasciato, stanca delle violenze che lei aveva denunciato, salvo poi ritirare la querela e bloccare l’iter giudiziario. L’uomo aveva reagito con violenza scagliandosi contro di lei con un coltello da cucina nel salotto del loro appartamento in via Mantegna. Poi in cella la decisione di piantarsi un manico di scopa in un occhio per punirsi. E ora l'estremo gesto.

Gesto estremo

«Purtroppo il pur tempestivo intervento dell’Agente di servizio non è servito a salvare l’uomo», spiega Giovanni Vona, segretario nazionale del Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. «L’uomo è stato trovato impiccato alle sbarre della cella. Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato».

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Il suicidio di un detenuto - e dall’inizio dell’anno sono stati già 25, più un poliziotto che si è tolto la vita alcune settimane fa - rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti».

Capece si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: «Chiedo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. E’ necessario prevedere un nuovo modello custodiale. Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili, promessi da mesi dai precedenti vertici ministeriali ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia. Confidiamo dunque che ora si vedano finalmente fatti concreti».

I numeri

Con “Sos Suicidi” chiunque può ricevere supporto e aiuto psicologico per superare momenti difficili. Sono infatti attivi alcuni numeri verdi a cui potersi rivolgere: Telefono Amico 02 2327 2327. o Whatsapp al 345/0361628; Telefono Azzurro 1.96.96; Progetto InOltre 800.334.343; De Leo Fund 800.168.678.

Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 21:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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